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Da "Umanità Nova" n. 8 del 3 marzo 2002
Attacco ad Indymedia
Liberi di... tacere
Nelle stesse ore in cui la penosa vicenda della spartizione della RAI tra nuovi
e vecchi padroni giungeva al proprio prevedibile epilogo, la polizia, dietro
ordine della magistratura genovese, perquisiva centri sociali e sedi sindacali
a Torino, Bologna, Firenze e Taranto. L'obbiettivo era sequestrare materiali
audio e video raccolti dalla rete di informazione indipendente Indymedia
durante il G8. In particolare i magistrati Andrea Canciani e Anna Canepa
miravano ad ottenere documentazione sull'irruzione delle forze dell'ordine nel
Media Center e sulla mattanza della scuola Diaz-Pertini. La perquisizione
è stata eseguita da centinaia di agenti in tenuta antisommossa
presentatisi con blindati e camionette alle 7 del mattino.
L'operazione è sin dai primi momenti apparsa del tutto pretestuosa e di
carattere chiaramente intimidatorio. I magistrati hanno emesso l'ordine di
perquisizione sostenendo che i centri sociali ed il sindacato fossero "sedi" di
Indymedia. In realtà come chiarito nel comunicato emesso subito dopo
"Indymedia non ha sedi, ma agisce attraverso le migliaia di persone che
pubblicano i loro materiali sul sito e che operano per produrre un informazione
libera e indipendente.
Indymedia Italia elabora progetti e prende decisioni attraverso Internet:
mailing list e chat di discussione, aperte e di pubblico dominio. Un lavoro
quotidiano e collettivo cui partecipano centinaia di persone, che non si
faranno intimidire."
I materiali sequestrati erano pubblici, reperibili sia sul sito di Indymedia
sia in librerie, centri di documentazione, sedi politiche e sindacali.
L'intento intimidatorio è emerso con maggior evidenza quando il giorno
successivo a Bologna la perquisizione è stata estesa allo studio di un
avvocato, sede dell'Associazione Giuristi Democratici, la stessa che durante le
giornate di luglio a Genova si era impegnata nella difesa dei manifestanti e
nelle denunce dei soprusi della polizia.
Colpire Indymedia significa quindi cercare di imbavagliare una delle poche
realtà di informazione indipendente e libera nel nostro paese. Questo
governo, non pago del controllo di gran parte dei mezzi di comunicazione
pubblici e privati, tenta di impedire qualsiasi possibilità di
informazione non omologata, un'informazione che mette i bastoni tra le ruote di
chi vuole che l'unica voce sia la propria.
"Pensare, raccontare, spiegare, far circolare saperi, verificare la
qualità dell'informazione, farne parte, utilizzarla in prima persona,
contribuire direttamente con sogni, parole e intelligenze. Tutto ciò sta
diventando pericoloso. È stato pericoloso a Genova, dove media
indipendenti con mezzi spesso amatoriali, durante le manifestazioni anti G8
hanno fornito una testimonianza diretta e diversa da quella proposta dai media
tradizionali. Ed è ancora pericoloso per chi continua a fare
informazione dal basso. Indymedia è stato uno dei network che ha
consentito la circolazione delle notizie prima, durante e dopo il G8. È
una rete di soggetti che lavorano nel mondo della comunicazione: videomaker,
radio, giornalisti, fotografi. Un network internazionale di media gestiti
collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della
verità. Indymedia è un sito a pubblicazione aperta: chiunque
può caricare direttamente e senza censura, registrazioni audio e video,
immagini, articoli, comunicati."
Indymedia nasce a Seattle per documentare le proteste contro il WTO ed in soli
due anni si estende ai quattro angoli del pianeta realizzando una rete
fittissima ed offrendo a tutti la possibilità di far circolare le
informazioni che altrove non trovano spazio o sono distorte dai media di
regime.
Il suo slogan "don't hate the media, become the media" - non odiare i media,
diventa i media - ne esplicita efficacemente la filosofia di fondo, quella di
riappropriarsi in prima persona della libertà di esprimersi e
comunicare. Una libertà che in questo paese sempre più è
ridotta a privilegio per pochi.
ma. ma.
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