unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 21 del 9 giugno 2002

Kossiga

Per i lettori più giovani il nome di Kossiga, forse, non dice più di tanto. Per noi, invece, che ne abbiamo a lungo osservato le "intemperanze", rievoca impressioni e ricordi non propriamente piacevoli.

Fra tutti i notabili da sagrestia della prima repubblica, l'ex presidente della repubblica fu sicuramente il più addentro alle trame criminali e inconfessabili dei vari servizi segreti. Di tutte le trame e di tutti i servizi. E sempre. A partire da Gladio, passando per il sequestro Moro, le stragi di Stato e la stagione del terrorismo, il suo nome è salito costantemente agli "onori" della cronaca. E di tali lusinghieri "onori" una qualsiasi persona per bene non potrebbe che vergognarsi. Latore instancabile di messaggi trasversali, di velate minacce, di offese pubbliche e di private codardie, la sua presenza ha inquinato irreversibilmente la vita politica del paese.

Ora finalmente, scosso dall'arresto per tangenti di due fra i suoi più cari collaboratori e irritato dalla mancata solidarietà dei suoi complici, ha deciso di lasciare "irrevocabilmente" l'onorifico seggio al Senato.

Consapevoli che non c'è niente di più revocabile, in questo paese, delle dimissioni "irrevocabili" dei nostri politici, appena avremo finito di accendere un cero alla madonna, ci affretteremo a rivolgere un sentito invito all'ex picconatore: se ne vada, presidente, se ne vada, e non torni sulle sue decisioni. Le sale del Senato non saranno certo peggiori dopo il suo addio.

MoM



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