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Da "Umanità Nova" n. 6 del 17 febbraio 2002
inform@zione
Manifestazione per la salute ad Arcola (SP)
Per impedire la costruzione di una centrale elettrica, oltre duecento persone
si sono riunite sotto la sede del comune di Arcola (la Spezia), nel pomeriggio
del 30 gennaio.
Alle 15 era infatti previsto l'incontro tra il sindaco e una delegazione
dell'"Arcola Petrolifera", la società che aspira a costruire la centrale
in un territorio già gravemente danneggiato da discariche, depositi di
container, interramenti selvaggi.
Il progetto è noto da qualche tempo e la popolazione del comune spezzino
aveva già avuto modo di manifestare la propria contrarietà alla
realizzazione di un progetto ritenuto nocivo per la salute. Una lotta che
alcuni mesi fa aveva strappato alla Giunta un documento di rifiuto dell'ipotesi
della centrale.
Una battaglia che si pensava vinta finché si è sparsa la voce di
un incontro segreto tra il sindaco e i delegati dell'"Arcola Petrolifera";
immediata la risposta dei comitati popolari che hanno convocato una
manifestazione sotto il comune. La delegazione della società petrolifera
è stata bloccata e il sindaco Nardi costretto a scendere in piazza e
rispondere alle richieste dei manifestanti.
a cura di SPEZIE, Periodico di informazione critica
Emilia-Romagna: riunione regionale
Ha avuto luogo sabato 9 febbraio 2002, presso i locali del circolo "Libera" di
Modena, la seconda riunione del Coordinamento Regionale Anarchico
dell'Emilia-Romagna.
All'incontro hanno preso parte delegati di federazioni e gruppi, e singoli
compagni/e provenienti da Parma, Reggio, Correggio, Modena, Bologna, Imola,
Bagnacavallo, Massalombarda, Rimini, Cattolica.
Il dibattito è stato particolarmente ricco e partecipato, e si è
snodato sui due filoni da una parte del dibattito su contenuti, posizioni,
proposte e strumenti organizzativi dell'anarchismo sociale, e dall'altra
dell'organizzazione di iniziative che sappiano mobilitare le vivaci forze che
l'anarchismo esprime da un capo all'altro della regione.
Sulla prima si è impostata una proficua discussione sul ruolo degli
anarchici e sulla loro collocazione nelle lotte, nei movimenti, e
sull'atteggiamento da tenere nei confronti delle forze politiche, con
particolare riferimento alle lotte a favore della libera circolazione degli
immigrati e contro la chiusura dei campi lager. Con le prossime riunioni si
pensa di approfondire questo dibattito e di introdurre progressivamente nuovi
argomenti su cui confrontare posizioni ed esperienze delle varie realtà:
mondo del lavoro, antimilitarismo ecc.
Sulla seconda sono stati presi impegni e poste basi per intervenire:
Nella lotta contro i campi lager
Nella mobilitazione contro il congresso di Alleanza Nazionale che si
terrà a Bologna dal 5 al 7 aprile. In questo partito, rispetto a tutte
le altre forze parlamentari, che comunque osteggiamo, abbiamo riscontrato
ulteriori specificità in negativo, essendo il partito degli stragisti
nelle vicende politiche degli ultimi decenni, oltre ad essere uno degli eredi
diretti di quel partito fascista che gli anarchici combatterono in piazza fin
dal suo nascere. Per questo si conta di organizzare un grosso convegno nostro,
in collaborazione con l'Archivio Antifascista, per l'ultima decade di marzo a
Bologna, e partecipare, assieme alle altre forze in campo, alle proteste di
piazza, coordinandosi coi gruppi della regione e con eventuali delegazioni da
fuori per dare alla presenza anarchica il massimo di visibilità,
organizzazione e sicurezza.
Nell'organizzazione di un Primo Maggio regionale, in una città in via di
definizione, per dare un forte segnale di presenza nella piazza e nelle lotte
sociali.
L'incaricato
Trapani: rivolta al "Serraino Vulpitta"
Lunedì 4 febbraio, un ennesimo sbarco di migranti nordafricani a Mazara
del Vallo (si tratterebbe di 139 persone) ha avuto il solito strascico
determinato dalle politiche della "Fortezza Europa".
