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Da "Umanità Nova" n. 19 del 26 maggio 2002

Scuola: la riforma degli organi collegiali
Nessuna partecipazione nella scuola-azienda

Gli Organi collegiali, a una prima occhiata e visto come funzionano, non dovrebbero essere fra le priorità del momento, ma se la signora ministro ci mette mano ci sarà pure un motivo. La loro riforma, come si vedrà, è un tassello che rientra nel piano generale di smantellamento e privatizzazione della scuola pubblica.

Nacquero nel 1974, quando il potere escogitò questo sistema per imbrigliare una protesta e un movimento che, seppure in fase calante, non avevano certo la necessità di decreti e riconoscimenti istituzionali per farsi valere. Quando quel movimento e quelle proteste si andarono affievolendo del tutto, gli Organi collegiali ebbero la funzione di dare alle componenti della scuola (a chi, dentro di esse, ci voleva credere) l'illusione della partecipazione. E così, nel generale riflusso degli anni '80 e `90, grazie anche a chi premeva perché tutte le istanze fossero ad essi ricondotte per esservi affrontate "democraticamente", in realtà per essere controllate e "uccise", con quell'illusione siamo andati avanti fino ad oggi assistendo alla quasi totale scomparsa dell'azione diretta e della partecipazione reale.

Nei Consigli di Classe o, alle Elementari, di Interclasse, il ruolo dei genitori e degli studenti (gli studenti sono rappresentati soltanto alle superiori) è quello di stare a sentire due o tre volte all'anno, per un totale di due o tre ore di tempo, la burocratica lettura dei programmi o le lamentele dei docenti sul comportamento degli allievi o sul loro poco studio. Cose, queste ultime, con cui i genitori rappresentanti sono solitamente d'accordo perché in primo luogo hanno la convinzione che non si stia parlando dei loro figli, ma soltanto di quelli degli altri e, in secondo luogo, perché al potere, sia pure quello infimo degli insegnanti, si dà sempre ragione. Alle Superiori gli studenti membri del Consiglio, se non sono d'accordo con i professori, cosa che a volte accade, di solito hanno poco o niente da dire, sia perché il contesto non consente discussioni e confronti veri sia perché si rendono conto che qualunque cosa dicano è tempo perso. Senza poi contare che quasi mai i rappresentanti hanno un reale contatto coi loro rappresentati: bene che vada rappresentano se stessi.

Nel Consiglio di Istituto o, alle Elementari, nel Consiglio di Circolo, genitori e studenti quando non ci vanno per puro spirito di protagonismo, quando cioè sono animati da buone intenzioni, finiscono con l'essere quasi sempre in minoranza, col non avere, anche qui, alcun rapporto organico coi loro rappresentati e col contare, alla fine, sostanzialmente niente.

In questi due organi (Consiglio di classe e Consiglio di Istituto) ho visto qualche volta suonare una musica diversa se i rappresentanti erano capaci di mobilitare i rappresentati per una presenza e una partecipazione effettiva di tutti. Ma allora si trattava di altro, né era merito degli Organi collegiali che venivano semplicemente scavalcati.

Il discorso fatto fin qui potrebbe valere in parte anche per i Collegi dei docenti che tuttavia, quando non sono delle paludi di tacito consenso verso i presidi, hanno avuto un certo peso nella gestione collettiva delle singole scuole e spesso sono stati luogo di discussione e anche di scontro con i capi di istituto.

Ora si cambia. Ce lo dice la signora Moratti con una "proposta" fatta lo scorso novembre alla quale non so se sia seguito altro che a me è sfuggito. Io, a quella, qui mi riferisco in parte e in parte formulo ipotesi mie che mi sembrano ragionevoli visto il contesto in cui siamo. È evidente che gli attuali detentori del potere non fanno piazza pulita perché finalmente hanno compreso che gli Organi collegiali sono luoghi di pura finzione e non di partecipazione. Li tolgono, intanto, perché forse dà loro noia la definizione "organi collegiali"? Non sia mai che qualcuno, sbadato, la prenda sul serio! Credo che chi sta al potere sia molto attento anche ai particolari, in questo caso ai nomi delle cose. I particolari sono importanti. Siamo noi, che ci opponiamo al potere, che a volte siamo un po' sbadati.

