unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 2 del 20 gennaio 2002

Ricordando...

Giovanni Marini

Una breve lettera di un anonimo compagno salernitano, pubblicata sul Manifesto del 29 dicembre scorso, dà la notizia della morte di Giovanni Marini avvenuta pochi giorni prima. Giovanni è stato un anarchico il cui caso, dal luglio 1972, ha attraversato tutti gli anni settanta ed oltre: il Caso Marini, come ormai era chiamato, ha però una origine più remota, conseguenza diretta della strategia della tensione culminata nella strage di piazza Fontana nel 1969 e nell'assassinio di cinque giovani anarchici di Reggio Calabria morti in uno strano incidente. Il 27 settembre 1970 sull'autostrada del sole un camion targato Salerno viaggia con le luci posteriori spente. Lo segue una Mini Minor. Il camion frena improvvisamente e provoca un gravissimo tamponamento dell'auto che lo segue. Muoiono i cinque occupanti, la polizia politica si precipita sul posto, spariscono i documenti che i cinque anarchici volevano portare a Roma per documentare su fatti importanti della rivolta di Reggio Calabria, l'autista del camion viene lasciato andare dopo quattro ore (su questa vicenda rimando alla lettura del libro Cinque anarchici del Sud, di Fabio Cuzzola, terza ediz. in corso di stampa). Proprio sull'autista sarà condotta una inchiesta da Giovanni Marini, un compagno di Salerno, che scopre che è un uomo del golpista Valerio Borghese. Per mesi Giovanni viene fatto oggetto di pesanti minacce dai fascisti locali (per un periodo si allontana dalla città per evitare guai peggiori) sia perché è un "rosso" ma soprattutto perché non gli perdonano d'essersi interessato dell'"incidente": il 7 luglio 1972 scatta l'ultima "azione punitiva" nei suoi confronti. Una decina di fascisti armati di coltelli feriscono Marini ed altri due compagni, durante lo scontro un fascista resta ferito con una coltellata all'aorta. Morirà. Marini si costituisce ed è subito tradotto in carcere. I giornali legati ai petrolieri sbattono subito il mostro in prima pagina, Giovanni Marini sarà trasferito in quindici carceri diverse nel corso di un anno e mezzo di detenzione preventiva, partecipando alle lotte dei detenuti e denunciando le condizioni igenico-sanitarie in cui versano in tutta Italia: sarà lui l'artefice di un importante documento, a firma I carcerati rossi, uscito dal carcere di Avellino. Giova ricordare che proprio per questa sua attività in carcere sarà tenuto in isolamento e subirà violenti pestaggi. In tutta Italia si susseguono manifestazioni in solidarietà a Marini e viene chiesta la sua liberazione, il Soccorso Rosso Militante, con Dario Fo e Franca Rame (e con loro molti avvocati attivi nella controinformazione), prendono una posizione importante sensibilizzando l'opinione pubblica sul Caso Marini, in particolare la costituzione del "Coordinamento Nazionale Comitati Anarchici G. Marini" sarà l'artefice di innumerevoli iniziative pubbliche finalizzate alla liberazione dell'anarchico salernitano. Al processo (febbraio 1974) Marini afferma e dimostra la sua innocenza, cade il castello di prove contro di lui mentre è chiara la precostituzione delle accuse. Il processo viene subito sospeso e mandato lontano da Salerno, a Vallo della Lucania, dove gli inquirenti sperano non possa arrivare nessuno a solidarizzare con l'imputato: a giugno-luglio ricomincia il processo e il grande impegno di tutti i compagni si concretizza con l'uscita di un quotidiano dal titolo Il processo Marini, con la cronaca del processo e le iniziative a sostegno della campagna per la liberazione di Giovanni. La sentenza di Vallo della Lucania condanna Marini a 12 anni di carcere per omicidio volontario continuato con l'attenuante della provocazione. Dopo sette anni viene rimesso in libertà (1979), confinato per un anno, e tre ancora da scontare. La persecuzione non si ferma: nel 1983 viene arrestato a Salerno assieme ad un gruppo di rivoluzionari ed accusato come brigatista rosso, una montatura che cadrà miseramente. Di Giovanni Marini resta da ricordare la sua poesia: un suo libro (Poesie, Poligraf edizioni, Salerno) vince il premio Viareggio 1975 e pubblica in seguito diversi altri testi.

Sul Caso Marini sono usciti alcuni testi e diversi opuscoli, ne citiamo alcuni: Soccorso Rosso Militante, Il caso Marini, Bertani edit., Verona, 1974; Coord. Naz. Comitati Anarchici per G. Marini, Questo è il coltello, Editrice Calusca Libreria, Milano, 1975; Libertà per Giovanni Marini, 1973. La cronaca dei fatti è diffusamente narrata su Umanità Nova e altri giornali anarchici dal 1972 al 1979.

Anteo



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org