Essendo clandestini, ossia, per lo Stato italiano, "non persone", i nuovi
migranti sono stati immediatamente trasferiti al Centro di Permanenza
Temporanea di Trapani "Serraino Vulpitta", famoso per le "comodità"
offerte ai soggiornanti e per il "rispetto dei diritti" di cui essi possono
godere da parte delle autorità.
Poiché il CPT alloggiava già 54 persone - i posti sono 50 - i 139
nordafricani sono stati messi nel centro di transito, al primo piano, dove in
genere si procede alle operazioni di identificazione. Potete tutti immaginare
le condizioni in cui i migranti erano costretti a vivere. Già da
martedì iniziano a protestare per le condizioni in cui sono trattenuti,
attraverso lo sciopero della fame. Non possono essere portati negli altri
centri siciliani e calabresi perché già pieni. Cominciano
così i primi atti di autolesionismo, e mercoledì, pare, viene
anche bruciata una coperta. Tra mercoledì e giovedì,
probabilmente, scoppia una rivolta all'interno del CPT. Ci sono stati, nella
repressione della protesta, 5 feriti ed un arresto. In seguito ci sarebbe stato
un tentativo di fuga di massa, prontamente represso. 100 immigrati sono stati
così trasferiti alla palestra "Buscaino Campo", vicino al porto. Il CPT
è ora completamente blindato e militarizzato. (...)
Contro le politiche di chiusura e il razzismo ribadiamo la lotta per il diritto
di tutti a muoversi liberamente, per il diritto alla cittadinanza, per il
diritto ad una vita migliore.
Domenica 10 febbraio è circolata la notizia di una nuova rivolta
duramente repressa alla Palestra "Buscaino Campo" (NdR).
T.A.Z. laboratorio di comunicazione libertaria
Licenziamenti: occupate le stazioni ferroviarie
Nella mattinata dell'11 febbraio intorno alle 11 mille lavoratori delle pulizie
in appalto FFSS hanno occupato i binari della stazione Termini di Roma
bloccando tutti i treni in arrivo e in partenza. Contemporaneamente anche le
stazioni di Milano, Firenze, Bologna e Napoli e Palermo sono bloccate da altri
lavoratori e lavoratrici delle pulizie in appalto. A Milano il traffico
ferroviario è stato bloccato per quasi 6 ore. Gli effetti della protesta
si sono fatti sentire in tutta la penisola.
Da circa otto mesi tutti i lavoratori di tutte le imprese con appalto con le
FFSS hanno ricevuto lettere di licenziamento. Il 21 febbraio scade la gara di
appalto. Sono in ballo oltre 5.000 posti di lavoro su 13.000 occupati, nessuno
dei quali può usufruire di ammortizzatori: prepensionamenti, cassa
integrazione, etc. Tutti i lavoratori e le lavoratrici hanno programmato due
giornate di sciopero per il 18 e 19 febbraio e contemporaneamente stanno
valutando l'adesione e quindi la partecipazione allo sciopero generale del 15
febbraio con manifestazione nazionale a Roma.
ma. ma.
Pomigliano: cortei e blocchi stradali, assaltate le agenzie del lavoro interinale
Quasi totale la partecipazione dei lavoratori delle fabbriche del più
grosso polo industriale meridionale agli scioperi indetti il 29 gennaio.
L'appuntamento dei Cobas - che non partecipavano al corteo Confederale per
sottolineare il dimezzamento occupazionale e precarietà lavorativa nel
comprensorio frutto di quella concertazione che proprio i confederali
vorrebbero rafforzare - era alle 09,30 del mattino nella piazza antistante la
vecchia stazione della Circumvesuviana.
L'affollato e combattivo corteo ha attraversato le vie del centro cittadino e
già esplodevano i primi momenti di rabbia dei lavoratori e dei precari
all'apprestarsi dell'agenzia per il lavoro interinale "Adecco" di via Locatelli
- preventivamente chiusa dai responsabili dell'agenzia all'approssimarsi del
corteo - le cui vetrate sono state prese di mira dai manifestanti con un
nutrito lancio di uova.
