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Da "Umanità Nova" n. 21 del 9 giugno 2002

Controllo Globale
Impronte agli immigrati

Con l'approvazione dell'emendamento all'articolo 5 del ddl Bossi-Fini sull'immigrazione, la Camera dei deputati ha scritto una delle pagine più nere della storia politica italiana.

L'obbligo di rilevamento delle impronte digitali per gli stranieri che chiedono o rinnovano il permesso di soggiorno nel nostro paese, è l'estrinsecazione più becera e odiosa dell'azione complessiva di questo governo in materia di immigrazione; un provvedimento che va al di là di ogni pudore politico, civile, umano.

Chi, come noi, ha sempre denunciato apertamente in questi anni il carattere fascista e poliziesco delle politiche sui flussi migratori dei governi che si sono via via succeduti in Italia, doveva pur aspettarsi una degenerazione di questo tipo, e infatti ce l'aspettavamo.

Ciò non toglie, però, che l'indignazione è grande, così come la voglia di reagire.

La norma secondo la quale il cittadino extracomunitario deve essere identificato "biologicamente" tramite il rilevamento delle impronte digitali, è il frutto naturale di un'esigenza di controllo globale e omnipervasivo da parte degli stati democratici in una delicata fase storica qual è quella attuale: si tratta di acquisire quante più informazioni possibili sugli individui, sui loro spostamenti, sulle singole storie personali: il tutto giustificato, ovviamente, dall'emergenza terrorismo e dalle necessità legate al mantenimento di uno stato di fobia collettiva lenito, di tanto in tanto, da provvedimenti repressivi utili a rassicurare l'opinione pubblica.

La Bossi-Fini si raccorda in maniera assolutamente funzionale al progetto di polizia di frontiera, gli "European Corps of Border Guards": Spagna, Italia, Belgio, Francia e Germania ci lavorano da sei mesi e al prossimo consiglio dei ministri dell'Interno e della Giustizia di Bruxelles in programma per la metà di giugno, verranno definiti anche normativamente i connotati essenziali di quella che sarà la polizia della Fortezza Europa.

Lungi dall'essere una "superpolizia" comune o sovradeterminata, il nuovo strumento repressivo fungerà da organo di monitoraggio, di alta vigilanza delle zone "sensibili" alla penetrazione degli immigrati sostenendo operativamente le varie polizie ai confini dei diversi stati nazionali, a ulteriore conferma che lo Stato-nazione è vivo e vegeto a dispetto di chi già lo considerava roba d'antiquariato in tempi di globalizzazione e strapotere delle élite economiche.

Tornando alle impronte della vergogna di casa nostra, va precisato che si sbaglia di grosso chi pensa che un provvedimento del genere sia rivolto solo a chi arriva in Italia con un gommone. Le impronte digitali verranno prese a tutti i cittadini nati e residenti in paesi estranei all'UE, ciò vuol dire che, ad esempio, gli occidentalissimi svizzeri o gli statunitensi non saranno risparmiati (se davvero la legge verrà approvata ed eseguita così com'è) da un trattamento simile.

Questa prospettiva ha già fatto gridare allo scandalo molti benpensanti della sinistra istituzionale italiana, preoccupati dall'eventuale imbarazzo provocato da grotteschi quanto improbabili incidenti diplomatici: noi, che non facciamo differenza tra le persone qualunque sia il loro paese d'origine, pensiamo che questa legge sia orrenda di per sé, contro chiunque venga applicata.

È orrenda perché costituisce di fatto l'ennesimo attacco alla libertà di circolazione degli individui: dopo essere stati dichiarati "illegali" ancor prima di mettere piede in Italia; dopo la creazione dei Centri di Permanenza Temporanea (mostro giuridico partorito dal centrosinistra); dopo la redazione del ddl Bossi-Fini che consente l'espulsione immediata in mancanza di permesso di soggiorno e riduce ulteriormente la possibilità di ingresso nel nostro paese, gli immigrati dovranno subire l'umiliazione della schedatura di massa, del controllo capillare, della sospensione del diritto alla riservatezza.

Tutto questo non perché venga riscontrato un qualche reato di tipo penale. L'unico reato contestato, infatti, è quello di essere non italiani o, meglio, non europei.

L'emendamento delle impronte digitali non è certo il prezzo da pagare per la presenza di Bossi nell'esecutivo. Certe dichiarazioni sulla superiorità della civiltà occidentale non furono certamente pronunciate dal senatore leghista. E ancor prima la Turco-Napolitano non fu ideata da Berlusconi.

Il filo conduttore delle politiche sull'immigrazione in Italia e in Europa è il filo dell'intolleranza e dell'esclusione sociale, lo stesso filo che ha portato all'affermazione della destra e dei suoi non-valori in tutto il Vecchio Continente.

Nell'Italietta di chi adesso si pente un po' d'aver votato Berlusconi, la nuova legge sull'immigrazione accontenta davvero tutti: risponde al bisogno di ordine e sicurezza richiesto a gran voce da chi di giorno predica la purezza italica e di notte si apparta con le nigeriane; soddisfa il bisogno di giustizia di chi chiede norme più severe nei confronti degli immigrati che rubano salvo poi sfruttarli a basso costo nell'azienda di famiglia; offre utili spunti di schiamazzo politico a un'opposizione dalla memoria corta che tenta di recuperare terreno con raccolte di firme, dichiarazioni d'intenti e indignazioni varie.

Non si può pensare di risolvere sbrigativamente la questione della presenza degli stranieri in Italia incarcerando espellendo o schedando chi ha avuto la sfortuna di nascere nel posto "sbagliato".

La libertà di circolazione, la possibilità di costruire e progettare la propria vita a prescindere dal luogo in cui si è nati, l'opportunità di fuggire dalla precarietà economica e sociale, dalle guerre, dai contesti di miseria e arretratezza sono tutti diritti fondamentali che appartengono a ogni uomo e che nessuno deve limitare. Il diritto all'autodeterminazione di donne e uomini va ben al di là dei confini degli stati o del timbro di una questura.

Ci opponiamo radicalmente alla cultura razzista e fascista che vede nell'immigrato un pericolo potenziale o, al massimo, una risorsa da sfruttare e poi buttare via.

A questo punto chi davvero ha a cuore la libertà di tutte e di tutti deve riflettere seriamente su ciò che è possibile fare per contrastare l'evolversi degli eventi.

La lotta al fianco degli immigrati è ormai un terreno di imprenscindibile azione politica che non può attendere oltre.

La precarietà economica e sociale coinvolge tutti, stranieri e non, e proprio su quest'asse vanno rinsaldate le rivendicazioni in materia di diritti fondamentali quali lavoro, salute, istruzione.

L'apparente attrito (su cui fa leva il governo) tra i bisogni di chi è cittadino comunitario e chi non lo è, deve essere svelato per ciò che rappresenta: uno strumento utile al potere per indebolire e frammentare quello che può e deve essere un ampio fronte di resistenza al Pensiero Unico.

Un Pensiero che ci vorrebbe tutti più impauriti, più deboli, più egoisti.

Sono ben altre, invero, le nostre aspirazioni.

Federazione Anarchica Siciliana - Nucleo "Giustizia e Libertà"



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