Da "Umanità Nova" n. 8 del 3 marzo 2002
Antifascismo a Torino
Forza Nuova non passa
Un venerdì notte convulso il 21 febbraio nella città degli
Agnelli tra cariche della polizia ad un corteo antifascista e le molotov di
Forza Nuova contro una casa occupata.
Gli antefatti
Il gruppo di estrema destra "Forza Nuova" annuncia di voler tenere in un
albergo di corso Regina Margherita, il Royal, un convegno sui "poteri forti".
Immediata la mobilitazione degli antifascisti torinesi che, decisi ad impedire
il raduno, programmano due iniziative: uno street party da piazza Barcellona,
indetto dall'area della disobbedienza, e un corteo da piazza Statuto, sotto la
sigla "Antifascisti/e torinesi" cui aderiscono, tra gli altri, il centro
sociale Askatasuna, gli squatter delle case occupate, Zone di Conflitto, il
Collettivo Spartaco, gli anarchici della FAI e i Giovani Comunisti.
Un paio di giorni prima del programmato convegno dei neofascisti, un gruppo di
disobbedienti lancia vermi nella hall dell'hotel Royal: il giorno successivo il
proprietario dell'albergo dichiara di essere stato ingannato dalla sigla "Easy
London" (la società del "duce" Fiore) con la quale era stata effettuata
la prenotazione ed annuncia alla stampa che il convegno non si svolgerà
più nei suoi locali. I fascisti dichiarano che terranno ugualmente il
loro raduno ma l'eventuale nuovo appuntamento non viene comunicato.
Gli "antifascisti torinesi" confermano l'appuntamento in piazza Statuto mentre
i disobbedienti si danno appuntamento al centro sociale Gabrio.
Venerdì 21 febbraio
Intorno alle 20 il Gabrio viene circondato da un imponente schieramento di
polizia che impedisce ai manifestanti di muoversi. L'assedio durerà per
l'intera serata: solo intorno alla mezzanotte le forze del disordine
abbandoneranno le strade intorno al centro sociale al cui interno, temendo
un'invasione, un'ottantina di persone si sono barricate.
In piazza Statuto intorno alle 21 si sono radunati in circa quattrocento, un
camion diffonde musica e comunicati. L'intenzione è di raggiungere in
corteo il Martinetto dove una lapide ricorda i partigiani lì fucilati
dai nazifascisti, un luogo simbolo della resistenza al fascismo, alla quale la
nostra città pagò un pesante tributo di vittime. Inizia una
trattativa con la polizia che non raggiunge alcun esito: gli antifascisti non
possono manifestare. La tensione sale. Il camion indietreggia mentre i compagni
si accingono ad avanzare verso il Martinetto. "Resistenza, resistenza!" Gridano
i manifestanti. La polizia in assetto antisommossa si prepara alla carica.
"Avanzavano battendo i manganelli sugli scudi", riferisce M., "poco dopo
partono i primi lacrimogeni: l'impatto è molto duro, siamo obbligati a
ripiegare verso la stazione di Porta Susa, in molti si disperdono. Io resto con
circa un centinaio di altri compagni: la polizia continua a caricare e a gasare
con urticanti". Nel corso delle cariche due giovani compagne verranno
selvaggiamente pestate e finiranno all'ospedale. "Un compagno viene arrestato
durante la fuga, poco oltre Porta Susa". Si saprà il giorno successivo
che si tratta di "Zappa" del Barocchio, che il giudice che conduce le indagini,
il famigerato Laudi, accusa di devastazione perché sarebbe stato colto
in flagrante mentre incendiava un cassonetto. In un comunicato dell'Asilo Squot
si chiarisce che Zappa "è stato circondato da oltre 10 agenti in
borghese mentre era isolato dal resto del corteo" e si denuncia il tentativo di
montatura.
Nella fuga i manifestanti sono obbligati ad improvvisare barricate per arginare
la furia degli agenti. "Riusciamo alla fine a raggiungere l'Askatasuna, mentre
altri vanno nella casa occupata Alcova. Auto della polizia pattugliano intorno
al centro sociale e solo in tarda serata riesco a tornare a casa".
Ma la serata non è finita. "Stavamo presidiando la nostra sede in corso
Palermo, dove quella sera si era tenuta una conferenza sulla rivolta in
Argentina, quando una telefonata ci avverte che i fascisti stavano assaltando
il Barrocchio a colpi di molotov. Ci attacchiamo al telefono per avvertire i
compagni più vicini." riferisce E. Numerosi compagni di vari gruppi si
recano alla casa occupata per presidiarla. Il giorno successivo la stampa
cittadina minimizza l'episodio dando invece grande risalto alle immagini di
qualche cassonetto rovesciato e bruciato durante le cariche. Il segretario
provinciale di Forza Nuova con altri tre camerati viene fermato in un auto
piena di mazze e bottiglie incendiarie.
Anche questa volta, nonostante la violenza della polizia, gli attacchi dei
fascisti e la faziosità della stampa Forza Nuova a Torino non è
passata. E non passerà.
Ilio Baroni
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