Al termine della manifestazione qualche centinaio tra operai, precari e giovani
con contratto in affitto effettuavano blocchi stradali in via Carducci
occupando, intorno alle 11 e per circa un'ora, i locali dell'agenzia interinale
"Worknet" (che lavora esclusivamente per fornire giovani lavoratori in affitto
alla Fiat). Intanto numerosi manifestanti, con gli ex LPU di Pomigliano, si
raccoglievano nella piazza del Comune per ricordare all'amministrazione gli
impegni mai mantenuti e la loro determinazione a continuare la lotta per uno
sbocco della vertenza, cominciata circa un anno fa e che doveva portare in
tempi rapidi (così assicurò all'epoca il sindaco DS Michele
Caiazzo) alla stabilizzazione lavorativa dei 134 lavoratori che oggi sono
rimasti disoccupati e privi del sussidio.
In tutti gli interventi è stato sottolineato la volontà di
massima mobilitazione per lo sciopero generale nazionale con manifestazione a
Roma organizzato da tutto il sindacalismo di base ed extraconfederale.
R. S. fonte: slai-cobas Pomigliano
Ivrea Il padrone deve pagare
Si è aperto a Ivrea (TO), sabato 2 febbraio, un processo particolare.
Duecento lavoratori hanno fatto causa all'Olivetti chiedendo di essere
risarciti per i danni subiti a causa del fallimento (1999) della loro azienda,
la OPComputers. Tutti associano l'Olivetti alle macchine da scrivere e ai
personal computer. Questa era infatti l'attività principale
dell'Olivetti, prima che De Benedetti e Colaninno si buttassero sulla
telefonia, nella prima metà degli anni '90. La OPComputers nasce proprio
dalla dismissione del settore pc da parte di Olivetti, ceduto prima (1995) a
una società interamente posseduta, la Olivetti Personal Computers (OPC),
e poi (1997) ad un avvocato-finanziere americano, E. Gottesman, in passato
avvocato di De Benedetti. Senza l'appoggio, anzi con l'aperta ostilità
dei sindacati confederali che hanno gestito tutta la vicenda con l'appoggio dei
politici nazionali e locali dell'Ulivo, un gruppo di lavoratori, ingrossatosi
nel tempo, si batte da anni per far accertare l'illegittimità
dell'intera operazione. Prima con un esposto alla Procura della Repubblica, da
cui è scaturita un'inchiesta ancora in corso; poi con la denuncia della
cassa integrazione a zero ore imposta a 400 lavoratori su 1200; infine con la
causa davanti al giudice del lavoro per far dichiarare la nullità della
dismissione e chiedere il risarcimento dei danni subiti. La prossima udienza si
terrà il 25 maggio, dopo che è andato a vuoto il tentativo di
conciliazione tra le parti: il padrone non tratta. Ma ai primi 200, in questi
giorni si stanno aggiungendo centinaia di altri lavoratori. Da Ivrea arriva un
messaggio chiaro: è il padrone che deve pagare per le ristrutturazioni
fatte solo per il suo profitto.
Adriano Salasso
Pontedera in difesa dell'articolo 18
Sabato 9 febbraio si è svolta a Pontedera l'annunciata manifestazione in
difesa dell'articolo 18 e contro l'attacco che Governo e padronato portano ai
proletari occupati e disoccupati.
Nata da una proposta del Coordinamento Anarchici e Libertari, alla
manifestazione hanno aderito decine di delegati. I delegati e le strutture
sindacali di base della zona hanno dato vita ad un comitato contro l'abolizione
dell'articolo 18 e per l'estensione dei diritti dei lavoratori.
Alla manifestazione hanno partecipato numerosi lavoratori e rappresentanti di
organizzazioni sindacali e politiche: RdB-CUB, Flmu-CUB, Fltu-CUB,
Confederazione Cobas, SLAI-Cobas, Unicobas, Collettivo Non-globalizzati di
Pontedera, la federazione provinciale del Partito della Rifondazione Comunista,
la Federazione Anarchica Livornese - FAI, e naturalmente il Coordinamento
Anarchici e Libertari.
Durante l'assemblea in piazza sono intervenuti numerosi lavoratori;
particolarmente significativo l'intervento di una RSU della Piaggio, la
principale fabbrica della Toscana. Il nostro intervento è stato
indirizzato soprattutto a propagandare lo sciopero generale del 15 febbraio e
la partecipazione alla manifestazione di Roma.
Successivamente si è svolto un breve corteo. Buona la diffusione della
nostra stampa e del volantone nazionale.
