unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 18 del 19 maggio 2002

inform@zione

Trieste: squadristi di Ya Basta in azione
Mercoledì 8 maggio, alle 17 si è svolta una conferenza organizzata dal Coordinamento Studentesco triestino (di cui faccio parte) sul tema dell'Argentina. Il Coordinamento è una realtà che comprende vari gruppi e individualità sia di studenti medi che universitari. Nello stesso edificio, lo stesso giorno, ad un'ora di distanza si è svolta un altra conferenza su finanza etica, tobin tax... organizzata da Studenti in Movimento e Lista di Sinistra dell'Università. Nei giorni precedenti erano stati affissi diversi manifesti e in svariati punti della città quelli a firma Studenti in movimento e Lista di sinistra coprivano quelli del Coordinamento. Siccome non era la prima volta che i nostri manifesti venivano coperti da altri di altre organizzazioni, molti dei componenti del Coordinamento decidevano di denunciare pubblicamente l'accaduto.
Ci siamo quindi recati nell'aula dove si svolgeva la conferenza di studenti in movimento, e qui, dopo la fine di una delle relazioni e prima della proiezione di alcune diapositive, un membro del coordinamento esponeva al pubblico i fatti, avanzando dubbi di boicottaggio politico. A quel punto alcuni di studenti in movimento ci chiedevano di andare fuori sulla terrazza a discutere. Mentre stavamo uscendo uno dei capi di "Ya Basta" iniziava senza motivo a spintonarci con fare aggressivo. Appena usciti iniziavamo a discutere a gruppetti con alcuni di studenti in movimento, ostacolati in ciò dall'atteggiamento aggressivo e arrogante di quelli di Ya basta, che fra l'altro non erano stati interpellati né da noi né - per quanto ne so - da altri, visto che la questione non li riguardava. La discussione con Studenti in Movimento era senza dubbio animata ma restava, come giusto, su un piano verbale di confronto. Ad un certo punto premeditatamente due dei capoccia di "Ya Basta" (quello di cui sopra più un altro) ci aggredivano a pugni conditi da pesanti insulti e minacce. Un terzo si "limitava" a spintonare e a dirci di andare "fuori dai coglioni" visto che noi non avevamo "diritto di stare lì". Nella breve colluttazione uno di noi si è beccato un bel pugno in faccia che lo ha colpito in pieno sullo zigomo, un altro un pugno in faccia (per fortuna in parte schivato) ed io una gomitata di striscio sul mento.
Per fortuna nessuno di noi ha avuto gravi conseguenze, ma si è trattato di un caso. Va detto che da subito i ragazzi di studenti in movimento presenti si sono interposti cercando di fermare gli aggressori e beccandosi per questo a loro volta spintoni e insulti. Alla fine sempre i suddetti laidi figuri ci costringevano a uscire per una porta secondaria in quanto "non avevamo diritto a rimettere piede in sala".
Non è la prima volta che fatti del genere accadono a Trieste, anzi: in città Ya Basta è conosciuta da molti per i suoi metodi violenti e autoritari, soprattutto nei confronti dei "dissidenti".
La cosa triste è che molti si ostinano a coprire e ad accettare certe pratiche, in nome di un'ipocrita unità.
Nella speranza che qualcuno apra gli occhi.
S.

Dio lo vuole!! ... Ma per adesso "Viva Maria"
Toponomastica ad Arezzo
Chi dovesse passare per il centro di Arezzo sappia che quando legge "Piazza Viva Maria" non legge l'ennesima piaggeria clericale di devozione alla Madonna, ma è il nome di un movimento reazionario che, al soldo dei preti, massacrò, nel 1799, liberi cittadini ed ebrei colpevoli solo di essere tali.
La piazza è stata inaugurata pochi giorni fa per iniziativa del vescovo di Arezzo, Monsignor Gualtiero Bassetti, immediatamente appoggiato dalla giunta comunale di AN e Forza Italia.
I movimenti sanfedisti devono il loro nome al più famoso di loro: le bande calabresi del Cardinal Ruffo che sterminarono gli insorti della repubblica partenopea del 1799.
La repubblica partenopea vide la luce nel contesto storico in cui nacquero tutte le altre repubbliche cosiddette giacobine, figlie soprattutto delle vittorie napoleoniche, dalla cisalpina alla cispadana, alla genovese, alla romana. Per la prima volta si affermarono i diritti dell'uomo e l'uguaglianza dei diritti civili per ogni persona. Si abolirono i ghetti e gli ebrei tornarono ad essere persone come tutti.
In Toscana i francesi arrivarono a marzo del 1799 ed anche qui, come era stato fatto altrove, si costituì un certo numero di municipalità rette dai rivoluzionari giacobini. Ma nel maggio dello stesso anno, con la sconfitta di Napoleone sull'Adda da parte dell'esercito austro-russo, tutte le truppe francesi furono richiamate, e dal mezzogiorno si diressero nel nord Italia. La notizia si sparse immediatamente ed ovunque si formarono movimenti sanfedisti composti per lo più da briganti (come le bande di Ruffo) e contadini cattolici. In Toscana e precisamente ad Arezzo il movimento sanfedista prese il nome di "Viva Maria". Si dice che il tumulto antigiacobino, scatenatosi il 6 maggio, fu frutto della visione della Madonna a S. Donato. Come negli altri centri della Toscana i sanfedisti, subito inquadrati e pagati dai preti e dall'aristocrazia più reazionaria, aggredirono ed arrestarono laici giacobini, sacerdoti giansenisti e donne considerate libertine. Le prime vittime furono però gli ebrei. A Siena, dove piombarono i "Viva Maria" ci fu un vero massacro con 13 ebrei, uomini e donne, squartati e bruciati vivi. A Monte San Savino, sede di una comunità ebraica di un centinaio di persone, i residenti furono assaliti ferocemente e, gli scampati, dovettero rifugiarsi a Firenze, senza poter più tornare nelle loro case.
Le nefandezze compiute dai sanfedisti in teoria dovrebbero inquadrarsi in quel coacervo di nefandezze (crociate, inquisizione, ecc.) di cui la chiesa nel 2000 fece "mea culpa". La voglia di mistificazione della storia è, evidentemente, più forte di questi falsi pentimenti.
Maurizio Marchetti



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org