Da "Umanità Nova" n. 21 del 9 giugno 2002
Odissea carceraria
Marco Camenisch nelle galere svizzere
Dopo aver scontato oltre 10 anni di prigione in Italia, lo scorso 13 aprile è cominciato per "Martino" Marco Camenisch un nuovo periodo: trasferito per un breve tempo in transito a Como è stato quindi consegnato ai guardiani dell'ordine svizzeri. Le autorità carcerarie di Biella non hanno mancato la ghiotta sensazione di potere per chiudere in bellezza, anticipando la partenza del detenuto a due ore prima di un colloquio consentito ed autorizzato con una famiglia di amici che giungeva dalla Toscana, tanto per far vedere chi comanda.
Ad oltre un mese dal trasferimento, sono poche e frammentarie le notizie che circolano sul suo conto, più che altro per i canali informatici: la sua situazione di "inquisito" consente agli aguzzini ed in particolare alla giudice Claudia Wiederkehr di tenere serrate le maglie dell'isolamento.
Gli è assegnata una cella senza finestre, con una ventola accesa in permanenza, che lui ha definito una vera tortura, in un reparto ove è praticamente solo, con un'ora d'aria al giorno, senza possibilità di esercizi fisici.
Gli è stato negato di assumere a propria difesa un avvocato di fiducia, adducendo il fatto che questi in passato aveva già assistito un inquisito (nel frattempo deceduto) per il processo di evasione dal carcere di Regensdorf 20 anni addietro. Ora gli è stato nominato un difensore d'ufficio, che però Martino rifiuta, chiudendosi nel silenzio. Agli interrogatori viene condotto con mani e piedi incatenati. Gli impediscono di avere colloqui con la madre e i familiari, col pretesto del favoreggiamento nell'istruttoria in corso.
Il taglio delle corrispondenza è praticamente totale, con il conteggio dei fogli e delle righe che gli vengono trasmesse. Le lettere dunque giacciono a disposizione della signora giudice, e vengono inoltrate soltanto nelle piccole dosi consentite. Per questa ragione, e per fare in modo di far passare la corrispondenza più necessaria, Martino ha chiesto alla maggior parte dei suoi corrispondenti di sospendere ogni invio.
Se ad ogni inizio di carcerazione è da ritenersi "normale" un periodo particolarmente duro di noviziato, per Martino va detto che il primo di questi noviziati lo ha sostenuto nella stessa Zurigo alla fine degli anni '70: in quel periodo il clamore destato dal suo caso (aveva fatto esplodere una centralina elettrica e rivendicato in tribunale il suo punto di vista) può aver consentito a fagli superare le ristrettezze.
Un secondo noviziato gli è poi toccato nel '91 a Massa, Pisa e Genova dove era stato rinchiuso dopo il ferimento ad un braccio di un carabiniere durante l'arresto. In questo frangente molto preziosa si è rivelata la solidarietà di alcuni detenuti-infermieri che lo hanno accudito nei momenti peggiori, quando dai "fedeli nei secoli" giungevano aperte minacce di rappresaglia fisica mentre giaceva nel letto, ferito ad una gamba.
Ora nel terzo periodo, nelle condizioni più sopra descritte, soltanto un'ampia e aperta campagna di solidarietà dall'esterno può venirgli in aiuto, in modo da consigliare le autorità ad allentare la presa. Proteste possono essere fatte pervenire a: B.A. Wiederkehr - Bak V C 5 - Bez. Anusch. V.F. DKTZH - Holkenstrasse. 75/77 - CH 8026 Zurich, oppure ad ambasciate, consolati e altri enti svizzeri.
A. Nicolazzi
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