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Da "Umanità Nova" n. 21 del 9 giugno 2002

Parole e Pallottole
L'intervista a Placanica

L'intervista al carabiniere Mario Placanica, trasmessa il 26 maggio dal settimanale "Terra" del Tg5, induce a varie considerazioni.

Innanzitutto conferma i dubbi sulla reale tecnica dei fatti durante i quali Carlo Giuliani è stato assassinato; dubbi già rilevanti dopo l'autopsia sul corpo di Carlo che ha stabilito che il colpo che lo ha ucciso trapassandogli la testa era di un calibro più piccolo di quello della Beretta d'ordinanza di Placanica e degli altri carabinieri, facendo intravedere un'arma e uno sparo ben più precisi nonché la presenza di un "quarto uomo" assai più addestrato e freddo del carabiniere ventenne che ha dichiarato "Non mi sono reso conto di sparare ad un uomo, non ho preso la mira (...) Io avevo cercato di sparare in aria".

Per questo viene da ritenere che, più o meno consapevolmente, Placanica sta assumendo il ruolo di capro espiatorio rispetto ad altre ben più nascoste e inconfessabili responsabilità.

Rimane invece del tutto ambiguo l'atteggiamento acritico di Placanica riguardo il suo ruolo di carabiniere, giunto ad affermare nei confronti di Carlo che: "ognuno di noi aspirava a qualcosa. Io aspiravo a guadagnare qualcosa, perché nel Sud, dove abito, non c'è possibilità di lavoro, e quindi ognuno di noi cerca di fare il meglio di sé".

Bisognerebbe infatti ricordargli che neanche Carlo aveva un lavoro fisso e che avrebbe potuto anch'egli scegliere d'indossare una divisa mercenaria, ma che non l'ha fatto e quindi non sono accettabili simili equiparazioni.

Chi per mestiere decide di servire il potere e da questo è autorizzato anche ad "esercitare il monopolio della violenza", non è equiparabile a chi, senza calcolo e senza protezione della legge, ha scelto di combattere quel potere che, per perpetuare lo sfruttamento e la miseria, ha bisogno dei placanica "nei secoli fedeli".

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