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Da "Umanità Nova" n. 21 del 9 giugno 2002
inform@zione
Cosenza: per un municipalismo libertario
Lunedì 20 maggio si è svolta, presso i locali del dopolavoro
ferroviario di Cosenza, una conferenza/dibattito sul municipalismo libertario.
Questa iniziativa è stata organizzata dal gruppo anarchico "Nino
Malara", presente sul territorio cosentino da un paio di anni. I motivi che ci
hanno spinto ad organizzare questa manifestazione sono ravvisabili
nell'esigenza di proporre un modello municipalista di matrice libertaria
proprio nel momento in cui a Cosenza, in occasione delle elezioni comunali,
buona parte dei movimenti antagonisti hanno deciso di candidarsi e di aderire a
varie liste elettorali. Nonostante contemporaneamente ci fossero in
città comizi elettorali delle varie coalizioni, hanno assistito alla
conferenza circa sessanta persone. Dopo una breve presentazione del gruppo
organizzatore, in cui sono stati espressi i motivi ideologici e metodologici
che portano gli anarchici a rifiutare il concetto di delega e di
rappresentatività, la conferenza si è sviluppata in due momenti
differenti. Un momento di proposta, in cui ha parlato Domenico Liguori,
militante della F.A.I. e della federazione municipale di base di Spezzano
Albanese. Il suo intervento ha evidenziato le differenze tra il metodo
libertario e i concetti di democrazia partecipativa emersi nel forum mondiale
di Porto Alegre. Il compagno si è poi soffermato sulla decennale
esperienza della F.M.B. a Spezzano Albanese citando e ricordando alcune tra le
principali lotte da questi svolte nel piccolo centro cosentino e di come la
presenza libertaria abbia evitato, nel corso degli anni, il perpetuarsi di
abusi e soprusi dell'amministrazione comunale. Il pubblico presente ha
ascoltato con interesse la testimonianza espressa da Domenico Liguori ed
è intervenuto più volte per chiedere delucidazioni sul concetto
di democrazia diretta; inoltre ha domandato allo stesso relatore quali concrete
modalità occorressero per iniziare a Cosenza un'esperienza simile a
quella di Spezzano. Nella seconda parte del dibattito è intervenuto il
compagno Claudio Dionesalvi che ha evidenziato con grande ironia gli aspetti
più grotteschi della campagna elettorale cosentina e ha evidenziato
attentamente i motivi che stanno alla base della sua scelta astensionista. Non
è mancata, in questa seconda parte del dibattito, la critica politica a
quanti, all'interno del movimento antagonista di Cosenza, hanno optato per
l'ipotesi elettorale. Speriamo di aver suscitato un po' d'interesse nei
partecipanti e ribadiamo che il nostro impegno su queste tematiche
proseguirà nei prossimi mesi con altri dibattiti e altri momenti
d'incontro.
Gruppo Anarchico "Nino Malara"
Pisa, una Street Parade antiproibizionista e molti guai
Il 25 maggio, il sabato pomeriggio pisano è stato rallegrato dalla
più grande Street Parade mai vista in città, con un bel po' di
carri musicali (provenienti da tutta la Toscana, ma anche da Torino e da
Bologna) e almeno 1500 persone in corteo - aperto dalla Banda degli Ottoni -
che hanno riempito la città di reggae e di techno (e hanno liberato i
lungarni dalle macchine per un paio d'ore, almeno). Alla fine della manif tutti
si sono poi ritrovati alla Cittadella - una antica fortezza medievale sull'Arno
- dove c'erano concerti e sound-system e dove dopo cena sono arrivate
letteralmente migliaia di persone (almeno 7-8mila secondo la stampa locale). La
Street Parade era organizzata dal locale Movimento Di Massa Antiproibizionista
- che da queste parti, dove di Disobbedienti ce ne sono proprio pochini,
raggruppa tipi un po' di "2001 Odissea Senza Spazio", un po' del giro dei sound
system - ed ha avuto una connotazione decisamente più underground di
altre iniziative antiproibizioniste improntate al buonismo paraistituzionale.
Tra l'altro, la storia era stata preceduta alla mattina da un'azione di
protesta e di denuncia davanti alla Clinica Psichiatrica cittadina, dove opera
il famigerato Professor Cassano, meglio noto come il più grosso
spacciatore di Prozac della penisola. Alla manifestazione non ha aderito il
Forum Sociale Pisano (che, per uno strano caso del destino, s'è trovato
ad organizzare in contemporanea un megaevento sul no copyright con feste,
conferenze, installazioni etc), mentre hanno partecipato al corteo i compagni
del Coordinamento Anarchici e Libertari, che hanno diffuso UN, finendo tutte le
copie che avevano ad una velocità incredibile.
Il tutto s'è svolto in un clima gioioso e festaiolo, senza situazioni di
tensione di alcun genere ed anche la festa alla Cittadella è durata
ordinatamente fino a... mezzanotte e dieci (secondo gli inflessibili orari
municipali per la musica all'aperto).
