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Da "Umanità Nova" n. 7 del 24 febbraio 2002

Traffico, inquinamento e profitto
Respirare a giorni alterni?

Ultimamente, le notizie sull'inquinamento dell'aria occupano maggior spazio nelle testate giornalistiche, ciò accade non tanto perché l'aria che respiriamo sia sensibilmente peggiorata rispetto a quella che respiravamo lo scorso anno nello stesso periodo, ma perché in alcune città sono stati adottati provvedimenti di limitazione alla circolazione dei veicoli privati (in realtà il problema specifico riguarda soprattutto alcune città del nord Italia).

Prima di esporre qualche considerazione personale volevo condividere, con gli eventuali lettori, alcune informazioni che riguardano la situazione in Lombardia cercando di fornire poi una chiave interpretativa utilizzabile in altri ambiti.

Il problema dell'inquinamento dell'aria è regolato da norme emanate dal governo centrale e da norme definite a livello locale (DPR 203/1988; d.lgs 4/8/99 ndeg.351; d.m. 20/5/91; direttiva 1999/30/CE del 22/4/99; D.G.R. 6501 del 19/10/01.

Il territorio della regione è stato suddiviso, secondo il piano di zonizzazione, in diverse aree:

  • zona critica dove i livelli di uno o più inquinanti eccedono il valore limite aumentato del margine di tolleranza;
  • zona di risanamento dove i livelli di uno o più inquinanti sono compresi tra il valore limite ed il valore limite aumentato del margine di tolleranza;
  • zona di mantenimento dove i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e tali da non comportare il rischio del superamento degli stessi.
Milano ad esempio rientra, insieme a buona parte dell'hinterland, nella zona critica.

Esistono anche dei criteri relativi alla localizzazione delle centraline di rilevamento, ovvero i punti di campionamento previsti devono essere distribuiti in modo da:

  • fornire dati sulle zone all'interno degli agglomerati dove si verificano le concentrazioni massime cui la popolazione può essere esposta per un periodo importante
  • fornire dati sui livelli delle altre zone all'interno dell'agglomerato, rappresentative dell'esposizione della popolazione in generale.
Quali sono gli inquinanti che vengono ricercati e quali sono i limiti di riferimento?

Inquinante Parametro di valutazione Livello di attenzione Livello di allarme
Biossido di azoto (NO2) Concentrazione media oraria 200 ug/m3 400 ug/m3
Monossido di carbonio (CO) Concentrazione media oraria 15 mg/m3 30 mg/m3
Monossido di carbonio (CO) Concentrazione media su 8 ore 10 mg/m3 -
Biossido di zolfo (SO2) Concentrazione media giornaliera 125 ug/m3 250 ug/m3
Polveri sospese totali (PTS) Concentrazione media giornaliera 90 ug/m3 180 ug/m3
Ozono (O3) Concentrazione media oraria 180 ug/m3 360 ug/m3
Particelle sospese con diametro inferiore a 10 micron (PM10) Concentrazione media giornaliera per 7 giorni consecutivi 50 ug/m3 75 ug/m3

Il ug è una unità di misura che corrisponde a 1/1000 di mg

Nella gestione delle situazioni di rischio gli enti comunali, provinciali e regionali devono predisporre piani d'azione da attuare nel breve periodo per ridurre il rischio del superamento dei valori limite e delle soglie d'allarme e per cercare di conseguire un miglioramento della qualità dell'aria.

Ho preferito analizzare solo gli aspetti specifici legati alla diffusione di PM10, le cosiddette micro-polveri, per diverse ragioni: si tratta dell'inquinante al centro delle cronache giornalistiche, è da poco tempo che si ricerca la sua presenza, è quello che supera con maggior frequenza le soglie di attenzione e di allarme ed è uno di quelli per cui si determina il blocco totale del traffico.

Ecco cosa prevede la normativa nel caso in cui vengano superati i limiti per il PM10.

Occorre che il superamento del livello di attenzione o di allarme sia misurato in un numero di stazioni pari o superiore al 50% del totale delle stazioni attivate nella zona critica con un minimo di due stazioni, i dati devono essere validati dall'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente (ARPA) della Lombardia.

