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Da "Umanità Nova" n. 8 del 3 marzo 2002
Gli eredi di Mussolini ed Almirante
A.N: il fascismo discreto della borghesia
"L'apologia della guerra di tutti contro tutti nel mercato ha concorso a
rendere accettabile la diseguaglianza e l'odio dell'altro, due fondamentali
ingredienti della concezione del mondo veicolata dall'estrema destra. Insomma,
tanto nei portati istituzionali quanto in quelli ideologici, il neoliberismo ha
preparato il terreno all'estrema destra.
Né la crisi economica, né la sua gestione neoliberista avrebbero
generato una deriva estremista di destra , se le popolazioni vittime potenziali
dell'una e dell'altra avessero trovato, in loro stesse o lì accanto, i
mezzi politici per difendersi e imporre un'altra dinamica sociale."
(Alain Bihr, "L'avvenire di un passato", BFS/Jaca Book)
Il fatto che ultimamente a Rovigo Alleanza Nazionale abbia organizzato un
convegno sui caduti della Repubblica di Salò proprio nel "Giorno della
Memoria" istituito per ricordare le vittime dei lager nazisti, già
basterebbe a fotografare l'identità "post-fascista" del partito di Fini,
così come non va considerato mero folclore la partecipazione dei
giovanotti di Alleanza Nazionale alla neonata "Guardia d'onore Benito
Mussolini" in servizio davanti alla tomba del duce a Predappio, a fianco di
militanti di Forza Nuova e di altri gruppi dell'estrema destra; tutto questo
mentre è in discussione il disegno di legge sull'immigrazione - con
evidenti caratteri discriminatori di tipo razzista - firmato in coppia da Fini
e Bossi.
Infatti, aldilà delle ricorrenti dichiarazioni di Fini tese a
legittimare Alleanza Nazionale come un "normale" e moderno partito
d'ispirazione liberale legato alla destra democratica europea di José
Maria Aznar e Giscard-d'Estaing, Alleanza Nazionale rimane a tutti gli effetti
l'erede politico del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, ossia del
partito fascista ricostituito già nel dicembre '46 con evidenti richiami
alla RSI a cui avevano appartenuto sino alla fine i suoi fondatori e
dirigenti.
Questa continuità non è confermata soltanto dal fatto che Fini
è l'uomo designato dallo stesso Almirante per la sua successione, ma
dalla constatazione che il programma politico di AN risulta del tutto
conseguente rispetto a quello portato avanti per decenni dal MSI, in nome di
una "pacificazione tra italiani" volta ad equiparare partigiani e fascisti
collaboratori dei nazisti, attraverso una sorta di un antistorico quanto
ambiguo abbraccio nazionale.
Per tutti gli anni '50, '60 e '70 questo disegno trovò fortissime
resistenze da parte delle organizzazioni antifasciste e resistenziali, ma anche
dalla base della sinistra social-comunista e dai gruppi della sinistra
rivoluzionaria affermatisi dopo il '68 che dell'antifascismo militante fecero
la loro bandiera; in seguito però alla legittimazione fornita prima dal
PSI di Craxi negli anni '80 verso il MSI e dalle successive aperture
"revisioniste" operate dai vertici del PdS-DS, per bocca soprattutto di Luciano
Violante, nei confronti di AN i "postfascisti" sono entrati nella politica che
conta tanto da aver già fatto parte del primo governo Berlusconi sino ad
essere oggi, con una rilevanza elettorale del 12%, parte essenziale e con forte
peso politico del governo della Casa delle Libertà.
Seppure divisi in diverse correnti, all'interno di AN si ritrovano esponenti e
personaggi attraverso cui è praticamente possibile ricostruire l'intero
percorso del fascismo italiano; vi è Alessandra Mussolini, nipote del
duce, vi è il ministro Mirko Tremaglia, ex-repubblichino non pentito, vi
è uno della vecchia guardia come Franco Servello, vi sono reduci delle
imprese squadristiche degli anni '70 quali Ignazio La Russa, Teodoro Buontempo
e il triestino Roberto Menia, vi sono ex-aderenti di Ordine Nuovo quali Guido
Maceratini e il ministro Altero Matteoli, vi sono esponenti della "destra
sociale" quali Francesco Storace e Gianni Alemanno, genero di Pino Rauti, ma vi
è anche l'eurodeputata Roberta Angelilli, in gioventù
simpatizzante di Terza Posizione.
