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Da "Umanità Nova" n. 4 del 3 febbraio 2002

Folgore. Parà molto "speciali"
Storie di nonnismo, morti misteriose, lanci assassini, torture

I paracadutisti arrivano nelle caserme di Livorno e Pisa nel 1957 quando l'esercito italiano decide di ricostituire un gruppo tattico paracadutisti. Nel 1963 viene ufficialmente ricostituita la Brigata paracadutisti con comando a Pisa e unità operative a Livorno. Nel 1967 la Brigata paracadutisti ritorna a chiamarsi "Folgore", riprendendo il nome che era dei parà fino al disastro di El Alamein del 1942, con comando e unità operative a Livorno e scuola paracadutisti a Pisa. Con la ristrutturazione dell'Esercito italiano compiuta nel 1975 la "Folgore" assume le caratteristiche che, con limitate modifiche, conserva tutt'oggi.

Composta di circa 5.000 uomini, in gran parte volontari, la "Folgore" è costituita da 3 reggimenti paracadutisti di stanza a Livorno, Siena e Pistoia, da un reggimento di artiglieria leggera, dal reggimento di assalto "Col Moschin", dal reggimento carabinieri paracadutisti "Tuscania", tutti di stanza a Livorno, e da un gruppo dell'aviazione dell'esercito, l'unico composto da militari di leva, con sede all'aeroporto di Pisa. Della "Folgore" fa parte anche il Centro addestramento paracadutisti di Pisa. Il fiore all'occhiello della Brigata sono gli incursori del "Col Moschin", l'unico corpo speciale dell'esercito, inserito nell'ARRC, la forza di risposta rapida della NATO, e i carabinieri paracadutisti del "Tuscania" fra i quali vengono scelti il centinaio di carabinieri dei GIS (Gruppi di Intervento Speciale), il segretissimo nucleo antiterrorismo dell'Arma, anch'esso di stanza a Livorno. La "Folgore" possiede centri addestrativi anche a Villafranca di Lunigiana, Marina di Pisa e Bibbona (LI).

Insieme ai bersaglieri della "Garibaldi", agli alpini della "Taurinense" e ai carristi della "Friuli", la "Folgore" fa parte della forza di proiezione dell'Esercito italiano, cioè di quell'insieme di unità di punta incaricate di intervenire fuori dai confini nazionali per le operazioni definite propagandisticamente "umanitarie" o di "mantenimento della pace". Così negli ultimi 20 anni i parà hanno partecipato a molte delle avventure dell'imperialismo italiano. Nel 1982 "Col Moschin" e "Tuscania" vengono inviati a Beirut nella prima grande missione in Medio Oriente della rampante italica potenza, missione fallimentare conclusasi nel febbraio 1984 con una rapida fuga di Italiani, francesi e americani. Durante la missione i parà non subiscono perdite ma numerosi sono i feriti anche gravi (l'unico morto italiano sarà il carrista Montesi). Nell'aprile 1986, dopo l'attacco missilistico libico alla stazione USA di Lampedusa, i parà vengono inviati a presidiare l'isoletta nell'ambito della più complessa operazione "Girasole". Nel maggio 1991 - la guerra del Golfo contro il "nuovo Hitler" iracheno si è appena conclusa - la "Folgore" fa parte del contingente internazionale schierato nel Kurdistan. Nel 1992 e fino al 1994 i parà sono in Somalia a difendere gli interessi italiani nella regione nell'ambito della forza internazionale voluta dagli Stati Uniti per "tutelare" la popolazione affamata in un territorio in preda ai signori della guerra. In realtà la coalizione internazionale intende "pacificare" il paese imponendo una fazione, quella del "presidente" Mahadi, alle altre, soprattutto a quella del "generale" Aidid, fiero avversario di americani e italiani: il risultato sono un centinaio di marine morti, migliaia di vittime fra i civili somali e sei morti fra i parà. Un disastro politico e militare. Nel 1995 i parà sono fra le unità che lo Stato italiano invia in Bosnia nell'ambito degli accordi di Dayton. Il contingente è tutt'ora operativo. Nel 1999 all'indomani della guerra del Kosovo parà vengono inviati nella zona di Pec e a settembre a Timor Est. Ed è storia di questi giorni, "Col Moschin" e "Tuscania" fanno parte del piccolo contingente italiano a Kabul. Ma negli ultimi anni la "Folgore" non è stata impegnata solo in terre lontane. Parà hanno fatto parte di operazioni di ordine pubblico molto pubblicizzate come l'operazione antimafia denominata "Vespri siciliani" e quella contro la mafia calabrese sull'Aspromonte.

