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Da "Umanità Nova" n. 13 del 14 aprile 2002
Riforma Moratti
Il peso della chiesa
La Riforma Moratti, è già stato detto ed è bene ripeterlo,
si inserisce perfettamente nel solco dei provvedimenti presi dai precedenti
governi, tra i quali si sono distinti per zelo quelli del centro-sinistra.
Rispetto ai provvedimenti presi o prospettati nel recente passato, quelli in
via di attuazione sono senz'altro più duri e dirompenti, ma è
questione che, questa volta, si punta alto, si punta a "concludere il lavoro",
se non troveremo modi ed energie per fermare questa brava gente.
Quella della Moratti è una riforma che a mio parere mira ai seguenti
quattro obiettivi fondamentali.
- Risparmiare sulla spesa pubblica tagliando drasticamente il numero degli
addetti. Si parla di alcune centinaia mi migliaia di docenti nei prossimi dieci
o quindici anni e la cifra, per assurda che possa apparire, è del tutto
attendibile. È quella di cui parlava qualche anno fa un certo Norberto
Bottani, se non vado errato ora consigliere della signora ministro, in un suo
libro dal titolo significativo "Professoressa addio".
- Favorire ed estendere la scuola privata, sia foraggiandola cospicuamente con
le risorse tolte a quella pubblica sia procurandole clienti attraverso
l'abbattimento della capacità concorrenziale di quest'ultima
(diminuendone la qualità) e determinando quindi lo spostamento di
consistenti fette di "utenza" in grado di pagare.
- Ridurre la cultura, in modo definitivo e irreversibile, a una merce; infatti,
secondo l'ideologia corrente soltanto ciò che si può vendere a
comprare, soltanto ciò su cui si può realizzare un profitto, ha
ragione d'essere. Il resto è niente.
- Stroncare una categoria di lavoratori, gli insegnanti, che non sono certo
né sono mai stati dei rivoluzionari, ma che per la particolarità
del loro lavoro e al di là delle loro caratteristiche politiche e
culturali sono ancora abbastanza "liberi" e non sottoposti né addestrati
ad una rigida disciplina d'azienda.
All'interno di questo schema, che può apparire semplicistico e che
avrebbe bisogno di alcuni chiarimenti ed approfondimenti (ad esempio, vedere
quanto la scuola pubblica sia ancora tale vista l'autonomia e la trasformazione
in azienda, quanto sia stata o sia "pubblica" e non, invece, "di stato" con
tutto ciò che ne consegue), meriterebbe particolare attenzione un
aspetto di cui a volte si fa cenno, ma che a mio avviso viene passato, non
certo nell'ambiente anarchico, è vero, un po' troppo sotto silenzio:
l'ingerenza della chiesa cattolica.
Della Chiesa cattolica non siamo mai riusciti a liberarci, ma da qui in avanti,
se negli ambienti laici in generale non si rinvigorisce la lotta e non si
riscopre il gusto salvifico dell'anticlericalismo, la situazione andrà
peggiorando a vista d'occhio.
Le scuole private, che come si sa sono in buona parte in mano ai preti, hanno
ricevuto e riceveranno sempre maggiori finanziamenti; inoltre, gli istituti che
vengono riconosciuti sulla base della cosiddetta "parità" aumentano di
numero ogni giorno che passa. In altre parole, se fino a qualche tempo fa
questi inquinatori delle coscienze umane dovevano un po' arrangiarsi per pagare
gli stipendi ai loro dipendenti (senza con questo voler dire che abbiano mai
avuto grandi difficoltà)e anche, alla fine, mandare i loro studenti al
vaglio degli esami nelle scuole pubbliche, da cui venivano giustamente
falcidiati, adesso si vedono non soltanto lautamente finanziati, ma anche
riconosciuti e perciò autorizzati a giudicare da se soli il livello di
preparazione di un'utenza che profumatamente e, suppongo, non a vuoto, li paga.
Ciò, si capisce, porterà loro un aumento delle iscrizioni.
Non è finita. I docenti che lavorano nelle loro scuole, se non sono
quelli della scuola pubblica che ci vanno a tempo perso per arrotondare
(qualche caso c'è), sono stati assunti non tramite concorso, cioè
con almeno una parvenza di serietà ed imparzialità, ma sulla base
di criteri clientelari e sull'adesione a valori, cultura e mentalità
perfettamente aderenti a quelli della chiesa cattolica e del padrone.
Nonostante ciò, sono "parificati" e osti sullo stesso piano di quelli
della scuola pubblica. Ragion per cui, il laureato un pi' somaro e dalla
cultura piuttosto nozionistica, nipote del monsignore o assiduo frequentatore
di parrocchie che ha trovato lavoro nella scuola privata, si trova a scavalcare
in graduatoria il docente precario "pubblico" con dieci anni di
anzianità e un paio di concorsi superati, dalle graduatorie dei quali,
per sfortuna, mai si è attinto.
Ancora. Sono stati immessi in ruolo alcune decine di migliaia di docenti di
religione cattolica. Trattandosi di precari, qualcuno potrebbe dire che la cosa
è in se positiva, ma io non sono d'accordo. Si tratta infatti di precari
un po' "particolari" sulla cui "particolarità" basterebbe a far
riflettere il fatto che sono entrati in ruolo senza alcuna difficoltà
nonostante siano nominati dalle Curie, cioè da uno stato estero, mentre
altri, da decenni "utilizzati" dallo stato in discipline che non sono
"opzionali", come lo è per ora la religione cattolica, vengono lasciati
fuori o licenziati.
Questa loro assunzione potrebbe risultare devastante. Anzi, lo è
già e potrebbe diventarlo ancor di più. Questi docenti possono,
volendo (e chi non lo vorrà), passare ad altra cattedra, così
come possono avvalersi di questa possibilità qualora la Curia che li ha
nominati li disconosca e revochi loro l'incarico, magari perché hanno
divorziato o perché si scopre che hanno l'amante o perché usano
il preservativo. Siccome i posti di IRC (Insegnamento Religione Cattolica) resi
liberi da questi transfughi od esonerati, saranno coperti con nuove nomine
curiali, se ne deduce che nel giro di un decennio i posti di docente che
saranno scampati alla falcidia dei provvedimenti Moratti, saranno in parte
consistente coperte da individui allevati nei seminari, negli oratori e nelle
università cattoliche.
Se a tutto questo aggiungiamo i vari cardinal Tonini piazzati nelle commissioni
che hanno il compito di stabilire la linea deontologica del docente e
foraggiare enti privati presso i quali gli studenti dovranno procurarsi i
certificati di credito per le materie eliminate) la Religione cattolica
sarà una delle poche obbligatorie e intoccabili, alla fine uno si
domanda se per caso non siamo cittadini del Vaticano. E ci rispondiamo che si,
i tempi di Porta Pia sono lontani e la lunga marcia iniziata con Gentiloni,
proseguita con Mussolini, il "compromesso storico" e Craxi, è giunta al
suo traguardo. E quindi è il tempo di ripartire all'attacco
perché mai come ora le idee di rivolta, di anticlericalismo, di libero
pensiero, sia pure minoritarie, sono attuali e urgenti per la salvezza umana.
Tanto per restare in tema.
R. E.
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