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Da "Umanità Nova" n. 15 del 28 aprile 2002
Letture: Guerra di classe e lotta umana
L'anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna
Luigi di Lembo, GUERRA DI CLASSE E LOTTA UMANA. L'anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla Guerra di spagna (1919 - 1939), BFS Edizioni, Pisa 2001, pagg. 232, Lire 30.000.
"Questo libro - si legge nella sintetica presentazione in quarta di copertina -
ricostruisce per la prima volta, in maniera dettagliata la storia
dell'anarchismo italiano nel periodo tra le due guerre mondiali"; in
realtà è molto di più perché risulta a tutti gli
effetti un saggio, importante, riguardante sia la storia del movimento operaio
che la storia sociale d'Italia.
Infatti l'attenta, documentata e sempre ragionata ricerca di Gigi Di Lembo ha
in sé innumerevoli motivi di interesse non solo per chi, come storico o
come militante, vuole approfondire le vicende, i programmi, le esperienze
organizzative e l'azione rivoluzionaria dell'anarchismo, ma può
rivelarsi estremamente utile e interessante anche per quanti non si
accontentano delle ricostruzioni storiche che, come si suol dire, "passa il
convento" della storiografia accademica subalterna nei confronti delle
interpretazioni più in sintonia col potere politico o, peggio, figlie
del dilagante quanto grossolano revisionismo orchestrato dalle destre che oggi,
dopo essere salite al governo, giungono a stilare liste di proscrizione non
solo dei libri ma anche degli insegnanti non-allineati col nuovo regime.
Gli anni presi in considerazione, dal 1919 al 1939, furono cruciali non solo
per il movimento anarchico, ma per l'intera società italiana, tanto che
secondo alcuni storici tra prima e la seconda guerra mondiale non ci fu in
realtà soluzione di continuità: dai conflitti sociali prodotti
dalle contraddizioni prodotte e messe in moto dalla "Grande guerra" alla
situazione insurrezionale culminata con l'Occupazione delle Fabbriche, dal
sorgere del fascismo e alla guerra civile scatenata dallo squadrismo
antiproletario, dall'avventura di Fiume alla rivolta antinterventista di
Ancona, dagli scontri armati tra Arditi del Popolo e forze della reazione alla
Marcia su Roma, dall'attività politica semiclandestina degli
antifascisti agli attentati contro Mussolini, dalla volontà di non darsi
per vinti dimostrata da un'intera generazione costretta dal fascismo nelle
galere, al confino e all'esilio alla guerra di classe in Spagna, sono due
decenni in cui si combatte una lotta durissima tra l'idea stessa di
emancipazione umana e il dominio, in tutte le sue varianti, intenzionato a
perpetuare in ogni modo le disuguaglianze sociali e la divisione in classi
dell'umanità.
Dentro questa autentica guerra sociale, l'anarchismo ebbe un ruolo quasi sempre
di primo piano, anche se ancora oggi in gran parte misconosciuto, e pur tra
errori, divisioni e sconfitte tale esperienza che peraltro coinvolse, e sovente
travolse, migliaia e migliaia di vite di militanti non solo ha scritto
attraverso la loro azione fondamentali pagine di storia ma è stato anche
un incredibile laboratorio di metodi, analisi, intuizioni, teorie,
sperimentazioni a cui ancora oggi si attinge e ci si riferisce, anche se
impropriamente, quando la sinistra vuole reinventarsi nuova e al passo coi
tempi, basti pensare alla riscoperta critica antiautoritaria, all'idea di
autonomia di classe, alla pratica dell'autogestione, all'organizzazione
federalista, alla parola d'ordine della diserzione antimilitarista...
Per questo avere, attraverso l'intensa narrazione di Gigi Di Lembo, la
possibilità di conoscere in modo organico il percorso in quegli anni
dell'anarchismo e dei suoi protagonisti non è un'operazione nostalgica o
anacronistica, ma implica immediatamente una riflessione politica e culturale
sulle dinamiche attuali, trasformando la memoria in questione viva e
dirompente.
Infatti, come scriveva Italo Calvino, "la memoria conta veramente solo se tiene
insieme l'impronta del passato e il progetto del futuro, se permette di fare
senza dimenticare quel che si voleva fare, di diventare senza smettere di
essere, di essere senza smettere di diventare".
Questo appare senz'altro l'intento del lavoro di Gigi con cui non vuole fare
una storia dell'utopia, ma ripercorrere un'utopia che si è fatta storia
ben dentro il divenire sociale di un'epoca; basti pensare alla "breve estate
dell'anarchia" in Spagna quando, nonostante una feroce guerra in corso, fu
dimostrato concretamente che per vivere e svilupparsi la società
può fare benissimo a meno dei padroni e dell'apparato statale.
Paradossalmente ad avvertire, con preoccupazione, queste persistenti
potenzialità sono più gli osservatori della destra che la
sinistra politica la quale, pur affermando di volersi liberare del passato
staliniano, raramente riesce ad affrancarsi dall'avversione anti-anarchica,
propria peraltro anche delle socialdemocrazie.
Ne è un esempio quanto scritto recentemente (settembre 2001) su "Area",
mensile della destra sociale vicina ad Alleanza Nazionale: "Nel 1937, in uno
dei momenti più bui della guerra civile europea, quando gli anarchici
andavano a combattere sul fronte di Barcellona, dipingevano i loro treni di
rosso e nero, gli stessi colori e le stesse geometrie abbondantemente
riproposti sui treni dei contestatori anti-G8, che hanno solcato in lungo ed in
largo i paesi dell'Europa occidentale in questa torrida estate. Prove generali
di un nuovo conflitto sociale."
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