Uno che c'era
Livorno contro i padroni dei diritti
A Livorno le segreterie provinciali del comparto scuola CGIL, CISL,UIL E SNALS
hanno emesso un documento congiunto indirizzato al Dirigente Regionale, al
Provveditore, ai vari Presidi e alle RSU mettendo in discussione la
legittimità delle assemblee convocate dall'Unicobas scuola in orario di
servizio e minacciando, di fatto, denunce nei confronti dei dirigenti che
autorizzassero simili assemblee.
Facciamo un passo indietro, anche se la questione può essere già
nota a molti . Nel comparto scuola i lavoratori dispongono di 10 ore annue di
assemblea retribuita in orario di servizio.
Nell'autunno '99 le segreterie nazionali CGIL, CISL,UIL e SNALS sollecitarono
il ministro Berlinguer ad emettere una nota che riservava la facoltà di
indire assemblea in orario di servizio solo ai sindacati maggiormente
rappresentativi. Si era alla vigilia delle elezioni delle RSU e i sindacati di
stato volevano comprensibilmente sbarazzarsi della concorrenza. Furono
così falcidiati i diritti dei sindacati di base e soprattutto di
migliaia di lavoratori.
La disciplina delle assemblee sindacali in orario di servizio è cambiata
dopo le elezioni delle RSU, offrendo qualche spunto per la rivendicazione
formale del diritto. Dunque, nonostante gli sbarramenti attuati dall'agenzia
governativa (A.R.A.N.) e da articoli peregrinamene introdotti nella sezione del
rinnovo economico del contratto, nell'arco del 2001 le vertenze condotte da
Unicobas e e Cub Scuola hanno ottenuto sentenze positive, recuperando ai
lavoratori il diritto di decidere a quali assemblee partecipare.
Nonostante questo, con arroganza inaudita ci troviamo davanti a prese di
posizione isteriche, che negando validità alle sentenze, si spingono
alla minaccia di denuncia.
Gli amanti del paradosso apprezzeranno il gustoso accostamento per cui i
sindacati di stato che tanto parlano in difesa dello Statuto dei lavoratori,
stanno in questo momento dandosi da fare per ridurre il diritto di assemblea
dei lavoratori medesimi;
Evidentemente la difesa dei diritti dei lavoratori (vedi questione dell'art.18)
è vissuta tanto controvoglia che, appena possibile, i sindacati di
statosi adoperano per negarli, tantopiù quando sul monopolio di alcuni
diritti, come quello di assemblea, si consuma la sopravvivenza dell'apparato
burocratico sindacale.
A Livorno la risposta a tanta miseria è stata correttamente data dai
lavoratori di diversa collocazione sindacale e non sindacalizzati che sono
intervenuti in massa all'assemblea indetta in orario di lavoro dall'Unicobas lo
scorso 30 gennaio. I lavoratori hanno criticato duramente il comportamento
antisindacale dei sindacati di stato, e dato il via ad un appello, di cui
riportiamo alcuni significativi stralci: "i sottoscritti lavoratori
(...)respingono il tentativo di limitare il diritto di assemblea portato avanti
da chi cerca di operare una interpretazione restrittiva delle norme e della
giurisprudenza distinguendo pretestuosamente tra sindacati abilitati e non
abilitati ad indire assemblee e pretendendo di decidere a quali assemblee i
lavoratori possono partecipare (...). Criticano quelle Dirigenze sindacali che,
contravvenendo al loro ruolo, assumono posizioni tali da configurare una
limitazione delle libertà sindacali dei lavoratori; ricordano che il
diritto di assemblea non deve essere considerato monopolio di questa o quella
segreteria sindacale, ma un diritto sindacale di ogni lavoratrice o lavoratore,
che va esercitato con pienezza, Ricordano che il diritto di assemblea è
tutelato dallo statuto dei lavoratori e rivolgono un appello generale
affinché, soprattutto in questo particolare momento, in cui lo Statuto
è sottoposto ad attacchi pesantissimi (vedi la pretesa cancellazione
dell'art.18), ci si mobiliti in difesa dei diritti fondamentali, tra cui il
diritto di assemblea in orario di lavoro".
Patrizia
Per consultare materiale sull'argomento www.unicobas.it
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