unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 20 del 2 giugno 2002

I mandanti in prima fila...
L'11 settembre tra veline e depistaggi

Premettendo che la dietrologia non è il mio forte, tuttavia quando si ha a che fare con segreti di stato, l'esperienza italiana - da Portella della Ginestra al caso Giuliano, dal caso Sifar al golpe Borghese, da piazza Fontana a Ustica, da Sindona-Calvi a Falcone-Borsellino - ci induce a sospettare in prima battuta un pre-giudizio (che in realtà è un giudizio a posteriori) su quanto diversi organi di Stato fanno filtrare, assecondando ciascuno interessi in parte convergenti con l'interesse statuale, ovviamente, ma anche con interessi particolari e specifici, attraverso manovre di depistaggio, di dissuasione, di disinformazione, di inquinamento tematico, di distoglimento dell'attenzione pubblica.

È quanto puntualmente è accaduto il mese scorso negli Stati Uniti. Prendiamo alcuni fatti, per come ce li raccontano i media americani, anche quelli alternativi, potenziali vettori di manipolazione e strumentalizzazione, comunque però ingaggiati in un conflitto per la verità di volta in volta data e non sempre funzionale al potere di turno.

Il 15 maggio scorso, perciò, gli americani vengono a sapere che la Cia aveva inviato al presidente Bush un dossier il 6 agosto 2001 con su scritto che una rete terroristica stava progettando sequestri di vettori aeromobili. Sempre a metà maggio, l'Fbi, per non essere da meno, fa sapere che sempre nell'estate 2001 una sua base in Arizona aveva comunicato che arabi mediorientali frequentavano da tempo una scuola-guida aerea, non certo per farsi assumere dalla Twa, tanto è vero che quell'estate le autorità in Minnesota avevano arrestato Zacarias Moussaouri, presunto appartenente alla rete di Al-Qaida (probabilmente il ventesimo componente dei commando dell'11 settembre).

Vi ricordate che poco prima del vertice G8 di Genova qualcuno aveva parlato di potenziale attacco aereo al summit di Palazzo Ducale e che quindi il governo italiano aveva predisposto batterie antiaeree sulla pista dell'aeroporto? Sappiate che già da allora il Segretario della giustizia Usa John Ashcroft si spostava su aerei militari e non sui soliti aerei di linea per gli spostamenti interni, dietro suggerimento dei servizi di sicurezza.

Il sequestro di un vettore aereo per fini terroristici sembra essere una novità per noi comuni mortali dall'11 settembre dello scorso anno, ma non per gli addetti alla sicurezza delle istituzioni statunitensi. Si dice che i francesi abbiano evitato preventivamente un attacco contro la Tour Eiffel addirittura nel 1994, mentre gli americani nel 1995 hanno evitato un attacco a Lansing, al Quartiere generale della Cia. Nero su bianco, la Relazione sul Terrorismo del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, stilata nel 1999, metteva specificatamente in guardia su attacchi suicidi con vettori aerei contro obiettivi americani (ne ha parlato l'Associated Press il 17 maggio 2001, quattro mesi prima delle Twin Towers. Altre relazioni e interpellanze di deputati americani erano state mosse alla nuova amministrazione Bush, dopo che quella Clinton sembrava aver preso la cosa sul serio.

Lo scorso mese, dunque, gli americani hanno saputo che qualcuno sapeva che potevano esserci dirottamenti aerei non a scopo di sequestro di persona, bensì a scopi terroristici, per sferrare un attacco senza precedenti al cuore dell'impero americano. Certo, il presidente Bush, quella fatidica giornata, è stato "auto-sequestrato" nei cieli americani come se temesse qualcosa alla propria persona - effettivamente il quarto aereo era diretto alla Casa Bianca, e non è certo difficile accorgersi di quattro dirottamenti aerei contemporanei, senza muovere dito per la sorpresa, se la sorpresa non c'era visti i dossier sul tavolo del presidente e dei responsabili della sicurezza americana. Il vice-presidente Cheney è stato l'autorevole coordinatore di un team per la sicurezza americana in tre delicati settori: energia, riscaldamento globale e terrorismo interno. Bene, ha svolto egregiamente il primo compito, contribuendo a privatizzare l'offerta energetica con risultati di enorme profitto (vedi Enron), ma non per la popolazione (vedi California); ha bocciato i protocolli di Kyoto sull'inquinamento ambientale e anche sul riscaldamento globale da inquinamento; ha ispirato il Segretario alla difesa Rumsfeld al dirottamento dei fondi clintoniani di 800 milioni di dollari per fronteggiare il terrorismo locale a favore del progetto di difesa missilistica antimissile che farà la fortuna di imprese private a metà strada tra civile e militare (Lockheed in prima fila).

