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Da "Umanità Nova" n. 19 del 26 maggio 2002
inform@zione
Segesta
In Sicilia la destra del "cappotto" elettorale (61 deputati su 61 conquistati),
in pieno delirio di onnipotenza ha pensato di poter strafare lasciando dietro
di se una scia di simboli che dovrebbero essere la traccia indelebile di questo
passaggio.
A Tremestieri etneo il sindaco di AN cercò di dedicare una via a
Mussolini, ma è stato costretto a rinunciarvi. A Ragusa il sindaco di AN
ha cercato di erigere una statua al gerarca fascista Pennavaria, ma fino ad
oggi è stato bloccato dalla pressanti mobilitazioni suscitate dalla sua
oscena proposta.
Nella mitica Segesta il sindaco di Calatafimi (paese da cui dipende Segesta)
vuole investire 5 milioni di euro per fare scolpire sulla fiancata di una
montagna tre testoni: quello di padre pio, quello di Madre Teresa e quello del
papa. Se questa bizzarra idea dovesse concretizzarsi ne verrà fuori lo
stravolgimento del luogo, con gravi ripercussioni paesaggistiche.
Inoltre considerando le gravi emergenze del popolo siciliano, una tale spesa
è provocatoria, mentre approntare progetti per l'acqua ed il lavoro
sarebbe sicuramente fare un passo avanti alla comunità. Naturalmente
queste cose non le può fare un sindaco fascista che ha bisogno di
"immagine" per la prossima legislatura e deve seguire la sua strada, che
è quella di "profanare" anche questo luogo sacro dedicato dagli elimi
all'amore.
Si è già costituito un comitato che ha in progetto iniziative di
sensibilizzazione con l'obiettivo di impedire lo scempio in fase di
progettazione e, se necessario, anche dopo. Non basta l'abusivismo edilizio,
non basta la mancanza di collegamenti, anche il clerico-fascismo vuole dare il
suo piccolo contributo politico-ideologico allo scempio dell'isola, ma cresce
il numero di coloro che hanno deciso di impedirlo.
Pippo Gurrieri
XII congresso dell'USI-AIT
Si è svolto nei giorni 10, 11 e 12 maggio, il XII Congresso
nazionale dell'U.S.I.-A.I.T. (Unione Sindacale Italiana) nella sede dell'Unione
di Milano.
"L'USI di fronte alla guerra" il tema centrale che ha caratterizzato i lavori
mentre un grande striscione nella sala del congresso titolava "contro tutte le
guerre".
Presenti delegati di sindacati autogestiti aziendali, locali e di settore
provenienti da Alessandria, Milano, Monza, Brescia, Bergamo, Udine, Trieste,
Bologna, Parma, Reggio Emilia, Correggio, Firenze, Ancona, Bari, Sarno.
Come osservatori (portando il loro saluto al Congresso) erano presenti il
segretariato Internazionale dell'AIT rappresentato dalla Solidarity Federation
della Gran Bretagna e una delegazione della FAU Tedesca.
Presenti anche rappresentanti sindacali ed osservatori di CUB, Cobas, Unicobas,
LAB, dell'Associazione antirazzista 3 Febbraio, della Federazione Anarchica
Italiana e di Socialismo Rivoluzionario.
Tematica guida del congresso la questione "guerra". Analizzato il quadro
globale di un conflitto, scatenato dagli USA, destinato ad allargarsi con
dimensioni mondiali e possibili esiti catastrofici per l'umanità, si
sono affrontate le implicazioni sociali, sindacali e repressive di questa
"cultura della morte" che accompagna, anche in Italia, la nuova "economia di
guerra": dalle "finanziarie di guerra" alla militarizzazione del territorio,
dal restringimento delle libertà e dei diritti sociali all'eliminazione
del dissenso.
In questo contesto si sono inquadrate anche l'immigrazione (e il suo uso
razzista), il lavoro atipico e precario, il mantenimento di una politica
costante di "sacrifici" che si traduce in bassi salari ed altri aspetti.
Il saldamento dell'azione antimilitarista con la conflittualità
sindacale diventa così per l'USI il campo di lotta principale per la
fase storica attuale. Un impegno che caratterizzerà questi anni e che si
tradurrà anche nella possibilità della proclamazione di uno
sciopero generale esclusivamente contro la guerra preceduto ed accompagnato da
forti azioni contro la macchina dell'intervento bellico.
Per rendere più efficace il suo intervento l'USI costituirà al
suo interno un "Comitato d'intervento rapido contro la guerra", così
come cercherà un analogo tipo di coordinamento con le sezioni dell'AIT
per ampliare internazionalmente quest'azione sindacalista rivoluzionaria ed
antimilitarista.
Il Congresso è poi proseguito coi punti sulla strategia dell'USI, la
situazione internazionale e i rapporti con l'AIT; l'USI di fronte a se stessa,
il rilancio dell'organizzazione ed altre questioni interne.
