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Da "Umanità Nova" n. 13 del 14 aprile 2002

inform@zione

Sestri Levante: occupato e sgomberato l'ex-mattatoio
"...Vogliamo spazi liberi, pubblici, e gratuiti, dove poter organizzare concerti, appuntamenti culturali e dibattiti."
Con queste motivazioni un gruppo di persone, di età compresa tra i 20 e i 50 anni, si è data appuntamento sabato 30 marzo presso i locali dell'ex-macello di Sestri Levante (GE) situato in una traversa della centrale via Nazionale. Il posto è inutilizzato dal 1997.
Appena il tempo di pulire alcuni locali e risistemare gli ambienti che le forze dell'ordine, carabinieri e vigili urbani si presentano in loco; identificano 13 compagni e avvertono il sindaco DS Mario Chella il quale arriva circa mezzora dopo.
Indisponente al massimo fa finta di ascoltare le ragioni degli occupanti, e tira fuori parole del tipo "non tollero quest'abuso", "dovete andarvene", "l'area è in vendita", "a Sestri ci sono già spazi, bastava far richiesta", (si verificherà poi che sono i soliti posti accessibili in determinate fasce orarie e che costano un occhio) con l'aggiunta di qualche "sono aperto al dialogo ma...".
Propone un incontro da lui il martedì mattina successivo, in cambio dello sgombero volontario; i compagni chiedono tempo e il burocrate fissa alle 16 la scadenza della proposta-ultimatum.
I vigili urbani chiudono i cancelli per impedire che qualche simpatizzante si unisca ai manifestanti nel frattempo riuniti in assemblea.
La linea è di non muoversi di lì fino all'incontro di martedì (al quale non andranno) e di ribadire ulteriormente il significato politico del gesto.
Alle 16 l'incontro col despota in mezzo ad una significativa presenza di sostenitori dell'occupazione e forze dell'ordine (è anche arrivata la polizia con tanto di dirigente del commissariato di Chiavari). È riconfermata la decisione di tenere il posto ed è chiesto che i "compagni esterni" abbiano la possibilità di entrare. Dopo una quarantina di minuti di confronto a muso duro sale la tensione: alcuni compagni cercano di entrare e sono strattonati in malo modo dai vigili urbani in atteggiamento macista (mani alle fondine delle pistole e caschi in testa chissà per quale motivo).
Fortuna vuole che dall'altra parte prevalgano posizioni "esperte" che calmano gli animi e poco dopo arriva la notizia che il sindaco da tempo fino a lunedì sera per sgomberare.
Ed è subito festa... l'iniziativa assume quei connotati ludici tipici di queste situazioni; dopo tanta tensione è più che legittimo. Arriva gente entusiasta di partecipare, incuriosita e stupita di quest'azione clamorosa per il Tigullio perbenista; Sabato sera e la domenica di Pasqua scorrono tranquille tra libagioni e discussioni politiche chiarificatrici su posizioni diverse, anche contrastanti ma sempre corrette e senza prevaricazioni.
La cosa più importante che è subito messa in chiaro: non si tratta di un avanguardia che ha occupato uno spazio per dirigerlo (ahimè tipico di molti CSOA) ma di un gruppo di individui che vuole offrire la gestione a tutti coloro che lo desiderano.
Comincia a trasparire, purtroppo, la difficoltà di riuscire a continuare l'occupazione per rapporti di forza oggettivamente inferiori rispetto ad una repressione di un certo livello.
Lunedì di pasquetta è indetta un assemblea aperta alle ore 17. Sono presenti circa cento persone eterogenee politicamente (ragazzi/e di Inmensa e di altri centri sociali genovesi, compagne/i di La Spezia, anarchici federati e non, militanti di rifondazione, singolarità di sinistra in generale) e la discussione procede vivace ma difficoltosa. ...alla fine si decide per concludere in serata l'occupazione con una festa e aspettare l'ordinanza di sgombero per il giorno.
Martedì verso mezzogiorno i vigili consegnano l'ordinanza ad alcuni compagni rimasti i quali si rifiutano di firmarla. Tredici i denunciati per occupazione abusiva di un immobile verso i quali scatterà una campagna di solidarietà.
Liberamente tratto da una mail di Pierre

