unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 18 del 19 maggio 2002

Torino. Antifascisti al confino

Due vicende accadute in questi giorni riportano all'attenzione di tutti la questione dei rapporti tra violenza e politica. Una è la nota vicenda di Napoli e della messa agli arresti domiciliari di alcuni poliziotti per presunte violenze avvenute dopo gli scontri di piazza del marzo 2001 a danno di manifestanti feriti, prelevati dagli ospedali della città, portati in una caserma e pestati, vilipesi, perquisiti. I poliziotti sono già stati rimessi in libertà dal Tribunale del riesame. L'altra, che non ha certo avuto lo stesso risalto, è accaduta a Torino: in occasione di un convegno di Forza Nuova che doveva tenersi in città, era stata organizzata una contro manifestazione antifascista, finita con cariche della polizia, lacrimogeni e botte; dopo un paio di mesi, vengono notificati ad alcuni presunti partecipanti alla manifestazione antifascista provvedimenti di obbligo di firma, di obbligo di non lasciare il comune di residenza, nonché di obbligo di restare nel proprio domicilio in caso di qualsiasi manifestazione pubblica si svolga a Torino. Le accuse sono resistenza, danneggiamento, ecc. Se la vicenda di Napoli è stata a livello repressivo il prologo di Genova, l'episodio torinese ha una sua specificità che va analizzata e approfondita. In concomitanza con il convegno di Forza Nuova, la manifestazione antifascista avrebbe voluto spingersi in corteo fino all'ex poligono del Martinetto, dove furono fucilati i membri del CLN torinese dai nazifascisti. Il corteo è stato vietato e sciolto con la forza dalla polizia. Oggi alcuni che avrebbero partecipato alla manifestazione sono destinatari di provvedimenti che ricordano alcuni di quelli presi durante il ventennio fascista nei confronti degli antifascisti: obbligo di firma, di dimora, di restare in casa durante manifestazioni pubbliche. Ma ricordano anche le misure che si prendono nei confronti di chi partecipa alle violenze negli stadi di calcio. Il segnale è chiaro: non è vietato esprimere idee naziste come quelle di Forza Nuova; è vietato fare dell'antifascismo militante. Perché l'attenzione non va posta tanto su ciò che capitò a Torino dopo che la manifestazione antifascista fu impedita e fu sciolta con la forza dalla polizia (cariche, lacrimogeni, fermi), ma sul fatto che sia stato proprio impedito il corteo fino ad un luogo dove si era svolto un eccidio nazifascista, in concomitanza con una manifestazione nazifascista come quella di Forza Nuova. E che oggi ci sia qualcuno a Torino che è al "confino" per aver partecipato alla manifestazione antifascista in quanto vietata, trattato come un teppista da stadio. A Napoli e Genova la violenza delle cosiddette forze dell'ordine ha colpito indiscriminatamente manifestazioni autorizzate. A Torino l'intervento repressivo si fa più selettivo e preventivo: dopo aver sciolto con violenza una manifestazione antifascista, si colpiscono solo alcuni e con misure che incidono sulla libertà di movimento e di espressione. La risposta a livello locale è stata l'indizione di una manifestazione proprio al Martinetto per sabato 11 maggio, manifestazione cui hanno partecipato anche alcuni dei "confinati". L'azione diretta (prenderci la libertà che ci vogliono togliere) è l'unica risposta a chi vuole stringere sempre più strette le maglie intorno all'opposizione sociale e antifascista crescente.

Torquemada



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org