Si è poi provveduto al rinnovo delle cariche con l'elezione
all'unanimità di Gianfranco Careri (USI Ancona) alla Segreteria
nazionale, di Pino Petita (USI Sanità Milano) alla vicesegreteria,
Fabrizio Zanchi (USI Bergamo) alla cassa nazionale, Verzegnassi Mario (USI
Trieste) alla Commissione Intrernazionale, di una commissione esecutiva formata
da compagni dell'USI di Milano, Monza, Brescia, Bergamo e Sarno e di una
redazione di "Lotta di Classe" composta da una compagna di Ancona e da un
compagno di Milano.
La Segreteria Nazionale dell'USI-AIT
Modena Manifestazione contro il Lager di S. Anna
Oltre 1000 persone provenienti, prevalentemente, da Modena, Reggio Emila e
Bologna, hanno partecipato al corteo a Modena il 18 maggio.
C'eravamo anche come anarchici (compagne e compagni di Modena, Reggio,
Correggio, Carpi e Bologna) in circa 200.
Per la città di Modena é stato senza dubbio un "evento" anche se,
di fronte alla gravità delle politiche liberticide dei governi a tutti i
livelli ed in tutte le colorazioni (e per Modena questo é più
vero che altrove), la manifestazione si può definire debole e
contraddittoria.
Obiettivo della manifestazione era la protesta contro la costruzione
dell'ennesimo carcere per extracomunitari. I Centri di Permanenza Temporanea
sono in corso di costruzione in tutta Italia grazie alla legge Turco-Napolitano
che come hanno ricordato sia Rutelli che D'Alema "basta e avanza" per la
repressione dei migranti. La maggioranza di governo, con la legge Bossi-Fini
vuole rincarare la dose. Si é data quindi un'accelerazione delle
procedure e dei lavori per far funzionare i lager. Mentre in molte parti
d'Italia le aree uliviste si sono "pentite" circa le scelte forcaiole adottate
sotto la loro responsabilità politica, a Modena, accanto al ras locale
"onorevole" Giovannardi si batte in prima fila a favore delle leggi
segregazioniste anche il diessino sindaco Giuliano Barbolini. La giunta
modenese, manco a dirlo é sostenuta da tutti i partiti dell'ulivo
(quindi anche verdi e cossuttiani) e anche dal "partito dei movimenti".
La manifestazione del 18 che, é bene ricordarlo, é nata in
contrapposizione al 1deg. maggio anarchico svoltosi proprio a Modena, ha messo
a rumore gli equilibri politici locali e regionali. È, soprattutto, in
virtù di queste vicende che molte compagne e compagni anarchici hanno
deciso di partecipare a questa manifestazione pur esprimendo una posizione
autonoma rispetto ai social forum ed ai "disobbedienti".
Ci si é dati un concentramento autonomo, per quanto "vicino", a quello
del Modena social forum e dei disobbedienti bolognesi; non abbiamo partecipato
ai comizi di piazza e un piccolo gruppo di noi ha sfilato per la centrale via
Emilia che era stata auto-interdetta alla manifestazione.
Infatti nei giorni scorsi si erano date le seguenti condizioni:
- a Modena, DS, Lilliput e ARCI avevano annunciato la non partecipazione alla
manifestazione;
- i commercianti modenesi (in testa a tutti la sinistra confesercenti) aveva
minacciato una serrata di fronte alla sfilata dei barbari antirazzisti;
- il Modena social forum, di fronte alla posizione dei commercianti ed alle
evidenti pressioni dei politici locali, aveva deciso di tenere la manifestazione lungo i viali della circonvallazione interna, autocensurandosi la possibilità di svolgere la manifestazione nelle vie e nelle piazze del centro;
- anche nei social forum bolognesi e reggiani c'erano state discussioni circa la
"validità" di questa manifestazione che andava a contestare un governo "amico".
Come coordinamento anarchico dell'Emilia Romagna avevamo, già da 10
giorni, ribadito la nostra volontà di scendere in piazza comunque.
La lotta contro i lager segregazionisti non é certo finita. Sia a Modena
dove la costruzione del CPT é adiacente al carcere "normale" con
l'evidente possibilità logistica di rendere interscambiabili le due
strutture e di far intervenire "a voce" i reparti antisommossa della polizia
penitenziaria. Sia a Bologna dove il CPT di via Mattei é di fatto in
funzione anche se la prefettura non ha avuto il coraggio di inaugurarlo. Sia a
Piacenza dove é in costruzione il quarto carcere regionale per
extracomunitari che completa, per il momento, il quadro assieme alla struttura
di Rimini.
In questa lotta il nostro ruolo si definisce con sempre maggiore chiarezza
nella denuncia della politica in senso lato. La politica dei governi a tutti i
livelli e di tutti i colori; la politica dei partiti che asseconda le fobie
della destra sociale; la politica del movimento/partito dei movimenti che
vorrebbe imprimere alla lotta un assetto dialogante, compatibile, cogestionario
e, quindi, legittimante delle scelte del potere.
Redb
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