unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 16 del 5 maggio 2002

Chi controlla i controllori?
17 marzo 2001: prova generale prima di Genova

La notizia dell'arresto a Napoli di otto agenti della Polizia di Stato a seguito delle indagini sui fatti del Marzo 2001, è per noi un occasione per riflettere compiutamente su quello che sta accadendo in Italia.

Quel giorno a Napoli si consumò il primo massacro di piazza organizzato in occasione di un vertice internazionale in Europa: dopo i primi scontri nei quali le forze dell'ordine si trovarono in netta difficoltà a causa del forte tentativo di penetrazione della cosiddetta Zona Rossa da parte dei manifestanti, si arrivò a un epilogo in cui la furia repressiva e vendicativa degli agenti raggiunse il suo culmine: piazza Municipio fu letteralmente chiusa da carabinieri, poliziotti e finanzieri, essa divenne un enorme catino senza vie di fuga. L'accerchiamento dei manifestanti si tramutò in un pestaggio collettivo e indiscriminato del quale furono vittime donne inermi, uomini, ragazzi giovanissimi che anche per la prima volta partecipavano ad un corteo così importante.
La caccia al manifestante proseguì anche nei pronto soccorsi degli ospedali, e nessuno tra chi si trovava a Napoli quel giorno, dimenticherà il rumore sordo dei manganelli sbattuti ritmicamente da poliziotti e carabinieri al passaggio dei compagni che si recavano alla stazione per tornare a casa col primo treno.

Tutti gli organi di informazione indipendente si mobilitarono subito per denunciare quello scempio, ma la cosa si sgonfiò rapidamente nonostante un primo interessamento di alcuni media nazionali.

Gli arresti di questi giorni hanno riportato all'attenzione di tutti quelle vicende.

Ciò che colpisce di più, ma che ci appare molto indicativa, è la convinzione di presunta impunità che la Polizia di Stato, dai suoi massimi vertici fino agli ultimi agenti, sembra voler addurre a giustificazione di quanto avvenuto allora.

Si ribadisce a gran voce che non è legittimo trattare in questo modo i tutori dell'ordine, come se questi fossero esentati dal rispettare quelle stesse leggi che con così grande solerzia vorrebbero far rispettare agli altri.

La maggioranza di governo si stringe intorno all'onore ferito della Polizia scagliandosi ancora una volta contro la Magistratura e dimostrando una serietà istituzionale da cabaret. I leader del centrosinistra annaspano in equilibrismi politici di un'ipocrisia irritante: sanno bene, infatti che a quel tempo erano loro a governare e a loro appartengono le responsabilità politiche di quelle operazioni.

"Disperdere" era la parola d'ordine: disperdere con manganelli e lacrimogeni anche i bambini vestiti da mucca pazza, in lacrime, stretti tra i loro genitori. Disperdere tutto e tutti: antagonisti, manifestanti, studenti con i loro insegnanti, fotografi e vigili urbani. Napoli come prova generale di Genova. Un successo militare, forse, ma un'irrimediabile sconfitta politica per chi dalla Questura o dal Viminale aveva pianificato tutto.

Ciò che accade in questi giorni ci appare come uno dei tanti scontri interni alle istituzioni italiane: il ritratto di una democrazia che fa acqua da tutte le parti. Certamente, ci auguriamo che venga fatta luce sulle responsabilità di chi impartì certi ordini, anche se ci crediamo poco. E se qualche cane da guardia di professione ha voglia di abbaiare perché finalmente qualcuno gli ha pestato la coda, faccia pure.

Lo scontro, la violenza, il manganello, l'intimidazione, lo scaricabarile sono tutte parole del vocabolario del Potere.

Noi continuiamo per la nostra strada.

Federazione Anarchica Siciliana - Nucleo "Giustizia e Libertà"



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