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Da "Umanità Nova" n. 9 del 10 marzo 2002
Inform@zione
Livorno: solidarietà ai clandestini
Eravamo in circa 300, tra cui numerosi immigrati, la sera di sabato 23 febbraio
alla manifestazione organizzata dal Livorno social forum in solidarietà
ai clandestini incappati nella retata organizzata dal ministero dell'interno
che ha portato alla espulsione di circa un migliaio di stranieri "non in
regola". Organizzata nel giro di pochi giorni la manifestazione ha avuto un
buon successo: senza bandiere e con due striscioni (uno del Livorno social
forum e l'altro del Centro sociale Godzilla) il corteo si è snodato
nelle affollate vie del centro. Si è notata la partecipazione di tanti
giovani assieme a vecchi militanti di Rifondazione comunista, dei verdi e,
udite, udite, anche del segretario dei DS, da qualche mese riscopertosi
solidale con i clandestini. Sulla sua coerenza molti dei partecipanti hanno
espresso molti dubbi e non sono mancati alcuni slogan giustamente critici con
la politica dei DS. Buona la presenza degli anarchici della Fai, alcuni dei
quali a Livorno fanno organicamente parte del Social forum. La manifestazione
si è conclusa con un sit in di fronte alla Questura.
Da parte mia concludo questo breve resoconto ricordando una frase di Errico
Malatesta, frase tanto vecchia quanto ancora attuale: "Se di stranieri si vuol
parlare, allora per noi lo straniero non è colui che è nato al di
là di una frontiera e parla una lingua diversa, o ha la pelle di diverso
colore. Lo straniero, il nemico, è l'oppressore, è lo
sfruttatore, è chiunque, in qualunque paese, sottomette a se un altro
uomo" (in "Volontà" del 7 marzo 1914).
L'incaricato
Cagliari: un altro aspetto del "Grande Fratello"
I compagni di Fraria, a Cagliari tra il 14 ed il 15 febbraio hanno trovato
nella loro sede una microspia. Riportiamo di seguito il comunicato da loro
emesso.
"In via Sardegna 130 a Cagliari, giovedì 14 febbraio, casualmente
è stata scoperta, celata dietro il perlinato (rivestimento in legno
delle pareti), una apparecchiatura consistente in: una microcamera autofocus
digitale, composta da un obbiettivo, un trasformatore da 10-12,5V ed un
trasmettitore.
Insospettiti da questo rinvenimento, abbiamo operato una bonifica della sala
(ovvero smontato pezzo per pezzo il perlinato) e individuato due microfoni, uno
dei quali era nascosto ad arte dietro la scatola del salvavita, mentre l'altro
all'interno di una presa elettrica, ambedue funzionanti con lo stesso tipo di
circuito elettrico.
Venerdì 15 febbraio verso le ore 15, cinque individui qualificatisi come
appartenenti alla D.I.G.O.S., accompagnati da due volanti della polizia,
irrompendo ed esigendo l'esibizione dei documenti di identificazione,
chiedevano insistentemente la restituzione del materiale ritrovato. Al rifiuto
di restituirglielo e alla richiesta dei compagni di un eventuale mandato (al
fine di appurare se questa azione di spionaggio fosse autorizzata dalla
magistratura o meno), rispondevano di non avere nessuna autorizzazione scritta
ma soltanto verbale. I poliziotti che invadevano i locali, dopo un vivace
diverbio venivano allontanati in maniera decisa. I suddetti ritrovamenti sono
stati documentati tramite foto e video (nella loro collocazione originaria), in
modo da avere una immediata testimonianza e di non dare ai prodi tutori della
legge l'occasione di smentire tutto. Non è la prima volta che il C.D.A.
Fraria è nel mirino degli apparati repressivi, infatti numerose sono le
inchieste nei confronti delle persone che lo frequentano ed è anche
plausibile che le medesime tecniche di spionaggio, che violano il privato degli
individui, siano o possano essere state adottate nelle case dei compagni\e. A
conferma di ciò, un avvenimento accaduto nell'abitazione di alcuni
compagni, venerdì 21 dicembre scorso alle ore 10,20 uno dei compagni in
attesa che la sua compagna rincasasse, quindi rimasto solo in casa, avverte dei
rumori provenienti dalla porta e vi si precipita, scoprendo che due individui,
un uomo ed una donna dall'aspetto giovanile, tentavano furtivamente di
introdursi nell'abitazione. Ci troviamo di fronte all'ennesima provocazione da
parte delle forze dell'ordine: ai pedinamenti, alle perquisizioni, alla
continua richiesta di documenti e al controllo capillare del territorio, si
aggiungono questi sofisticati metodi di controllo. Quello che vogliono è
il controllo delle nostre menti, delle nostre personalità e dei nostri
corpi, il tentativo di bloccare preventivamente chi si pone al di fuori dei
meccanismi istituzionali autorganizzando i propri percorsi di lotta.