L'11 settembre tutto frutto dell'insipienza della Cia e dell'Fbi, che ora cercano di correre ai ripari? A metà marzo del 2001, alcuni servizi hanno intercettato, a quanto sembra, una conversazione tra un non meglio precisato alto funzionario del Dipartimento di stato e addirittura il mullah talebano Mohammed Omar (quello latitante a casa propria, come diciamo noi siciliani a proposito dei latitanti mafiosi), relativi a non meglio quantificati aiuti finanziari per favorire l'accordo tra regime afgano e Unocal, la transnazionale dell'energia interessata alla pipeline tra l'Asia e l'oceano Indiano. Il giornalista Greg Palast si spinge addirittura a sostenere di conoscere un Memorandum dell'Fbi, ispirato dalla Casa Bianca, in cui si intima di smetterla di prendersela con bin Laden e famiglia, del resto già in affari con il clan Bush fin da tempi non sospetti.

Bush ha sbagliato calcoli? Ha sottovalutato il pericolo? Ha disatteso le procedure di sicurezza per la propria popolazione solo per farsi legittimare dal popolo come salvatore della patria, visto che l'esito elettorale era stato incerto (in altri paesi in via di sviluppo democratico, quelle elezioni sarebbero state condannate per truffa e costrette alla ripetizione)?

La chiave locale è forse poco plausibile, perché lo scenario di disattenzione volontaria fa pensare invece a una faida in piena regola tra corpi attivi di blocchi di potere americano che hanno messo in scena un attacco reale per volgerlo a propri fini (magari calcolando solo 300 e non 3000 morti, non prevedendo il collasso dei due grattacieli). I livelli di attenzione sulla dinamica dei fatti erano stati attivati, anche da parte di servizi alleati (Israele, Germania, Russia), forse non si sapeva solo il giorno, ma anche questo è difficile dirlo a meno di non ipotizzare una blindatura totale e impermeabile negli ultimi cinque anni da parte degli uomini di Al-Qaida, di cui si dice abbiano festeggiato in anticipo a suon di vodka (gli integralisti musulmani hanno il divieto alcolico assoluto)...

Come non è un caso che all'indomani di queste rivelazioni, a loro volta magari intossiccate per salvare qualcuno, l'amministrazione se ne sia uscita con ulteriori allarmi su minacce ancora più mortali dell'11 settembre, mentre sta emergendo come l'antrace delle settimane successive sia con molta probabilità di un tipo in dotazione di pochissimi laboratori legati al mondo del Pentagono.

Allora, riassumendo una visione disincantata e prettamente politica - la ridda di informazioni sono del tutto inverificabili a distanza, e comunque sembrano altamente plausibili - viene da pensare che il disegno di egemonia planetaria di Enduring Freedom non sia la risposta del mondo della civiltà a bin Laden, bensì la strategia di sterminio globale già in atto sul piano dell'economia mondiale, che si prolunga, essendone all'origine, nella geopolitica del dominio a stelle e strisce, utilizzando come al solito mercenari del terrore abilmente finanziati e irretiti nel sistema di controllo globale (tipica traiettoria di un bin Laden qualsiasi).

I media sono attori in causa di tale conflitto di propaganda, e ormai non possono invocare alcun filtro deontologico per non rendersi conto dell'uso micidiale che il potere fa dell'informazione per annientare ogni prospettiva di autonomia di giudizio critico da cui far muovere una esistenza organizzata differente. Velamenti e disvelamenti vengono a puntino, e non tarderà il giorno in cui la popolazione americana saprà quel che gli italiani sanno sulle bombe di stato, a prescindere dalla verità ufficiale dei testi di storia o delle sentenze dei tribunali. Ricordiamocene quando suonano le sirene per stringersi intorno alle urne o, peggio, intorno alle bare di innocenti sacrificati dal potere, giusto quando i mandanti sono in prima fila a inviare corone, esattamente come in ogni buon copione familiare di Cosa Nostra.

Salvo Vaccaro



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org