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Da "Umanità Nova" n. 9 del 10 marzo 2002
Immigrazione
Schiavi per legge
Giovedì 28 febbraio è stato approvato al Senato il disegno di legge (n. 795) di riforma del "Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero" (D.Lgs. 25.7.98, n.286). L'ampio testo unico contiene tutte le norme relative agli stranieri, comprese quelle della legge Turco-Napolitano e le integrazioni, abrogazioni e modifiche appena
approvate sono raccolte nel disegno di legge c.d. Bossi-Fini, ormai ben noto
per l'ampio dibattito, le proteste, le prese di posizione che lo hanno
preceduto. Analizziamo le norme in questione con attenzione. In questo articolo
inizieremo ad occuparci delle norme che riguardano il lavoro degli stranieri.
Ci occuperemo in seguito delle norme su espulsioni, ricongiungimenti
famigliari, ecc.
Il quotidiano della Confindustria, Il Sole 24 ore, ha salutato l'approvazione
al Senato del disegno di legge Bossi-Fini con un commento molto preoccupato. A
fronte dell'invecchiamento della popolazione, per far funzionare la macchina
produttiva sono necessarie "forze fresche" che solo i lavoratori
extracomunitari possono offrire; e questi lavoratori devono essere stabili e
integrati. Il disegno di legge del governo Berlusconi va nel senso
diametralmente opposto e ciò preoccupa gli industriali. La circostanza
è interessante perché dovrebbe a questo punto essere chiaro a
tutti che la questione "stranieri" ruota intorno al lavoro, al suo costo, il
rapporto che la nostra società vuole avere o non avere con i lavoratori
stranieri. Tanto è vero che le nuove norme (art. 5) introducono il
"Contratto di soggiorno per lavoro subordinato", la cui stipula è
indispensabile per ottenere il permesso di soggiorno (art. 4). Cosa sia questo
contratto è presto detto: si tratta di un contratto stipulato da datore
di lavoro e lavoratore straniero, al quale è legata la permanenza legale
dello straniero nel nostro paese. Dispone infatti il comma 3bis inserito
nell'art. 5 del D.Lgs. 286/98: "Il permesso di soggiorno per motivi di lavoro
è rilasciato a seguito della stipula del contratto di soggiorno per
lavoro di cui all'art. 5bis". In ogni caso anche il lavoratore con contratto di
lavoro a tempo indeterminato potrà ottenere solo un permesso di
soggiorno per due anni, trascorsi i quali dovrà chiedere un rinnovo,
come ora. Come si arriva però alla stipula del contratto di soggiorno?
Viene creato in ogni prefettura (art. 22) lo sportello unico per l'immigrazione
a cui vanno indirizzate le domande di assunzione da parte dei datori di lavoro;
lo sportello unico invia la domanda ai centri per l'impiego; se entro venti
giorni nessun "lavoratore nazionale o comunitario" si offre per quel lavoro,
allora è possibile procedere nell'iter per l'assunzione dello
"straniero". Il datore di lavoro deve aver dato prova di essere in grado di
alloggiare il lavoratore straniero e si deve impegnare a pagarne il ritorno al
paese di provenienza allo scadere del contratto di soggiorno. Sparisce del
tutto la figura del "garante", già prevista dall'art. 23 del t.u.,
cioè di colui (italiano e straniero) che per consentire l'inserimento
dello straniero nel mondo del lavoro "garantiva" per lui vitto e alloggio. Il
nuovo art. 23 prevede invece che la partecipazione a corsi di formazione,
tenuti nel paese di origine, orientati all'inserimento del lavoratore straniero
nella realtà produttiva italiana, costituiscano titolo preferenziale di
assunzione.
La nuova legge vede l'immigrato come mera forza lavoro da utilizzare "alla
bisogna", previa formazione professionale "al suo paese". È chiaro che
la legge soddisfa gli istinti più bassi e beceri del popolo leghista e
polista, con la sua proclamata "tolleranza zero", navi da guerra a difendere il
"sacro suol" dagli sbarchi di disperati provenienti dal terzo e quarto mondo o
dalla "europeissima" Turchia, espulsioni immediate, galera e centri di
detenzione anche per i profughi. Ma è altrettanto chiaro che una legge
così non serve agli imprenditori, che senza peli sulla lingua spiegano
di aver bisogno di braccia, tante braccia, inserite in un tessuto sociale,
integrate: l'immigrazione è benzina per il motore dell'economia, dicono
in Confindustria. Gli industriali non sono certo dame di carità ma
guardano lontano. Prevale però in questo momento la volontà di
mantenere nell'illegalità ampi settori dell'immigrazione, per meglio
sfruttare gli stranieri, ricattabili e precari, ma essenziali per "far
funzionare la macchina". L'interesse economico degli uni si coniuga alla
bestialità dell'atteggiamento razzista degli altri: si percepisce
rancore, odio, dall'analisi di queste norme. Ma bisogna pure dire che la
parodia di diritto che contengono le norme di questa legge Bossi-Fini è
allucinante. Si è fatta una legge perché… non ci sia legge e
tutto continui come prima, anzi peggio. Nelle prossime settimane proseguiremo
l'analisi dei punti salienti della legge e ne seguiremo l'iter alla Camera.
Simone Bisacca
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