Da "Umanità Nova" n. 4 del 3 febbraio 2002
Sciopero generale venerdì 15 febbraio con manifestazione a Roma.
Rilanciamo l'iniziativa anarchica tra i lavoratori
Nonostante i tentennamenti dei sindacati di stato e le ambiguità del coordinamento RSU, l'azione del sindacalismo di base e lo stato di mobilitazione dei lavoratori hanno imposto (di fatto) lo sciopero generale contro la padronato ed il governo.
Condizione essenziale per la messa all'ordine del giorno dello sciopero generale (per i sindacati di base), generalizzato (per le RSU), nazionale del pubblico impiego (CGIL-CISL-UIL) é stata l'iniziativa unitaria delle componenti di classe che operano nel sindacalismo alternativo e indipendente da padronato e governo. Contrariamente alle tante sfumate occasioni di forte iniziativa di classe che abbiamo stigmatizzato in passato, salutiamo con gioia e speranza questa occasione. Non ci nascondiamo la mutata collocazione di tanti dirigenti sindacali rispetto al quadro politico; consideriamo questo governo tanto antipopolare quanto quelli che lo hanno preceduto; sappiamo come le componenti rivoluzionarie interne alla lotta di classe siano ancora minoranze disperse. Nonostante tutto questo consideriamo la data del 15 febbraio 2002 come una data importante per il movimento di emancipazione dei lavoratori e per il rilancio dell'iniziativa anarchica all'interno di questo movimento.
Lo sciopero generale del 15 febbraio mette al centro del confronto politico e sindacale due precise questioni:
- La rivendicazione di forti aumenti salariali a fronte di una costante riduzione, nel corso degli ultimi anni, delle retribuzioni
- L'opposizione alla precarizzazione delle condizioni di lavoro
L'opposizione alla riforma del TFR e delle pensioni (per impedire un taglio del salario di quasi 12 punti) si accompagna alla richiesta di aumenti salariali significativi per i lavoratori dei livelli più bassi. Tale rivendicazione si pone, nuovamente e finalmente, nella direzione di una messa in discussione della gerarchizzazione sociale dettata dalla forbice salariale che ha portato a rapporti fino al 500% nelle aziende private (senza contare i compensi dei ruoli dirigenti). L'opposizione alla riforma dell'articolo 18 mette in discussione quel quadro giuridico della contrattazione che ha riprodotto il dispotismo padronale del primo dopoguerra.
Lotta per il salario e rivendicazione delle libertà di azione e associazione per i lavoratori sono questioni strategiche che rilanciano l'iniziativa egualitaria del movimento dei lavoratori.
La lotta contro i provvedimenti del governo danno all'azione autonoma di classe quella dignità politica di soggetto capace di "mettere i piedi nel piatto", ribaltando la pur consistente egemonia riformista sul movimento, spiazzando l'azione dei partiti che ne vogliono governare le rivendicazioni.
È sin troppo noto come la sinistra statalista, sia politica che sindacale, veda nello sciopero generale un modo per richiamare l'attenzione del governo e del padronato e per rivendicare il riconoscimento del suo ruolo storico di amministratrice della forza lavoro.
Dunque, la partita che si apre è, nei suoi termini generali chiara: la forza lavoro come soggetto sociale capace d'autonoma e forte iniziativa o l'ulteriore frammentazione della composizione di classe ed il vincolare la nostra sorte all'andamento dell'economia mercantile.
Oggi i settori più duri del padronato e della destra sociale si propongono di liquidare o, almeno, di ridefinire al ribasso il tradizionale modello corporativo, di affermare il pieno dispotismo aziendale, di incunearsi nelle contraddizioni interne al sindacalismo di stato.
Il ruolo storico dell'anarchismo é l'affermazione della capacità politica, autonoma, della classe operaia. È nella presenza nelle lotte, a fianco dei lavoratori, con la propaganda delle nostre idee che possiamo confermare questo ruolo.
Proprio perché lo sciopero del 15 febbraio è, per noi, un momento importante dal punto di vista del conflitto sociale vediamo in questa giornata un'occasione di sviluppo di un tessuto di autorganizzazione sociale che vada al di là dell'attuale assetto del sindacalismo alternativo e che sappia sviluppare conflitto, solidarietà, chiarezza sugli obiettivi immediati e generali del movimento dei lavoratori.
Nelle aziende, nelle categorie, fra i lavoratori tipici ed atipici, fra i lavoratori italiani ed immigrati sta crescendo un'interessante pratica conflittuale ed un nuovo protagonismo sociale (come ha dimostrato la manifestazione nazionale del 19 gennaio scorso). Si tratta di porre in relazione le lotte isolate, di sviluppare l'iniziativa, di affrontare l'offensiva padronale e statale in maniera adeguata.
Partecipiamo alla manifestazione nazionale a Roma. Come commissione stiamo preparando un volantone di propaganda per testimoniare la presenza anarchica fra i lavoratori.
Commissione FAI "la questione sociale"
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