A sottolineare la continuità di AN, nelle idee e nelle persone, col
passato missino ultimamente è stata la stessa componente, reazionaria e
anticomunista ma non missina, entrata in AN dopo la "svolta" di Fiuggi, ossia
dei vari Gustavo Selva, Domenico Fisichella, Publio Fiori, Gian Paolo Landi di
Chiavenna e Gaetano Rebecchini che hanno denunciato pubblicamente "una
ri-missinizzazione del partito" (Corriere della Sera, 27 novembre 2001).
Evidentemente, dopo l'ingresso nel centro-destra al governo, alcune
opportunistiche prudenze sono state accantonate e molti dentro il partito che
non hanno mai rinnegato la propria identità fascista, avvertono il clima
favorevole per affermarla, tanto da farsi promotori da Trieste a Ragusa di
iniziative di connotazione fortemente nostalgica, quali intitolare vie a
Mussolini o ad Almirante, oppure erigere monumenti a Balbo o a qualche gerarca
locale, come documentato sul numero del 25 gennaio 2002 della rivista
"Diario".
Genova: la politica del manganello
Ben più preoccupanti però delle manie "statuarie", nell'ultimo
anno si sono dimostrate le consolidate relazioni che AN ha dimostrato di avere
con i corpi separati dello Stato, incaricati della repressione sociale, ed in
particolare con l'arma dei Carabinieri, nonché con l'inossidabile
"picconatore" Francesco Cossiga, amico di pidduisti e "gladiatori".
Infatti, se prima del vertice G8 Fini aveva sibillinamente dichiarato alla
stampa che la responsabilità di eventuali scontri in occasione del G8 di
Genova andava attribuita ai titolari dell'ordine pubblico e non al potere
politico (Corriere della Sera, 1 giugno 2001), nelle fatidiche giornate di
luglio proprio mentre celere, finanza e carabinieri caricavano e sparavano
contro i manifestanti, nella centrale operativa in prefettura vi era lo stesso
Fini e l'onorevole (ed ex-carabiniere) Filippo Ascierto, assieme ad altri
deputati di Alleanza Nazionale era presente quel maledetto venerdì 20
luglio all'interno della sala operativa dei carabinieri di Genova.
Tale personaggio oltre che deputato, ricopre una importante carica all'interno
del partito, quale dirigente dei Circoli Sicurezza e Difesa di Alleanza
Nazionale.
Vedendo, sul sito di questi Circoli, il loro programma è inevitabile
porsi molte domande, dato che vi si può leggere quanto segue: "…
alle iniziative del Circolo possono collaborare tanto esponenti delle Forze
Armate e delle Forze dell'Ordine con responsabilità di comando quanto
semplici militari o poliziotti appassionati della loro professione, tanto
rappresentanti delle Associazioni d'Arma quanto esperti e studiosi della
materia, tanto titolari di Istituti di Vigilanza quanto rappresentanti delle
guardie giurate. Tutti uniti dall'unico spirito di garantire alla nostra
comunità nazionale una più ordinata e sicura convivenza civile.
(…) Ogni Circolo inoltre intende incoraggiare Alleanza Nazionale a
costituire altri Circoli aventi il medesimo scopo in ogni realtà
territoriale e quindi realizzare un coordinamento tra tutte queste
entità al fine di offrire al movimento nel suo complesso il più
alto grado di competenze professionali nel campo della sicurezza e della
difesa.
Solo operando così, ciascuno nel proprio ambito, riteniamo che Alleanza
Nazionale potrà conseguire l'ambizioso obiettivo che si è posta,
e cioè di divenire il vero e grande Partito di tutti gli italiani."
Ma, i motivi di allarme crescono ulteriormente quando, nell'unico link esterno
collegato a tale sito si ritrova l'intero armamentario propagandistico
nazi-fascista: dal cannibalismo praticato dai comunisti, ai sacrifici umani
praticati dagli ebrei, alla "verità" sull'Olocausto (che naturalmente
è un'invenzione!) ai tristemente noti "Protocolli dei savi anziani di
Sion" in comoda versione "zippata" .
Ma tornando a Genova, agli osservatori più attenti, quale certo è
Piero Ignazi, non è sfuggito che "L'improvvisa radicalizzazione del
conflitto politico ha colto impreparata Forza Italia (…) Il partito di
Fini ha così trovato nel `law and order', cioè in una politica di
impiego disinvolto e debordante degli apparati repressivi dello Stato, ben al
di là della difesa rigorosa delle istituzioni e dello Stato di diritto,
un terreno congeniale (…) Quasi tutti i dirigenti di AN, infatti, sono di
provenienza missina e i tre ministri più giovani (Alemanno, Gasparri e
lo stesso Fini) sono stati dirigenti giovanili del MSI negli anni Settanta. Di
esperienza politica, anche e soprattutto di piazza, ne hanno da vendere" (Il
Sole-24 Ore del 10 agosto 2001).