Evidentemente siamo di disturbo rispetto al tentativo di omologazione e
subordinazione delle coscienze, cui loro aspirerebbero per il completo
indottrinamento del nostro essere.
Non intendiamo lasciarci intimidire e proseguiamo nel nostro percorso di lotta
e libertà.
Fraria, via Sardegna 130 - Kastedhu"
Perquisizioni a Rio Marina
Nella notte fra venerdì 15 e sabato 16 febbraio una trentina di
carabinieri della compagnia di Portoferraio hanno perquisito le abitazioni di
otto ragazzi di Rio Marina (Isola d'Elba) e uno di Piombino, con la scusa della
ricerca di armi. Se ne sono andati a tarda notte, senza aver trovato le armi ma
con il bottino di due mazze da baseball, 4-5 coltelli (non sanno contare?),
bandiere con il "Che", pubblicazioni anarchiche, volantini anti Mc Donald's,
testi di canzoni, una foto del sindaco Bosi.
I carabinieri hanno giustificato l'operazione, affermando che intendevano
verificare se i giovani avevano commesso reati nell'esprimere la propria
opinione, visto che vengono considerati interessati anche alle idee
anarchiche.
In particolare i giovani sarebbero sospettati per alcune scritte apparse sui
muri di Rio Marina contro il sindaco, i carabinieri e il papa.
C'è da domandarsi che cosa spinge una trentina di adulti, si presuppone
capaci di intendere e di volere, ad introdursi nottetempo nelle abitazioni di
otto ragazzi sconosciuti, per sequestrare volantini e magliette che sicuramente
saranno già in qualche archivio dello Stato?
Sicuramente c'è il miraggio dello straordinario notturno, ma forse
c'è anche la coincidenza che il sindaco di Rio Marina è anche
sottosegretario alla difesa. Non siamo mai stati estimatori dei carabinieri, ma
sarebbe davvero un triste regime se si fossero ridotti a milizia personale di
un politicante di paese, preoccupato dalla luce che un pugno di dissenzienti
potrebbe fare sulla sua gestione.
Per parte nostra, non possiamo che esprimere la massima solidarietà alle
vittime di questa ingiustificata repressione.
l'incaricato
Anarchici contro la TAV
Continuano le iniziative di carattere popolare in Val di Susa contro il
progetto di Treno ad Alta Velocità (TAV). Sabato 23 febbraio erano in
mille a manifestare a Bussoleno, in provincia di Torino, dietro lo striscione
NO TIR NO TAV FERMIAMOLI ORA, per chiedere il contingentamento dei transiti
degli autoarticolati in una delle zone più inquinate del Belpaese e per
continuare nelle iniziative contro il progetto di un treno superveloce che
dovrebbe connettere i distretti produttivi della Pianura padana con quelli del
Nord Ovest dell'Europa.
Visibili anche alcune bandiere rosse e nere tra i vari comitati spontanei sorti
in Valle e cintura torinese presenti sabato, assieme alla Comunità
Montana ma soprattutto ai molti abitanti delle zone interessate. Tutti
determinati a contrastare l'ipotesi di un'opera da 15 Mld di Euro, a carico
dell'erario pubblico, che demolirebbe il territorio con una doppia galleria di
54 Km sotto monti alti 3000 m., in una zona a rischio di asbesto (amianto) e
uranio, prosciugherebbe falde acquifere e necessiterebbe di parti rialzate
(piccole dighe) nei tratti a cielo aperto.
Le bandiere del NO TAV sventolano dunque sempre forte ed il vento della
protesta non ha nessuna intenzione di placarsi, anche quando i riflettori dei
mass media sono rivolti altrove.
La Lumaca
Modena UN a Libera
Nella campagna modenese a pochi chilometri dal centro città c'è
Libera. Due anni orsono era poco più di un rudere, una vecchia cascina
ormai abbandonata da anni: il tetto era in buona parte crollato, gli impianti
da rifare, il pozzo prosciugato. Oggi, dopo due anni di occupazione, il posto
è tornato a vivere: ci sono otto belle stanze con cucina, bagno e
terrazza in cui vivono diversi compagni. Al pian terreno c'è un centro
di documentazione, una vasta sala per le iniziative, il bar, la distribuzione
di libri, riviste, magliette, dischi. L'incontro con i compagni avviene in un
clima rilassato di confronto e collaborazione: si discute a lungo di
Umanità Nova. Noi della redazione raccontiamo il nostro lavoro, la
scelta di privilegiare l'informazione, di mantenere aperto uno spazio di
comunicazione libero, parliamo della necessità del contributo di tutti i
compagni sia per la distribuzione che per la raccolta di notizie che altrove
non trovano spazio. Si accavallano le domande, le osservazioni, i ragionamenti.
Poi la discussione prosegue davanti ad una buona cena vegana. In serata si
è tenuto un concerto di finanziamento del nostro giornale.
m. m.
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