L'evento non trova però nessuno spazio sui quotidiani locali della
domenica, che non si accorgono che il giorno prima c'è stata in
città la più partecipata manifestazione di piazza dai tempi
dell'inizio della guerra in Afganistan.
Lunedì, in compenso, inizia l'"apriti cielo": la Nazione e il Tirreno
gareggiano in descrizione bibliche della fortezza della Repubblica di Pisa
invasa dai rifiuti, mentre le pagine della posta dei lettori si riempiono di
lamenti sui disagi degli automobilisti e le corporazioni dei bottegai invocano
la "tolleranza zero" per via di un paio di ubriachi che hanno fatto la
pipì sulle vetrine di un negozio.
Il clima isterico monta rapidamente. Ne fa le spese anche il Social Forum (che,
poverini, neanche c'erano): avevano organizzato per sabato 1/6 una festa
proprio alla Cittadella, ma appena 24 ore prima - quando erano già
pronti volantini etc - il sindaco diessino ha comunicato che dovevano
trasferirsi in una ben più periferica e più squallida pista da
skate. Agli organizzatori della Street Parade, invece, pare che stiano
arrivando multe salatissime e denunce per i motivi più incredibili.
robertino
Parma occupato il centro immigrati chiuso dal Comune
Sono spariti 416 milioni della Regione... il Comune di Parma ne sa qualcosa?
Oggi, a due anni dalla chiusura decisa dal Comune di Parma, l'ex Centro di
Prima Accoglienza di via Piacenza riapre le porte per accogliere cinque
famiglie di lavoratori immigrati, tutti in regola con il permesso di soggiorno,
tutti con figli piccoli, tutti in stato di necessità, tutti accomunati
dal diritto imprescindibile ad avere una casa. Il Centro riapre, ma la
riapertura non avviene - come invece sarebbe stato doveroso - per iniziativa
del Comune. Anzi, è proprio il Comune che - dopo aver deliberato, nel
novembre del 2000, la chiusura del Centro con il pretesto di "urgenti lavori di
ristrutturazione" e dopo aver ottenuto dalla Regione 416 milioni per
ristrutturare l'immobile - non si è preoccupato di tener fede
all'impegno preso e ha abbandonato, per quasi due anni, l'immobile al completo
degrado. Non solo il comune non ha dato inizio ai lavori, ma non si è
nemmeno preoccupato di presentare alla regione un progetto definitivo entro i
tempi da essa previsti (31 gennaio 2002). e infine, lasciati colpevolmente
scadere i termini, nell'aprile 2002, dopo due anni di menzogne, il comune ha
rinunciato esplicitamente al finanziamento di 416 milioni. Se due anni fa, con
la scusa dei lavori "urgenti", il Comune non esitava a sbattere in strada la
maggior parte dei lavoratori che vivevano in via Piacenza, oggi - di fronte ad
un'emergenza abitativa resa ancor più drammatica dall'assenza totale di
politiche tese a farvi fronte- rinuncia addirittura al finanziamento stanziato
dalla Regione per la ristrutturazione della struttura di accoglienza per
immigrati.
In risposta alla denuncia di questa gravissima inottemperanza, il sindaco
Ubaldi, con grande disinvoltura, ha dichiarato che la destinazione d'uso
dell'immobile era cambiata e che l'ex Centro d'accoglienza sarebbe diventato
sede dell'Authority agro-alimentare (un titolo che, peraltro, Parma deve ancora
conquistarsi). Questa scelta unilaterale di cambiare destinazione d'uso ad
un'area che - per delibera dello stesso Comune - era adibita a garantire il
diritto alla casa dei lavoratori immigrati, è un ennesimo segnale
dell'arroganza e della colpevole noncuranza con cui il Comune di Parma si
rapporta ai lavoratori immigrati: un Comune che, mentre sperpera miliardi per
riempire Parma di petunie e palmizi, è del tutto inadempiente rispetto
al dovere di garantire a tutti i cittadini il diritto ad avere una casa.
Di fronte alle reiterate menzogne e inottemperanze del Comune, i cittadini
immigrati si vedono costretti a "fare da sé", si vedono costretti a
riprendersi i loro diritti.
Il Centro di via Piacenza oggi riapre grazie al lavoro dei cittadini immigrati
e italiani che, uniti nel Comitato Antirazzista, si assumono la
responsabilità di garantire e garantirsi diritti che questo Comune
continua a negare. Questo spazio, che il sindaco e la sua giunta hanno scelto
di far marcire nell'ombra, diventa da oggi laboratorio di partecipazione
collettiva: attraverso un progetto di autorecupero dell'immobile, le famiglie
di lavoratori immigrati ristruttureranno, a loro spese, questi locali, cosa che
il Comune non è stato in grado di fare in due anni e con 416 milioni
pronti all'uso.
Ci auguriamo solo che il sindaco e la sua Giunta non abbiano la faccia tosta di
indignarsi: anche perché la responsabilità è tutta e solo
loro.
Comitato Cittadino Antirazzista
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