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Da "Umanità Nova" n. 20 del 2 giugno 2002

Bologna: aperto il lager per immigrati
I nodi vengono al pettine. Disobbedienti dall'opposizione alla cogestione

Nel movimento dei movimenti, é cosa nota, vi sono variegate componenti. Una delle critiche che abbiano, da sempre, sviluppato alla pratica di questo "soggetto politico" é la pretesa di ridurre ad UNA voce (quella del portavoce) le istanze che ne animano l'iniziativa.

È una pratica vecchia come la storia del movimento operaio. Si stanziano le istituzioni e, di conseguenza, si scatena la ricerca dell'egemonia su di esse.

Nella pratica degli Italian Social Forum, questa egemonia vede di volta in volta rappresentarsi delle aree politiche (forse meglio dire delle organizzazioni) diverse, pur accomunate dalla logica della rappresentanza e della rappresentazione.

Chi non accetta questa logica é emarginato e, qualora se ne dia l'occasione, criminalizzato.

È da tempo che sulla lotta contro i Centri di Permanenza Temporanea, come anarchici, stiamo fuori da questa logica. Al di là del radicalismo delle dichiarazioni e, a volte, delle azioni abbiamo sempre denunciato la logica cogestionaria delle istituzioni totali che da via Corelli in qua ci distingue dal realismo politico dei soggetti che diedero vita alle varie carte (Arezzo, Milano, etc.), ai vari network (nord-est, centro-est, etc.), ai vari social forum.

A Bologna sono emerse due notizie che in qualche modo confermano questi nostri "pregiudizi":

1) é di fatto in funzione il CPT di via Mattei; ne ha dato notizia alla stampa il sindaco; un portavoce "autorevole" del BSF ha commentato la notizia rivendicando a se la capacità di gestione del lager affinché "... i servizi interni siano appaltati a noi ...". Il soggetto istituzionale a cui si rivolge questa offerta é il presidente della regione Errani.

2) un consigliere comunale di Alleanza Nazionale, Mazzanti, spalleggiato dall'immancabile sceriffo Preziosa, ha contestato l'antifascismo espressosi all'interno del Teatro Polivalente (ex) Occupato in quanto questo posto vive grazie ai fondi statali che ne finanziano le attività; la richiesta istituzionale di Mazzanti é che vengano sospesi i fondi pubblici al TPO fino a quando questa struttura non sarà aperta a tutti i cittadini.

Apparentemente non vi sono legami fra questi due fatti. In realtà sono intimamente legati. Dalla carta di Milano in poi, le aree "disobbedienti", hanno scambiato la loro "moderazione" con lauti finanziamenti stanziati da governi (ai vari livelli) amici. I finanziamenti contestati dal fascista Mazzanti fanno parte del pacchetto di 500 miliardi che la ex-ministra Livia Turco (proprio quella della legge che istituisce i CPT) ha donato al suo consulente Luca Casarini affinché questi potesse ripagare i centri sociali del sostegno politico che accordavano al governo dell'Ulivo. Cambiati i suonatori, evidentemente, si vuole continuare a suonare la stessa musica.

Ci si appella al desiderio di "umanizzare" i lager per rivendicare nuovi finanziamenti. Finanziamenti a parte, ciò che é insopportabile é la rottura del fronte di lotta per la chiusura dei CPT.

Se si dichiara di voler essere "... baluardi della difesa dei diritti dei migranti all'interno del CPT ..." evidentemente si abbandona la lotta per la loro chiusura.

Se si accettano i finanziamenti statali non si é per un "altro mondo" ma ci si trasforma in funzionari dello stato, per quanto "atipici".

Possiamo ben dirlo: l'avevamo detto.

Cassandre felsinee



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