Al raggiungimento dello stato di attenzione (dopo 7 giorni consecutivi di superamento del livello di attenzione) salvo che le condizioni meteorologiche attese consentano di prevederne la cessazione, dal giorno successivo l'autorità competente adotta i seguenti provvedimenti:

  • nella conduzione degli impianti termici la temperatura non deve superare i 20gradiC, (ci sono limitazioni previste anche per gli impianti industriali),
  • per quanto riguarda il traffico veicolare vengono intensificati i controlli della fumosità dei gas di scarico dei motori diesel e dei limiti di velocità dei veicoli.
  • Al terzo giorno di stato d'attenzione (dopo 9 giorni consecutivi del superamento del livello di attenzione), sempre che le condizioni meteorologiche attese non consentano di prevederne la cessazione, viene adottato dall'autorità competente il seguente ulteriore provvedimento da attuarsi nella domenica successiva: blocco del traffico di tutti i veicoli non adibiti al trasporto pubblico dalle 8 alle 20. Questo provvedimento può essere preso anticipatamente con finalità preventive.
Per lo stato di allarme valgono le stesse norme previste per lo stato di attenzione, ma il provvedimento di blocco del traffico entra in vigore nel giorno immediatamente successivo l'ennesimo superamento della soglia di allarme (cioè dopo 9 giorni consecutivi in cui il limite d'allarme è stato superato).

È interessante, a questo punto, dare un'occhiata ai dati relativi agli ultimi due mesi (dal 1al 31 dicembre e dal 4 al 31 gennaio) nella zona critica di Milano. In dicembre il limite di attenzione è stato superato complessivamente in 22 giorni, per 15 di questi (ovviamente non consecutivi) è stata superata abbondantemente anche la soglia di allarme. L'aria risultava, secondo normativa, accettabile solo in 6 giorni.

Per il periodo relativo a gennaio il limite di attenzione è stato superato complessivamente per 26 giorni, in 21 di questi veniva superato anche il limite di allarme. Dai dati in mio possesso, l'aria risultava accettabile solo il 25 gennaio.

In pratica oltre al danno subiamo la beffa, infatti il "governator Formigoni" si presenta come paladino della salute dei "lumbard" con una normativa che recepisce le più severe direttive CE, però dall'analisi dei dati si verifica che la tutela dei nostri polmoni è più di facciata che reale. Di fatto, nel caso a noi più sfavorevole, potremmo respirare aria densa di micro-polveri per 7/9 giorni consecutivi, senza che nulla accada, basterebbe poi un giorno di valori entro i limiti per garantirci altri 7/9 giorni del venefico aerosol e cosi via...

I blocchi del traffico di domenica 13 e 27 gennaio non hanno modificato in misura significativa la situazione, dopo 24 ore i valori erano già sopra il limite di allarme. L'unico giorno, il 25 gennaio, di "aria pulita" non si aveva come conseguenza del provvedimento straordinario che permetteva la circolazione a targhe alterne, ma era frutto dell'attesa pioggia caduta nella giornata precedente.

Pioggia e vento sono in realtà, a mio parere, gli unici eventi che possono alleggerire in tempi brevi la presenza di questo tipo d'inquinante nei periodi d'emergenza e sono, fino a prova contraria, indipendenti da qualsiasi maggioranza governativa.

Dagli studi finora fatti si ipotizza che il traffico veicolare sia responsabile per il 65% circa della diffusione del PM10, la rimanenza sarebbe da addebitare agli impianti di riscaldamento e alle attività industriali. Quello che non risulta ancora chiaro, per le informazioni a disposizione, ammettendo come valide queste percentuali, è quanto la presenza del PM10 sia legata al tipo di combustibile utilizzato dai motori dei veicoli, quanto all'usura delle parti frenanti, dei pneumatici, dell'asfalto e quanto, infine, alla turbolenza determinata dal semplice passaggio degli automezzi.

Purtroppo non possiamo dimenticare che in questo contesto siamo, contemporaneamente, vittime e carnefici (mi riferisco in particolare a chi usa riscaldare la propria abitazione e a chi utilizza un mezzo di trasporto con motore a combustione), questa è senz'altro una posizione scomoda che ci dovrebbe far riflettere ma che potrebbe anche divenire peggiore. Ad esempio, qualcuno potrebbe avere l'idea di vendere "aria buona" in bottiglia come già succede per l'acqua, o, più verosimilmente, potremmo veder aumentare le spese relative alla cura di malattie dell'apparato respiratorio; magari a tutto vantaggio di qualche struttura privata.

Il modello socioeconomico dominante propone sempre la soluzione "giusta" per ogni problema, l'importante è che la "pezza del momento" garantisca sempre e comunque un profitto a qualcuno... ma i conti chi li paga?

Gli amministratori di turno si preoccupano di mostrarsi sensibili alla salute dei cittadini senza compromettere il modello economico che è invece il primo responsabile della situazione; credo che Milano rappresenti chiaramente questa contraddizione.

L'unica reale via d'uscita è quella di non delegare a nessuno la gestione del nostro futuro, costruire nuove forme di autorganizzazione sociale, per non correre il rischio che, prima o poi, l'autorità democraticamente eletta ci ordini di "respirare a giorni alterni".

MarTa

I dati sono stati ricavati da www.ambiente.regione.lombardia.it



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