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Da "Umanità Nova" n. 19 del 26 maggio 2002

Iraq. In attesa del "desert storm 2"
Il bastone e la carota

"Il Central Command del generale Franks, responsabile delle operazioni in Asia Centrale, non ha bisogno solo di basi aeree dal momento che anche le ultime notizie filtrate dal Pentagono confermano la necessità di impiegare 250.000 militari per dare il colpo di grazia a Saddam Hussein. Considerati i tempi necessari al ridispiegamento di uomini e materiali, peraltro già iniziato, molti analisti ritengono probabile l'avvio di 'Desert Storm 2' per settembre o ottobre, anche se non si esclude un'azione a sorpresa durante la torrida stagione estiva."[1]

Le voci di un nuovo imminente attacco contro l'Iraq si accompagnano alle notizie sulla decisione di applicare sanzioni "più umane" ad una popolazione martoriata da decenni di dittature, guerre, embarghi e via dicendo. La magnanima decisione dell'Onu (dopo oltre un milione di morti fra donne, bambini e "deboli" di ogni genere) avviene, su pressione statunitense, molto probabilmente, per togliere terreno di consenso al dittatore iracheno in vista, per l'appunto, di un futuro attacco militare estivo - autunnale.

La risoluzione ONU, che segue il famoso ricatto che passò sotto il nome di "oil for food" (risoluzione Onu n. 1409 del 1996), ovvero petrolio in cambio di cibo, consiste, in realtà, semplicemente in un cambiamento di procedure burocratiche, le quali consentirebbero all'Iraq di poter importare merci non sospette dopo un controllo, che non potrà essere protratto per oltre dieci giorni, della stessa Onu. Tra le merci proibite (l'elenco redatto consta di ben 332 pagine) l'elenco comprende oltre che armi e materiali ad uso duale - civile e militare - anche camion, computer, insetticidi, cosmetici, ...: sembrerebbe infatti che la bellezza delle donne irachene truccate potrebbe inficiare l'efficacia di un attacco militare via terra.

Quello che non cambierà sarà la destinazione del petrolio iracheno, che, per il valore di circa 10 miliardi di dollari l'anno, continuerà a finire sul conto amministrato dalle Nazioni Unite che, una volta trattenuta una quota per risarcire i danni di guerra al Kuwait, provvederà a pagare i fornitori.

La posizione attuale degli Stati Uniti non è certo facile: da una parte gran parte della Lega Araba è contraria ad un possibile intervento armato in Iraq: dopo la guerra in Afganistan i rapporti di partnership tra Usa ed Arabia Saudita, la più importante potenza dell'area, si sono notevolmente deteriorati.

Dall'altra lo scandalo, appena agli albori, sulla conoscenza da parte dell'amministrazione statunitense degli imminenti attacchi alle Torri gemelle avvenuti l'11 settembre 2001, o quantomeno dei possibili attacchi e dirottamenti via aerea, sospetti su cui, chi era a conoscenza delle dinamiche politiche interne e delle strategie geo-politiche internazionali statunitensi, aveva già rilevato una complicità del governo americano, quando non anche un espresso interesse di alcuni settori perché ciò accadesse, renderà quantomeno complicato esporre all'opinione pubblica che si colpirà l'Iraq per fermare la rete terroristica di Al Queda. Resta da vedere cosa faranno i nostri governanti europei (un possibile attacco all'Iraq potrebbe dividere la già fragile coalizione europea già frastornata dai pugni anti-europeisti dell'estrema destra) e come si comporteranno i guerrafondai presenti nelle sinistre istituzionali che hanno già fatto digerire due guerre ed un po' di missioni disumanitarie alle loro basi militanti ed elettorali.

Non da ultimo sarà interessante osservare se i Social forum locali, nazionali ed internazionali, avranno ancora la faccia tosta di ritenere compagni e compagne di viaggio partiti e raggruppamenti che non solo hanno rivendicato le precedenti guerre, ma che si sono premuniti di tener ben distanti le "violenze" degli zapatisti e così via.

La partita più grossa (la guerra) si giocherà con la farsa dei controlli degli ispettori Onu, l'altra, la commedia, con le prossime elezioni amministrative e politiche (Francia, Italia, Brasile ...)

Pietro Stara

[1] Analisi Mondo, Saddam si prepara alla guerra, in Analisi Difesa rivista telematica, n. 24, anno 3, in www.analisidifesa.it



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