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Da "Umanità Nova" n. 22 del 16 giugno 2002

La guerra duratura. Verso l'abisso

La partita in gioco è chiara e non da oggi: quale sarà lo stato o la coalizione di stati che avrà l'egemonia politica, economica e militare nel nuovo secolo. Questo è lo sfondo senza il quale non capiremmo nulla di ciò che sta accadendo intorno a noi e rischieremmo di slegare accadimenti che hanno una loro connessione sia temporale, di continuità storica e di contemporaneità storica, che fattuale.

Il grande gioco si è aperto con il crollo dell'Unione Sovietica e tutte le guerre, gli attentati, le missioni "umanitarie" che si sono susseguite dall'attacco all'Iraq nel 1991 ad oggi fanno parte di questo scacchiere strategico mondiale. Il primo premio di questa grande battaglia mondiale è il controllo e quindi la gestione delle vie più importanti di transito delle nuove ed antiche ricchezze: petrolio, gas-metano, acqua, oppio. Chi controlla le via di accesso e di smistamento conduce la partita. Non so se qualcuno vi abbia fatto mente locale, ma tutti i paesi "canaglia" a cui gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra imperitura e duratura (alcuni di questi sono già stati "visitati") sono situati negli snodi principali dei passaggi o delle pipe-line o dei transiti navali: Iraq e Golfo Persico, Iran, Siria, Cecenia, Kurdistan, Somalia, Indonesia, Afganistan, Kosovo...

I premi secondari sono legati ai successi imperialistici delle potenze locali, anche solo economiche, legate al carro vincente. La prima squadra, che conduce l'incontro da più di un secolo, è quella anglosassone (Stati Uniti, Inghilterra e Commonwealth in senso lato), la seconda squadra è composta dalla nascitura Europa in un asse strategico che comprende l'est sino all'attuale Russia, ed il terzo polo, decisamente pericoloso per i primi, comprende il più grande mercato al mondo, la Cina, "alleata" con il vicino ed esangue Giappone e gli staterelli del sud-est asiatico che gli gravitano intorno (Corea del sud, Vietnam...). Il tavolo da gioco, in questa situazione, cambia e muta sembianze con una rapidità impressionante e le alleanze si compongono e si disfano con altrettanta velocità. Quello che conta poi, è il doppio-giochismo, ovvero lo stare contemporaneamente con più alleati minori anche se tra loro litiganti o far apparire, ufficialmente, che si sta con gli uni, per poi, invece, parteggiare per gli altri: questa pratica nel poker prende il nome di bluff. C'è una terza componente in gioco che potremmo dire transnazionale ed è composta da alcuni reggenti degli attuali governi che hanno tali e tanti interessi diretti, di famiglia si potrebbe dire senza alcun eufemismo (la gang di Bush tanto per non citare sempre gli stessi, ma anche quella di Putin o di Blair o di Jiang Zemin non sono da meno) che agisce come governo parallelo e si costituisce come vera e propria associazione mafiosa mondiale.

Sebbene in competizione fra loro questi burattinai hanno concordato su di una regola comune, pena il fallimento del gioco stesso, ovvero la menzogna come strumento di persuasione collettiva: l'antrace, gli attentati dell'11 settembre..., il terrorismo in genere ed il suo vigoroso mantenimento e nutrimento non sono altro che l'effetto necessario e non secondario di questa strategia.

Buttiamo un colpo d'occhio su ciò che sta bollendo in pentola al momento.

Pakistan/India

Il Pakistan, fedele alleato statunitense, anche nella guerra contro l'Afganistan, sta reggendo a fatica il confronto politico-militare contro l'India, a proposito del Kashmir indiano ed è a rischio di guerra senza alcuno sconto da parte di un governo indiano retto da un fondamentalista indù altrettanto intollerante (se non di più) del suo concorrente musulmano oltreconfine. Veniamo al punto. In questa situazione gli Stati Uniti dovrebbero cercare di sedare gli animi dei contendenti, compresi quelli della "democratica" ma non allineata India, ma invece che cosa sta facendo? Lasciano che le cose prendano il loro corso bellico proprio mentre in terra pakistana si aggirano e credo non per turismo oltre 1500 agenti dell'FBI[1]. Secondo altre fonti britanniche l'India starebbe programmando l'invasione del Kashmir pakistano nel giro di una decina di giorni sullo stile dell'attacco americano in Afganistan.[2] E tutto questo perché? Lasciamoci andare nel nostro fervido immaginario "fantapolitico": dopo uno scoppio bellico tra i due contendenti nulla sarebbe più congeniale agli Stati Uniti, ma anche all'Europa ciò non dispiacerebbe, di inviare una bella truppa di interposizione ONU e di fatto piazzare proprio a ridosso della Cina le proprie truppe: un sogno che diventa realtà servito su di un piatto d'argento. E quale miglior causa ci sarebbe se non quella di interporsi tra due nemici storici per scongiurare lo scoppio di una guerra nucleare?

