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Da "Umanità Nova" n. 3 del 27 gennaio 2002
A Livorno contro l'intervento militare italiano
NO a tutte le guerre!
Nonostante l'esordio farsesco dell'intervento militare tricolore in Afganistan,
proprio nei primi giorni di febbraio dovrebbe essere completato il
trasferimento operativo di circa 350 militari italiani a Kabul e dintorni,
nell'ambito del contingente multinazionale dispiegato a sostegno del debole
governo presieduto dall'elegante Hamid Karzai, in bilico tra l'alleanza con gli
Usa e le diverse etnie tribali contrarie ai bombardamenti e all'occupazione
militare imposta dagli Usa quale garanzia per lo sblocco delle riserve auree
del governo afgano depositate negli Stati Uniti (si parla di almeno 260 milioni
di dollari) congelate dopo la rottura dei rapporti tra il governo americano e
il regime talebano.
Per questo la scadenza di Livorno, oltre ad essere un'occasione, per
antimilitaristi ed anarchici, di manifestare la propria radicale opposizione
alla guerra e al governo della guerra, assume un ulteriore significato
antinterventista, sia per la sua coincidenza temporale con l'inizio della
missione militare italiana in Afganistan - dove peraltro la "presenza"
tricolore è da decenni garantita da milioni di mine made in Italy - sia
perché Livorno è una delle basi di tale intervento armato, con le
caserme della "Folgore" e, in particolare, dei paracadutisti del reggimento Col
Moschin e dei carabinieri-paracadutisti del reggimento Tuscania che
costituiscono l'ossatura tattica del contingente in Afghanistan, partiti con
gli aerei della 46ma Aereobrigata dal vicino aereoporto di Pisa;
inoltre, per quanto riguarda la Marina militare presente nel mare arabico con
proprie unità tra cui la portaerei Garibaldi, a Livorno vi è
l'Istituto per la Guerra Marittima e l'Accademia Navale.
Livorno, già in passato, era stata interessata da analoghe operazioni
militari all'estero, dal Libano alla Somalia, dove proprio i paracadutisti
della Folgore sarebbe stati protagonisti di torture, stupri ed eccessi di ogni
genere contro le popolazioni civili; inoltre dal suo porto sono transitati per
la Guerra del Golfo i carri armati USA e i materiali provenienti dalla vicina
base di Camp Darby, ma la sua rada è stata anche al centro di traffici
illeciti di armi verso la Somalia sui quali aveva indagato Ilaria Alpi anche in
relazione alla tragedia del Moby Prince.
Per questo la manifestazione a Livorno è divenuta la prima scadenza
nazionale di lotta contro l'interventismo militare italiano, finanziato coi
miliardi sottratti ai lavoratori e alle spese sociali; e contro la Nato
globale, a partire dalle opposizioni che, da Friuli alla Sicilia, si sviluppano
nelle singole situazioni locali contro la militarizzazione del territorio.
Uncle Fester
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