Come sarà questa riforma? Sarà perfettamente in linea col progetto di privatizzazione della scuola pubblica, quindi, in primo luogo, con l'autonomia dei singoli istituti e l'istituzione del dirigente scolastico. Il percorso mi pare chiaro: le scuole sono diventate autonome, cioè devono funzionare più o meno come un'azienda privata e a capo di una scuola autonoma ci deve essere un dirigente, se no che azienda è? Infatti i presidi sono diventati dirigenti. Ma se nella scuola ci sono una serie di organismi che possono interferire con l'autorità del dirigente, allora che dirigente è? Ecco quindi che si cancellano questi organismi, caso mai a qualcuno venisse in mente di farli funzionare.

I Consigli di classe scompariranno e ciascun docente si relazionerà direttamente al dirigente e lo stesso faranno genitori o studenti che ne avessero bisogno. Naturalmente il dirigente, proprio perché è tale e dirige, demanderà questo ruolo di "curatore" delle relazioni a una o più "funzioni obiettivo" (sono quei docenti, molti di provenienza sindacale confederale, che hanno incarichi particolari, guadagnano più degli altri e costituiscono quello che da alcuni è stato chiamato "staff di dirigenza" e da altri con in mente Orwell "i mastini del maiale"). Stando alla "proposta" della signora ministro, i Consigli dovrebbero trasformarsi in Organi di valutazione collegiale degli alunni (articolo 6). Sette righe in tutto. Ecco perché dico che scompariranno.

I Collegi dei docenti saranno ridotti ad un uditorio passivo chiamato ad ascoltare le "comunicazioni" del dirigente scolastico. Non potranno più essere un luogo di discussione o di decisioni come doveva essere e in parte è stato finora, perché questo cozzerebbe con il ruolo, l'autorità e il potere del DS. È probabile che, per fare prima, i collegi vengano alla fine del tutto eliminati e i dirigenti abbiano la facoltà di governare tramite ordini di servizio e circolari, alla qual cosa si stanno già allenando da tempo: in molte scuole si arriva all'assurdo di alcune centinaia di circolari all'anno, il che significa, essendo duecento i giorni effettivi di lezione, una media di tre o quattro al giorno.

I Consigli di Istituto saranno trasformati in Consigli di amministrazione (questo è certo) dove sederanno il dirigente scolastico, rappresentanze di genitori, studenti e docenti (a fare che?) e il rappresentate del proprietario degli immobili dove ha sede la scuola (Comune, Provincia, Regione o altri). Il rappresentante di chi finanzia (l'autonomia delle scuole prevede che si possano, anzi si debbano cercare finanziamenti oltre quelli concessi dallo Stato, sia tassando le famiglie sia cercando finanziatori esterni come banche e ditte) nel documento di novembre se lo sono scordato o sta fra le righe? Non c'è più il rappresentante del personale ATA.

È evidente che questo Organo sarà quello che sicuramente si farà e quello che realmente conterà anche se fossero mantenuti gli altri due (nella "proposta", metà dello spazio gli è dedicato, tanto perché si capisca al volo). Mettiamo in conto che nel C. di A. vi saranno anche tre esperti in tre diversi ambiti: educativo, tecnico e gestionale. Siccome i membri del Consiglio d'amministrazione non potranno essere più di 11 (articolo 4, comma 1), fate il conto a quanto ammonterà la rappresentanza di docenti, genitori e studenti.

Chi ha voluto questa riforma? I soliti: padroni, governi di centro destra, governi di centro sinistra e sindacati confederali, in particolare la CGIL a molti militanti della quale la riforma piace perché, essendo spesso collaboratori dei presidi e "funzioni obiettivo", dà loro più potere. Ne sono entusiasti. Finalmente si realizzeranno.

Chi difende gli Organi collegiali così com'erano? Nessuno. Sono indifendibili e non li piangeremo. Rimane il fatto che si cancellano per fare spazio a qualcosa che aggiunge un ulteriore tassello alla privatizzazione della scuola. Si tratterebbe quindi non certo di fare opposizione perché vengano mantenuti ma, siccome è evidente che si tratta di un progetto globale, costruire un'opposizione globale, che ora non c'è se non in fasce assai ristrette di docenti, studenti e famiglie.

C'è da sperare che, mancando luoghi che illudano sulla partecipazione, tutto appaia più chiaro e alla fine ci si svegli? Le cose non sono così automatiche, ma, mentre penso che se poco o niente è accaduto finora, nonostante tutte le batoste accumulate, poco o niente accadrà da qui in avanti, mi dico anche che i rispettivi ruoli saranno più nitidi e maggiori potranno essere le opportunità per affrontare i problemi collettivamente e direttamente, senza che qualcuno ci rappresenti, o meglio, finga di farlo.

R. E.



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