Bologna 6 aprile. Contro tutti i nazionalismi
Con questa caratterizzazione si é svolta l'iniziativa anarchica del 6 aprile. Di fronte alla necessità di contestare in senso antifascista lo svolgimento del congresso di Alleanza Nazionale l'iniziativa anarchica ha raccolto una lunga teoria di dissociazioni.
Era quindi stato mantenuto un obiettivo minimo di tenere un presidio antifascista in piazza Maggiore.
Contemporaneamente le vicende internazionali mettevano al centro dell'iniziativa dei movimenti di sinistra la questione palestinese. Nella stessa piazza l'area dei forum sociali aveva convocato una manifestazione di protesta contro le politiche del governo israeliano e per la libertà del popolo palestinese.
Grazie alla presenza delle compagne e dei compagni del Coordinamento Anarchico dell'Emilia Romagna la nostra presenza era discreta permettendo che un centinaio di compagne e compagni confluissero nel corteo con la diffusione di un volantino internazionalista mentre una ventina di compagne e compagni rimanevano in piazza Nettuno a sostegno del presidio antifascista.
Nel volantino distribuito nel corso della manifestazione (che ha visto la partecipazione di circa 3000 persone) si coglieva l'occasione per denunciare e accomunare le politiche delle destre globali: le politiche segregazioniste del governo italiano in tema di immigrazione sono del tutto coerenti e assonanti con il segregazionismo imposto alla popolazione araba nel medio oriente. Ma lo stato di guerra non colpisce solo le popolazioni arabe ma anche la popolazione israeliana conculcandone le libertà, sottoponendo la società israeliana alla dittatura militare che dirige lo "sforzo bellico".
La soluzione alla questione palestinese non può essere trovata nella costituzione di un nuovo stato bensì per mezzo di una soluzione rivoluzionaria che liberi la regione dai nazionalismi e dai fondamentalismi ponendo la questione sociale come elemento centrale delle necessità del momento.
Questa la posizione espressa dagli anarchici, in parte espressa da alcune componenti dei forum sociali mentre la maggior parte dei manifestanti si appiattiva sulle parole d'ordine del nazionalismo arabo.
Speculare si é manifestata la mancanza di consapevolezza sulla specificità fascista del partito di Fini e della sua esibizione di potenza con la celebrazione del congresso nazionale a Bologna. Nonostante la nostra campagna antifascista abbia incontrato numerose solidarietà a livello individuale una direttiva di stampo togliattiano ci ha isolati nella protesta antifascista. Non solo i democratici di sinistra ma anche Rifondazione Comunista ha riconosciuto ad AN quella costituzionalità che solo la ragion di stato e la complicità fra ceti politici riesce a giustificare. Una cambiale che le "imprese politiche" porteranno all'incasso quando si discuterà nelle giunte come elargire finanziamenti al terzo settore.
Questo per la cronaca. Il bilancio, steso a caldo, nella bicchierata antifascista che ha chiuso la giornata nei locali del circolo Berneri, ci dice che questa iniziativa "minoritaria" ha comunque comunicato a livello di massa le nostre considerazioni dando visibilità ad una voce dissonante e non omologabile al democraticismo del "movimento dei movimenti".
redb