Il congresso di Bologna
Il prossimo Congresso nazionale di AN, intitolato "Vince la Patria, nasce
l'Europa", riveste una certa importanza, non solo per il carattere simbolico
della scelta della città di Bologna, dove i "rossi" sono stati sconfitti
in casa e dove il camerata bolognese Filippo Borselli aveva proposto di abolire
il 25 aprile; ma anche per il futuro del partito, infatti è stato
preceduto da mesi di animato e spinoso confronto interno, attorno sia alla
leadership che alla futura linea politica, che vede confrontarsi almeno quattro
correnti: "Destra protagonista" di Gasparri, La Russa e Italo Bocchino che
è quella più vicina a Forza Italia; la "Destra Sociale" di
Storace, Alemanno, Carmelo Briguglio e, in posizione di "libera battitrice",
Alessandra Mussolini; la "Nuova Alleanza" in cui sono confluite "Destra e
Libertà" di Altero Matteoli e Adolfo Urso e "Destra Plurale" di Domenico
Nania; nonché "Alleanza per la destra", di Franco Servello e Gennaro
Malgieri che si autodefiniscono "destra gollista".
Le questioni da affrontare sono diverse e, certo, vanno ben oltre le
discussioni sulla permanenza della fiamma tricolore nel simbolo del partito,
rapidamente accantonate.
In primo luogo, nonostante la buona affermazione elettorale, il partito alle
ultime elezioni ha comunque registrato una notevole perdita di voti, passando
da 5 milioni e 875.391 voti a 4 milioni e 439.552 voti nel 2001, subendo un
salasso a favore di Forza Italia ma anche verso altri partiti.
Tale arretramento, secondo le "dissidenze" interne, sarebbe imputabile alla
politica troppo moderata e liberal portata avanti da Fini, appiattito
sull'alleanza con Berlusconi e, quindi, l'unico modo che l'attuale segretario
ha per mantenere il suo posto sarebbe quello di candidarsi decisamente in vista
della scadenza elettorale del 2006 come premier alternativo del centro-destra
in aperta concorrenza col Cavaliere; da un punto di vista ideologico questa
questione si ricollega allo schieramento internazionale di AN, diviso tra il
filo-americanismo dimostrato anche in occasione della guerra contro
l'Afganistan e le posizioni che, rifiutando l'egemonia politica e culturale
Usa, vorrebbero il partito schierato su posizioni più marcatamente
europeiste.
Altri elementi di divisione sono sia la ventilata adesione al PPE e le diverse
opzioni rispetto all'assetto costituzionale, che vedono da un lato Fini ed i
suoi schierati contro ipotesi "federaliste" e quelle del "governatore" del
Lazio Storace e di Alemanno, favorevoli alla "devolution" in antitesi al
tradizionale centralismo statale.
Ma, in modo più o meno sotterraneo, il Congresso dovrà affrontare
anche il problema dell'eredità storica del fascismo, che Fini certo
auspicherebbe essere mantenuta in modo discreto, per non avere problemi
d'immagine a livello internazionale, mentre una componente, numericamente non
trascurabile, che vede assieme vecchi nostalgici e settori giovanili spinge per
mettere fine ai tatticismi, intrattenendo relazioni con aree esterne al
partito, quali Forza Nuova e il M.S. Fiamma Tricolore ormai anch'esso "dentro"
la Casa delle Libertà, che criticano apertamente con
accenti-nazionalpopolari in chiave No-Global l'eccessiva sudditanza di AN verso
i cosiddetti poteri forti (alta finanza, massoneria, Trilateral, sionismo,
etc.).
I dati di una ricerca-sondaggio effettuata in occasione del Convegno teorico
del partito nel '98 sono peraltro eloquenti e mostrano la maggioranza dei
quadri dirigenti dare ancora un giudizio positivo del regime fascista,
nonostante gli equilibri del loro leader nel giudicare lo statista Mussolini,
tanto da farci prevedere che molti delegati in occasione del Congresso
bolognese coglieranno certo l'occasione per andare in pellegrinaggio nella
vicina Predappio a brindare ai "bei tempi quando c'era Lui" con qualcosa di
più forte che l'acqua di Fiuggi.
Archivio antifascista
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