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Da "Umanità Nova" n. 2 del 20 gennaio 2002

Merce umana. Prostituzione
Le "nuove botteghe" del Cavaliere

A scadenze cicliche il "problema prostituzione" ritorna sulle pagine dei giornali e nelle immagini della televisione e così tutti discutono di case chiuse, quartieri a luci rosse, necessità di distruggere il racket, ecc.

Ultima in ordine di tempo la decisione della giunta comunale di Venezia di "rinchiudere" le prostitute in particolari quartieri per "meglio proteggere loro stesse ed i loro clienti".

E così si risolve il problema. Del resto, ascoltavo in televisione, se il "problema" c'è non è possibile fingere di non vederlo. Se però il "problema prostituzione" è così grande e fiumi di inchiostro vengono spesi per piangere le povere donne costrette dal racket a vendere se stesse, perché mai, mai, nessuno ritiene necessario affrontare anche il problema del perché esiste la prostituzione. È un fatto normale si dice, come normale era una volta la schiavitù. Gli uomini hanno delle esigenze sessuali che devono soddisfare: le prostitute aiutano a risolvere il problema della sessualità maschile e della solitudine. È naturale che sia così, è il mestiere più antico del mondo. La società, la storia legittima tutto questo.

Lo stesso personaggio che oggi tuona contro l'esibizione stradale del sesso, mettendola al centro dei problemi nazionali, perché così gli dicono di fare i sondaggi di opinione, nelle sue televisioni non ha alcuna remora ad esporre seni e culi femminili perché, in quel caso non si tratta di prostituzione, ma solo di marketing.

Ma proviamo a spostare il discorso dalla donna all'uomo. Chi è il cliente? Cosa pensa? Come considera le donne?

Lo sappiamo tutti: il cliente ha tutte le età possibili, viene da tutti i possibili ceti sociali, fa tutti i mestieri del mondo ed appartiene a tutte le tendenze politiche del mondo. I clienti sono sempre giustificati sia perché pagano, sia perché sono circondati da un alone di complicità che non riconosce il loro ruolo di oppressori e sfruttatori.

È, almeno per me, evidente, che non sto chiedendo di scagliarsi contro i "clienti", chiedendone pene esemplari: ma una riflessione è necessaria.

La prostituzione nasce da un profondo disprezzo del corpo femminile, dalla concezione della donna al servizio dell'uomo: la donna diventa la discarica in cui il corpo maschile svuota i suoi desideri e il suo potere.

Non mi sento di addentrarmi nel discorso se sia o meno giusto che alcune donne o uomini decidano "liberamente" di vendere il proprio corpo, anche se credo che questa "affermazione di libertà" sia alquanto strana: assomiglia alla libertà del condannato a morte di scegliere il sistema con cui sarà eseguita la condanna. Così come sono cosciente che in futuro sempre più la prostituzione sarà anche maschile, perché il reale problema è quello della snaturazione dei rapporti tra persone.

Mi sembra però che in questo dibattito noi donne siamo poco presenti: tutti i discorsi che stanno di nuovo passando ripropongono la donna come merce e l'uomo come compratore. Tutto il discorso viene limitato ad una strategia di controllo e repressiva: controllare il racket, controllare la sicurezza della città, garantire il normale svolgimento di questo "lavoro" senza minimamente mettere in discussione l'oppressione sessista che la genera.

La mentalità maschile ha alterato i processi di pensiero e ha fatto perdere di vista l'abuso che sta alla base. Un atto sessuale coinvolge emozioni talmente forti che non possono essere rimosse. Pensare che una donna sia capace di prostituirsi pensando "ad altro", vuol dire giustificare lo stupro purché questo venga giustamente retribuito.

Perciò mi indigna sentire che anche alcune donne propongano l'apertura delle "case chiuse", un luogo dove solo gli uomini sono protagonisti e le donne sono merce esposta come al supermercato. Un luogo in cui viene legittimato il pensiero che la sessualità maschile sia diversa da quella femminile ed abbia bisogno di "sfogarsi", di imporre il proprio potere, tanto poi, pagando, si mette a posto al coscienza.

È solo riaffermando che la prostituzione nasce dalla mercificazione e dall'oppressione dei rapporti tra persone e che nessuna scissione tra mente e corpo per noi è possibile che forse potremo vedere il problema in un'altra luce.

Rosaria



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