Venezia: uno strano attentato
Dopo averne già parlato sullo scorso numero di UN nell'articolo "Scajola e il gruppo TNT", cerchiamo di approfondire ulteriormente i retroscena dello "strano" attentato al tribunale di Venezia, compiuto all'alba dello scorso 10 agosto, che istituzioni statali e stampa continuano disinvoltamente ad attribuire agli anarchici, più o meno insurrezionalisti, o ai fantomatici NTA.
Come è noto, il giudice Casson incaricato delle indagini relative, dopo aver ritenuto del tutto inattendibili le rivendicazioni pervenute (comprese quelle siglate Falange Armata e NTA), incriminò sulla base di alcune testimonianze due personaggi collocabili a metà strada tra estrema destra e criminalità comune.
Nonostante la mancanza di alibi, le reciproche contraddizioni durante gli interrogatori e le tracce di tritolo rinvenute su un indumento di uno dei due, il ruolo in questa vicenda di tali personaggi continua a rimanere oscuro, anche se la loro posizione giudiziaria iniziale si è andata alleggerendo tanto che attualmente soltanto uno é detenuto con l'imputazione di detenzione di esplosivo, mentre l'altro è agli arresti domiciliari per una storia di cocaina.
Eppure i loro movimenti in quella notte e le loro identità sono tutt'altro che chiarite, anche se fin dall'inizio la stampa locale (e soprattutto Il Gazzettino) ha fatto del suo "meglio" per farli apparire soltanto come degli spostati, secondo un copione analogo a quello usato nei confronti di Insabato dopo l'attentato alla redazione del Manifesto, nonostante che la Digos veneziana (certo non sospettabile di filocomunismo) era stata costretta ad ammettere che si trattava di individui già noti per la loro vicinanza al Veneto Fronte Skinhead tanto che l'avvocato di sinistra Battain si é rifiutato di assumerne la difesa.
Grazie anche alle informazioni fatteci pervenire da un compagno, possiamo aggiungere i seguenti ulteriori elementi: per le loro attività commerciali e le loro parentele risultano entrambi in contatto col "milieu" malavitoso e parafascista, uno dei due è uscito dalla Lega Nord su posizioni ancora più a destra e si parla anche di satanismo, "passione" peraltro condivisa da altri personaggi inquisiti legati al Veneto Fronte Skinhead, inoltre per la propria situazione di marginalità uno apparirebbe come pedina ideale per operazioni poco chiare.
Difficile credere che si tratti soltanto di coincidenze e di controfigure; mentre la bomba al tribunale continua a ricordare come il Veneto non abbia mai smesso di essere un crocevia di trame occulte e un laboratorio dell'eversione di destra.
ALTRA INFORMAZIONE

Benevento: Contro gli stati, per la libertà dei popoli
Sabato 6 aprile 2002, a Benevento, si è svolta una giornata di solidarietà con il popolo palestinese con un corteo che ha attraversato la città ed un "sit-in" di fronte al "Palazzo del Governo" - la prefettura. In serata si è svolto un incontro-dibattito, con la partecipazione e la testimonianza di compagni appena rientrati dalla missione pacifista in Palestina.
Hanno aderito, tra gli altri, CS Depistaggio, Laboratorio contro le guerre, Associazione "I 9 semi" (Commercio E&S), Disobbedienti Sanniti, PRC ed associazioni artistiche e sportive. Sostanzialmente assenti le istituzioni e gli altri partiti.
Gli anarchici di Benevento, ed i compagni anarchici di Acerra, hanno partecipato alla manifestazione con un proprio striscione ed un proprio volantino: "Contro gli stati, per la libertà dei popoli".
Non soltanto uno slogan, ma una analisi che nettamente si discosta da quanti credono, o vogliono far credere, che la soluzione del "problema palestinese" sia semplicemente nella creazione di un nuovo stato.
Non crediamo che il comportamento israeliano sia paradossale: gli oppressi di ieri che diventano i carnefici di oggi. Appare fin troppo chiaro e per nulla contraddittorio che ieri era uno stato (nazista) che torturava un popolo (quello ebreo) ed è uno stato (quello israeliano) che oggi tortura un altro popolo.
Resta nostro convincimento che è invece necessario rafforzare l'opposizione alla guerra, al capitale, al militarismo, alla "globalizzazione" che sono strumenti ed essenza di ogni Stato.
anarchici di Benevento



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