Da "Umanità Nova" n. 15 del 28 aprile 2002
Procreazione assistita
Incubatrici e cavie
"Onorevoli
Colleghi! - La presente proposta di legge, che pone le premesse per lo statuto
dell'embrione umano e stabilisce a quali condizioni è lecita la
procreazione medicalmente assistita, si basa su tre concetti
fondamentali:
1) l'embrione umano è soggetto umano in atto fin dalla fecondazione
dell'ovulo;
2) la difesa dell'istituto familiare, quale cellula fondamentale della
società e centro vitale per la continuità della specie;
3) la difesa del diritto del nascituro ad avere un padre e una madre che lo
allevino, lo amino, lo educhino e gli assicurino il necessario sostentamento
fino alla maggiore età."
Strano iniziare un articolo in questo modo. Eppure queste righe
contenute nella relazione introduttiva che accompagnava la presentazione della
legge sulla procreazione assistita spiegano meglio di qualsiasi discorso quali
siano gli intenti di questa legge.
Ci troviamo di fronte, forse senza esserci resi conto fino in fondo di quanto
ciò possa essere dirompente, alla prima legge "etica"; ad una legge che
dovrebbe discutere di "tecniche di riproduzione" ma in effetti è solo e
soltanto una legge sull'embrione. Solo e soltanto una legge su come donne e
uomini in questo paese debbano regolare i rapporti interpersonale.
Continuiamo con le citazioni dalla relazione introduttiva.
" La protezione giuridica dell'embrione umano è necessaria sia per
esigenze giuridiche (togliere la vita a un embrione umano, che è
soggetto umano in atto, è un reato contro la persona, come e più
della violenza sessuale, poiché quest'ultima è pure essa un reato
contro la persona, ma non recide una vita umana), sia per esigenze sociali (il
principio fondamentale della democrazia è che la libertà di
ciascuno finisce ove comincia la libertà altrui - e quale libertà
è maggiore del diritto alla vita? - per cui travolgere il principio
della difesa della vita di un essere umano indifeso significa travolgere la
diga principale a salvaguardia della democrazia: la democrazia degenera in
permissivismo, ove ognuno si sente autorizzato a fare ciò che più
gli conviene, senza preoccuparsi del bene altrui)."
Ogni commento è inutile: il diritto dell'embrione a nascere va
contro qualsiasi volontà materna. Che senso aveva affermare questo
principio se non quella di giungere in tempi brevissimi ad una revisione del
diritto d'aborto? Un figlio è più importante della donna che "lo
contiene", anche se questo figlio fosse il prodotto di uno stupro… La
volontà statale ancora una volta schiaccia la libera decisione.
Un figlio non nascerà più da una relazione tra lui e sua madre:
sarà un'altra cosa, partorita da un contenitore, al di là della
scelta della donna, del suo cuore, del suo cervello, del suo corpo.
Una legge pericolosissima questa che si comprende meglio se insieme ad essa si
analizzano tutte le strategie che già ora sono messe in atto a favore
della famiglia "tradizionale".
Questa legge vieta l'inseminazione eterologa (cioè il seme maschile
può venire solo da quello del marito della donna e non da un donatore),
un emendamento già preannunciato toglierà alle coppie di fatto la
possibilità di usufruirne, riservandola solo a quelle regolarmente
sposate (di coppie omosessuali neppure a parlarne). Ma che paura può
fare uno spematozoo che non appartiene al padre "legale". Rispondiamo ancora
con le parole dell'introduzione: "La fecondazione artificiale eterologa lede
i diritti del figlio, lo priva della relazione filiale con le sue origini
parentali e può ostacolare la maturazione della sua identità
personale. Essa costituisce, inoltre, una offesa alla vocazione comune degli
sposi... Tale alterazione delle relazioni personali all'interno della famiglia
si ripercuote nella società civile: ciò che minaccia
l'unità e la stabilità della famiglia è sorgente di
dissensi, di disordine e di ingiustizie in tutta la vita sociale". Che dire
di più? L'intento è chiarissimo!
Questa una legge che a parole vuole difendere la vita, la vita che ancora non
esiste: di fatto la donna che si sottoporrà ad inseminazione artificiale
rischierà invece la sua. Infatti ogni embrione prodotto dovrà
essere a qualsiasi costo impiantato nell'utero della donna, sia esso sano o
malato. Qualsiasi aborto terapeutico è vietato. La donna dovrà
tenersi il suo embrione in qualsiasi caso. Non solo: poiché gli embrioni
non potranno essere crioconservati (cioè "congelati"), se per la donna
dovessero sorgere problemi (fisici, psichi, sociali), saranno solo fatti suoi:
gli embrioni dovranno essere in qualsiasi caso impiantati.
Oggi al momento del parto la donna ha il diritto di richiedere l'anonimato:
ciò sarà vietato alla donna che ricorre all'inseminazione
artificiale.
È chiaro che qualsiasi libera decisione soprattutto della donna, ma
anche dell'uomo, è assolutamente bandita. Dopo essersi messi nelle mani
di un medico, la donna diventa solo una cavia. Sul suo corpo può essere
fatta qualsiasi cosa… La donna reale, concreta, viene sacrificata in nome
di un ideale di vita che non possiamo neppure definire astratto, perché
è concretissimo. La famiglia tradizionale in cui la donna è
l'ultima a decidere.
Il testo della legge è stato ridiscusso il 27 marzo scorso e sarà
nuovamente in aula tra pochi giorni. Il rischio è che sia approvato in
tempi brevissimi se le donne non riusciranno a far sentire la loro voce di
dissenso.
Rosaria
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