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Da "Umanità Nova" n. 3 del 27 gennaio 2002

Pirati e squali nella Rete
Internet: repressione contro gli "hacker" anti G8

La scorsa settimana, con la partecipazione di un discreto spiegamento di forze mediatiche, il GAT (Gruppo Anticrimine Tecnologico della Guardia di Finanza), al comando di un (ex?) collaboratore del quotidiano "il Manifesto" ha annunciato di aver finalmente individuato e denunciato un pericoloso gruppo di "hacker" al quale dava la caccia da diversi mesi.

Il gruppo si chiamerebbe "Hi Tech Hate" (Odio ad Alta Tecnologia) e, dalla metà dello scorso anno, in concomitanza con le manifestazioni antiglobalizzazione, avrebbe modificato le pagine web di numerosi siti sia in Italia (G8 Genova, Senato, DS...) che all'estero (in Usa, Cina, ed altri paesi) lasciando al loro posto dei comunicati di rivendicazione che vengono definiti "adolescenziali" solo perché a scriverli sarebbero stati i sei giovani incriminati, di età compresa tra i 15 ed i 23 anni.

Nonostante il "danno", ammesso che si possa definire tale, arrecato dai colpevoli sia uno di quelli che si riparano in circa 5-10 secondi, i sospettati rischiano, nella peggiore delle ipotesi, fino a tre anni di carcere a causa della estrema pericolosità delle legge vigente in Italia a proposito di reati informatici, ma anche, e soprattutto, per il clima che aleggia anche su Internet a causa della sedicente "lotta al terrorismo", scatenatasi dopo l'11 settembre.

Non c'è quindi da meravigliarsi se, subito dopo lo show di giornali, ma soprattutto delle tv a proposito di queste incriminazioni, un agente dell'FBI abbia confermato ad un giornalista americano l'esistenza di un allarme che è stato inviato a tutte le agenzie investigative e ad alcune importanti imprese, nel quale si prevede che "le attività terroristiche all'orizzonte potrebbero riguardare Internet". Già nei mesi scorsi erano stati diffusi rapporti che segnalavano un incremento degli attacchi ai siti "made in USA", soprattutto quelli più legati all'amministrazione governativa, e che venivano interpretati come veri e propri atti di guerra in risposta all'attacco in Afganistan.

In una atmosfera sempre più riscaldata dagli innumerevoli focolai di guerra e di ingiustizia esistenti, Internet sembra ancora un luogo dove, seppure nella immaterialità dei codici, è in continua crescita l'attivismo sociale, come dimostrano gli innumerevoli flussi informativi non conformisti che in ogni momento viaggiano da un capo all'altro dell'impero.

E la guerra dei padroni del mondo, prima o poi, arriverà in grande stile anche sulla Rete; intanto, come insegnano tutti i manuali di guerra psicologica e disinformazione, è stato tirato fuori dal cappello un "mostro" da sbattere in prima pagina. Il passo successivo sarà riuscire a convincere le persone che tracciare una scritta con della vernice ad acqua sul portone di un palazzo sia la stessa cosa che farlo saltare con dell'esplosivo.

Pepsy



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