Lasciandomi andare a queste inattuali elucubrazioni leggo che il dottor Ronald Rumsfeld ha testè proposto una forza aerea di monitoraggio del confine indo-pakistano del Kashmir per "impedire" recrudescenze nucleari tra i due contendenti.[3] Fantapolitica o sano realismo?

Siria.

Il venerdì 7 giugno Israele e Stati Uniti, per la prima volta, accusano ufficialmente la Siria di essere complice e mandante dell'attentato che uccise mercoledì 29 maggio ben 17 persone. L'attentato era stato rivendicato da Ramadan Shallah leader della Jihad islamica che vive a Damasco. Il dipartimento di stato Usa considera la Siria uno stato sponsor di terrorismo. Ma veniamo nuovamente al punto: una guerra tra Siria da una parte e Israele e Stati Uniti dall'altra c'è già da un pezzo anche se alla luce dei fatti in occidente non emerge nulla. Il 24 marzo scorso nella Siria settentrionale (Homs) si verifica una grande esplosione dove muoiono almeno 35 tecnici impiegati nello sviluppo di un arsenale strategico: "Gli stabilimenti di Homs hanno recentemente consentito alla Siria di raggiungere la piena autonomia nella produzione di missili Scud C/D, dotati di gittata sino a 900 km, di carburante solido e liquido per i vettori e di testate chimiche caricate con oil nervino VX."[4] Diversi analisti militari ritengono che si sia trattato di un vero e proprio sabotaggio operato dai servizi segreti israeliani e da quelli americani. Ora succede che i due alleati occidentali accusino direttamente e pubblicamente la Siria di terrorismo il che equivale, di conseguenza, ad accusare anche l'Iran dello stesso reato. Un nuovo fronte bellico?

Un nuovo dipartimento della difesa USA

A qualche giorno dalla penosa propaganda di Pratica di Mare, quella sul disarmo dei due vecchi nemici tanto per capirci, ed a ridosso delle dichiarazioni di guerra pubbliche alla Siria, il presidente Bush, non pago dei milioni di dollari gettati nel cesso della spesa armata americana, tira fuori dal suo cappellino magico un nuovo dipartimento di Sicurezza che sarà composto da oltre 170.000 persone ed avrà un budget solo per il primo anno di oltre 37 miliardi di dollari.

No-comment

Italia

Martedì 4 giugno, alla Camera, 382 deputati (tutta la maggioranza con una buona aggiunta dell'opposizione di centrosinistra) hanno votato a favore della prosecuzione della partecipazione italiana a operazioni militari internazionali. I "no" sono stati 52 (Prc, Verdi e un gruppetto dissidente dell'Ulivo), contro un provvedimento che vuole impegnare ancora, fino al 31 dicembre del 2002, le forze militari e le forze di polizia dislocate ai quattro punti cardinali: lungo tutta la "fascia calda" dei Balcani, dalla Macedonia al Kosovo dalla Bosnia all'Albania, e poi al fianco dell'alleato a stelle e strisce in Afganistan e Israele, e ancora nella "campagna d'Africa" in Etiopia e in Eritrea. Chissà quanti altri soldi pubblici andranno per sovvenzionare massacri "umanitari".

La lotta antimilitarista si fa sempre più dura: la propaganda menzognera di regime ci rende difficile, se non impossibile, far capire o provare a spiegare che quello che loro ammantano come guerra al terrorismo non è altro che una copertura per i loro sporchi interessi. Compito di chi onestamente si batte contro la militarizzazione del pianeta è quello di cercare, assieme alla vecchie, nuove strade e nuove forme per i contenuti di sempre, sapendo stringere legami con altri ma senza mai rinunciare al proprio radicalismo.

Pietro Stara


Note

[1]Fakhar - ur - Rehman, 1500 FBI agents operating in Pakistan, in www.frontierpost.com.pk del 3 giugno 2002

[2]Rahul Bedi, India plans war within two weeks, in www.telegraph.co.uk del 6 giugno 2001

[3]Zahid Hussain e Catherine Philip, US plans airborne monitor force in Kashmir, in www.timesonline.co.uk del 10 giugno 2002

[4]Analisi mondo, La guerra segreta tra israeliani e siriani, in www.analisidifesa.it maggio 2002



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