Da "Umanità Nova" n. 11 del 24 marzo 2002
Il processo a Milosevic e gli USA
Effetto boomerang?
A livello mediatico è stata messa la sordina alle vicende del processo contro il dittatore serbo Slobodan Milosevic. Le pietose figure fatte dal Tribunale sui crimini di guerra de L'Aja negli ultimi giorni di udienza stanno convincendo l'amministrazione Bush, il principale sponsor e finanziatore del Tribunale, a correre ai ripari.
Come si ricorderà il Tribunale Internazionale è sorto nel 1993 per punire i crimini compiuti nella guerra nella ex-Jugoslavia e, successivamente, nel Ruanda. I primi procedimenti di svolgono a L'Aja, i secondi a Arusa (Tanzania). Gli Stati Uniti hanno fortemente voluto il processo a Milosevic poiché la sua incriminazione ha un forte valore simbolico: processare l'ex grande capo serbo serve a coprire le responsabilità della NATO e quindi degli americani nella tragedia kosovara. È bene ricordare che quando Milosevic è stato trasferito nella sede del Tribunale de L'Aja, il 28 giugno 2001, le accuse contro di lui riguardavano solo la guerra nel Kosovo (gennaio-giugno 1999) e non i crimini compiuti durante le operazioni in Croazia e Bosnia prima che Milosevic fosse coinvolto con il suo avversario-complice, il presidente croato Tudjman, negli accordi di Dayton. Solo successivamente (novembre 2001) il P.M. del Tribunale de L'Aja ha presentato le incriminazioni per le stragi compiute in Bosnia fra il 1992 e il 1995. Il carattere politico e non giudiziario del processo contro Milosevic è dimostrato anche dalla assenza di ogni riferimento sia alle responsabilità della NATO nei bombardamenti contro obiettivi civili sia a quelle degli Stati occidentali nel propagarsi delle pulizie etniche in Krajna come in Bosnia.
Lo scopo principale del processo non è tanto di inchiodare alle proprie responsabilità Milosevic e i suoi compari (in Serbia, in Croazia, in Bosnia come nelle cancellerie occidentali) quanto quello di giustificare il carattere "umanitario" dei bombardamenti NATO su Kosovo e Serbia. Come ha fatto giustamente osservare Catherine Samary su "Le incoherence du Tribunal penal international, apparso sul sito de Le monde diplomatique nel luglio 2001, l'originaria accusa contro Milosevic, che riguarda fatti avvenuti in Kosovo fra il gennaio e il giugno 1999, mira a rafforzare la tesi della necessità dell'intervento NATO (i bombardamenti iniziarono in marzo) che però dimentica che durante le trattative di Rambouillet (febbraio-marzo 1999) niente fu detto sulle azioni di pulizia etnica iniziate dai serbi nel gennaio.
Il fatto è che il processo a Milosevic rischia di divenire un pericoloso boomerang per gli americani che pure l'hanno fermamente voluto. Oggi gli Stati Uniti si rendono conto dei rischi e cercano di fare rapidamente retromarcia anche nella loro ottica assolutamente contraria alla istituzione di un tribunale penale internazionale permanente. Nel novembre 2001 l'amministrazione Bush ritardò il finanziamento al Tribunale internazionale e più recentemente, marzo 2002, l'alto funzionario USA per i crimini di guerra ha dichiarato che il suo governo desidera che i Tribunali (L'Aja e Arusa) "compiano il loro lavoro entro il 2008-2009". Insomma: i padroni siamo noi e decidiamo noi come si devono fare questi processi!
D'altra parte se non fossero gli americani a comandare il tribunale de L'Aja avrebbe lavoro assicurato per molti altri anni: pensate al processo contro gli alleati americani al governo in Turchia per i massacri in Kurdistan, contro Putin e i suoi per i crimini in Cecenia o contro i signori della guerra dell'Alleanza del Nord oggi litigiosi "governanti" in Afganistan, ieri autori di massacri contro donne e bambini.
Antonio Ruberti
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