unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 22 del 16 giugno 2002

Carlo Giuliani
La verità non ha bisogno di sentenze

Ci risiamo. Evidentemente dalla storia non si impara nulla, siamo di memoria corta e quindi, puntualmente, il potere ne approfitta e ci riprova. E così ci viene a raccontare che anche Carlo Giuliani, come già fece Pinelli, si è suicidato. O meglio, che è stato "suicidato". Alzando infatti il famoso estintore sopra la sua testa, è stato lui che ha deviato il colpo di pistola che lo avrebbe ucciso, mentre quel colpo era destinato, nelle intenzioni dello sparatore, a qualche ignaro passerotto.

A questa strabiliante conclusione, che è riuscita a fare arrabbiare persino il padre del povero Carlo e che la difesa della famiglia Giuliani, è inutile dirlo, non ha neppure preso in considerazione, sarebbero arrivati i periti di parte, i famosi esperti di balistica, quegli stessi, tanto per intenderci, che furono così bravi nel celebre, e irrisolto, caso Marta Russo. Costoro affermano, in sostanza, che il carabiniere che ha sparato il (i?) colpo mortale, in realtà avrebbe mirato in aria come da regolamento, colpendo però, purtroppo, il colpevole estintore. E che, guarda caso, l'estintore, con mira ben più precisa di quella del carabiniere, avrebbe ammazzato il ragazzo.

Se qualcuno ci avesse raccontato questa storiella solo pochi mesi fa, lo avremmo preso per un bislacco mattacchione in vena di paradossali idiozie. Invece questa notizia l'abbiamo recentemente letta su tutti i giornali, e allora non possiamo far altro che prestarci fede.

È da quando Carlo Giuliani è morto, che da tutte le parti si è cercato di alzare un gigantesco polverone, per negare le dirette responsabilità degli apparati dello Stato in quanto era successo. Menzogne, false testimonianze, false ricostruzioni, depistaggi, manomissioni, occultamenti di prove, premi allo sparatore, minacce... il solito copione di sempre a cui siamo da sempre abituati e che non ci ha sorpresi affatto. Da che mondo è mondo il potere, ogni potere, quando si tratta di mascherare le proprie colpe e i propri omicidi, non ha remore di sorta e non guarda in faccia a nessuno. Si sa, la ragion di stato... Quello che non finirà mai di stupirci, invece, è l'imprevedibile fantasia che sprizza dalle grigie e ministeriali meningi dei "fedeli servitori dello stato". In più occasioni ci è capitato di assistere alle loro sceneggiate tendenti a dimostrare l'indimostrabile, e spesso la loro creatività è stata tale da spiazzarci decisamente. Difficilmente però si sono raggiunti i livelli odierni, livelli tali che non possono non farci riandare, con la memoria, a quel tragico capolavoro dell'assurdo che fu la loro ricostruzione della morte di Pinelli.

Non è nostra intenzione, in queste contesto, addentrarci nei particolari delle varie perizie, nelle conclusioni degli esperti, nelle dichiarazione dei (falsi) testimoni, nelle stime balistiche. Anche se potremmo capirne qualcosa, gente più portata di noi è preposta ad affrontare un campo che non ci appartiene. Ci interessa invece ricordare, e ripetere fino alla noia, che un ragazzo è stato ucciso, ucciso gratuitamente e freddamente, da uno o più degli uomini impiegati per "la sicurezza dei cittadini"; che lo stato, come sempre, ha usato i suoi cani da guardia perché le giornate genovesi degenerassero come sono degenerate; che questi cani da guardia hanno trovato insperati alleati là dove meno avrebbero dovuto essercene; che le sale operative di polizia e carabinieri, in quei giorni, erano piene di rappresentanti governativi dell'estrema destra (e non facciamo fatica ad immaginare a far cosa); e che il governo di centrodestra si è comportato esattamente come aveva deciso di fare quello di centrosinistra già dalle giornate napoletane del marzo precedente.

E infatti Scajola, il buon vecchio democristiano Scajola, l'uomo che più di ogni altro rappresenta la continuità dello stato nella diversità dei governi che lo rappresentano, non ha avuto nessuna difficoltà, rispondendo alla critiche del padre di Carlo Giuliani, ad affermare che lo Stato è senza colpe. E noi, modestamente, concordiamo con sì gran uomo: lo Stato non ha colpe, eccetto una, piccola piccola: quella di esistere.

MoM



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