Corpo notoriamente molto frequentato da fascisti, che si ritrovano perfettamente nella infame retorica tipicamente militarista dell'ardimento, forse non casualmente la "Folgore" occupa una parte importante di una regione "rossa". Nel 1960, pochi mesi dopo i fatti di Genova e la caduta del governo Tambroni, Livorno è teatro di scontri violentissimi fra parà e giovani locali. Dopo un pomeriggio di scazzottate i parà organizzano una specie di spedizione punitiva sfilando per le vie del centro cantando inni fascisti e provocando la dura reazione della popolazione. La celere interviene in loro difesa, le famigerate camionette caricano, lacrimogeni vengono sparati ad altezza d'uomo. Al termine degli scontri un centinaio di livornesi finiscono in carcere. Per anni la frattura rimane insanabile. Nel 1967 la "Folgore" adotta in segno di riconciliazione con la città il basco amaranto, il colore simbolo di Livorno, ma una riconciliazione avverrà, ma mai completamente, solo negli anni '80. Oggi sui libretti propagandistici dell'Esercito si legge che "la Folgore nel 1967 adotta il basco amaranto, che distingue i reparti paracadutisti di molte nazioni".

Lo spirito fascista impregna questo reparto, specie fra i gradi medi e bassi, come dimostrano i continui episodi di nonnismo culminati nell'omicidio rimasto impunito di una giovane recluta, Scieri, trovato morto all'interno della caserma della scuola paracadutisti di Pisa nell'agosto 1999. Ma gli episodi di nonnismo emergono continuamente: nell'aprile 1998 lo Stato Maggiore dell'Esercito si vede costretto a cacciare comandante e vicecomandante della caserma di Pisa per una serie di clamorosi episodi di nonnismo; nel novembre 1999 un tenente dei parà viene condannato dal tribunale di Pistoia per nonnismo; nel febbraio 2001 il tribunale di La Spezia condanna un ex-caporale della scuola di Pisa per atti di nonnismo; in questi giorni si sta svolgendo a Livorno un processo contro dei parà che avrebbero costretto una giovane recluta a bere acido diluito in acqua. Ma queste sono solo la punta emergente di un iceberg dalle dimensioni forse sconosciute all'esterno poiché, checché ne dicano le gerarchie militari, il nonnismo è parte integrante dell'addestramento dei parà.

L'omicidio Scieri non è l'unico caso misterioso che ha coinvolto la "Folgore" negli ultimi anni. Nel giugno 1995 un maresciallo parà, Marco Mandorlini, viene trovato con il cranio fracassato lungo la costiera livornese. Mandorlini era un reduce dalla missione in Somalia dove era stato uno degli uomini di fiducia del comandante della missione, generale Loi, quindi doveva sapere "molto " di quella missione. Le indagini stabiliscono una certa familiarità fra Mandorlini e il suo assassino ma anche questo caso rimane senza soluzione.

Una condanna, ma non particolarmente pesante, la commina il tribunale di Lucca che il 10 gennaio 2001 condanna ad un anno di reclusione il generale Loi e altri tre fra generali e colonnelli della Folgore ritenuti colpevoli di omicidio colposo per aver autorizzato fra il 1994 e il 1996 una nuova tecnica di lancio che aveva provocato tre morti e circa 500 feriti più o meno gravi in almeno 700 incidenti.

L'episodio più clamoroso che ha coinvolto la "Folgore" negli ultimi anni è però lo scandalo delle torture in Somalia. Giugno 1997, l'avventura somala con i suoi strascichi di polemiche sembra lontana quando Panorama pubblica alcune foto che ritraggono parà mentre torturano o violentano. Lo scandalo scoppia violentissimo perché le foto confermano accuse già avanzate durante la missione "umanitaria" ma sempre respinte sdegnosamente dai militari. In breve vengono identificati alcuni dei responsabili. Di fronte alle polemiche il governo di centro-sinistra conferma la piena fiducia nella "Folgore" ma non può fare a meno di nominare la rituale commissione d'inchiesta che nel maggio 1998 conclude i suoi lavori confermando gran parte delle accuse ma assolvendo i comandanti. Tutto secondo copione. Nell'aprile 2000 il tribunale di Livorno condanna due dei militari ritratti nelle foto a 18 e 12 mesi di reclusione.

Sulla scia dei continui scandali l'estrema sinistra parlamentare ha più volte chiesto di sciogliere questo corpo. Dopo l'omicidio Scieri le polemiche divampano ma il sottosegretario alla difesa Brutti (DS) dichiara che "il giudizio del governo e del paese sulla Folgore è altamente positivo". D'altra parte è impensabile che lo Stato italiano rinunci ad un corpo cosi utile per portare la bandiere ovunque nel mondo si tratti di difendere i suoi interessi.

A. Varo



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