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Da "Umanità Nova" n. 23 del 23 giugno 2002

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Venezia antirazzista
Hanno provato in vario modo, ma non sono riusciti a ghettizzare la manifestazione antirazzista e solidale contro la legge Bossi-Fini indetta per sabato 15 giugno a Venezia, e dopo settimane di aggressioni, rastrellamenti, insulti e intimidazioni contro gli immigrati la città - come ha scritto l'indomani un cronista - li ha lasciati sfilare come fossero a casa loro.
Nei confronti della manifestazione organizzata dalla Rete Antirazzista, con innumerevoli adesioni, soprattutto la Lega Nord, grazie anche all'irresponsabile compiacenza della stampa locale, aveva cercato di creare un clima di tensione, evocando invasioni di clandestini e no-global intenzionati a trasformare Venezia in Genova (sic), che neppure la presenza smisurata di poliziotti e carabinieri, con tanto di elicottero volteggiante, è riuscita minimamente a rendere credibile.
A parte infatti poche facce scure di bottegai, gondolieri e benpensanti, Venezia ha infatti salutato nel migliore dei modi possibile migranti e antirazzisti in corteo a cui, secondo la questura, hanno partecipato circa 2.500 persone che hanno ripetuto in maniera serena, festosa ma anche determinata, SIAMO TUTTI CLANDESTINI.
Aldilà della tante sigle che avevano aderito, nel corteo erano ben visibili gli spezzoni della Rete Antirazzista, della Cgil, del Venezia Social forum, dei comunisti internazionalisti, degli anarchici, dell'Associazione Immigrati di Pordenone, di Rifondazione Comunista e dei Disobbedienti.
Per quanto riguarda la rispettabile presenza rosso-nera che si è aggregata dietro lo striscione del Circolo Zapata di Pordenone, questa ha raccolto un buon numero di compagni/e non soltanto veneziani permettendo una buona diffusione di volantini e, alla faccia di chi non ha perso occasione per dimostrare il proprio fastidio, di Umanità Nova.
FAI - Venezia

Pisa, multe da 2580 a 10320 euro per lo sciopero generale
Fino a pochi anni fa, uno dei "classici" reati da manifestazione, con cui venivano incriminati gli attivisti politici e sindacali, era quello di "blocco stradale". Inserito nel Codice Penale nel 1949, negli anni ruggenti del banditismo meridionale e degli assalti alle corriere, prevedeva pene severissime per chiunque avesse impedito la circolazione dei veicoli: da 2 a 10 anni di carcere se commesso in più di dieci persone. Finita la breve stagione degli assalti alle corriere, dagli anni '50 alla fine degli anni '90 sono stati alcune decine di migliaia gli imputati per blocco stradale, sempre per fatti avvenuti in occasioni di manifestazioni. Pochissimi, invece, i condannati (e sempre in prossimità di qualche amnistia), visto che la stessa enormità della pena portava i giudici a cercare di derubricare l'accusa in qualche violazione minore.
Ai tempi del governo di centrosinistra, il blocco stradale è stato depenalizzato.
Questo significa che non sono previste pene detentive (che sono state sostituite da ammende pecuniarie) e che non è più previsto neanche il processo, visto che le ammende vengono comminate come normali multe, per cui è concesso soltanto il ricorso.
Che questa depenalizzazione in realtà sia una bella fregatura, se ne sono accorti diversi esponenti del Forum Sociale Pisano. Il FSP il 16 aprile in occasione dello sciopero generale aveva organizzato nelle due piazze centrali della città una riuscitissima e partecipatissima giornata di mobilitazione e di festa, riempiendo il Ponte di Mezzo - che divide le due piazze - di mostre, installazioni, giochi etc e ribattezzandolo per l'occasione "Ponte dei diritti". Mentre erano previste e autorizzate le manifestazioni nelle due piazze, non lo era invece la pacifica occupazione di Ponte di Mezzo, che tuttavia aveva raccolto l'apprezzamento generale e persino il plauso della stampa locale. Nessuno poteva quindi prevedere quello che sta succedendo in questi giorni. Ad almeno otto esponenti del Social Forum (uno per i Collettivi Universitari, uno per i Cobas, uno per l'Agorà etc) la Questura di Pisa ha recapitato avvisi circa le multe (da 2580 a 10320 euro!) che dovranno pagare per il supposto blocco stradale di Ponte di Mezzo, senza avere nemmeno la possibilità di difendersi in un processo. E pare che il numero dei multati sia destinato ad aumentare.
Robertino

Parma in piazza per la casa
Sabato 15 giugno si è tenuta a Parma la manifestazione in appoggio all'ultima occupazione dell'ex casa d'accoglienza per immigrati del Comune, dove adesso abitano cinque famiglie di migranti. (Sui dettagli si rimanda ai comunicati apparsi sui precedenti numeri di UN).
Ovviamente, considerati gli ultimi provvedimenti legislativi in materia d'immigrazione, la manifestazione ha inoltre rilanciato la sua forte critica contro questi, considerati semplicemente razzisti.
Alla manifestazione promossa dal Comitato Cittadino antirazzista hanno aderito varie individualità e gruppi locali, tra cui il gruppo anarchico Cieri, l'Ateneo Libertario, l'Usi, Ya Basta di Parma, il Laboratorio Marxista, i Giovani Comunisti, ecc.
Alla manifestazione hanno partecipato circa 250 persone, tra le quali, come lieta sorpresa e buon augurio per le lotte future, anche tanti immigrati, che piano piano stanno conquistando un ruolo sempre più protagonista in situazioni che li coinvolgono direttamente.
L'incaricato

Accademie di Belle Arti occupate
Le Accademie di Belle Arti "occupano". Oltretutto lo fanno adesso, alla fine dei corsi, quando in genere gli studenti di qualsiasi istituzione che si rispetti tralasciano le attività di "movimento" per concentrarsi sugli esami. Uno scatto di orgoglio di persone attive in un settore, quello artistico, fanalino di coda in un campo, quello culturale, in cui lo stato interviene solo per fare danni o per mungere denaro.
Gli studenti in questi anni hanno riposto le loro speranze in una riforma il cui articolato era già stato sabotato parzialmente dal senatore diessino Lombardi Satriani e dal superministro Berlinguer ma che sembrava comunque conservare qualche prospettiva positiva.
Una riforma in cui si scontravano e si scontrano gli interessi di bottega della corporazione dei docenti e i diritti feudali della casta dei professori universitari. Con il risultato di un nulla di fatto e di una mancata applicazione che dura da più di due anni, durante i quali gli studenti sono stati sballottati tra provvedimenti arbitrari e spesso fallimentari, sperimentazioni senza fonadamenta giuridiche e una dilagante incertezza sempre meno velata dalle rassicurazioni ufficiali.
In queste condizioni i "normali" canali di rappresentanza istituzionale non potevano che cortocircuitare favorendo un intervento diretto da parte degli studenti a sostegno dei propri diritti probabilmente ingenuo e artificioso.
L'occupazione dell'Accademia di Reggio Calabria ha fatto scattare una mobilitazione genarale che sta coinvolgendo con modalità diverse gli Istituti di Roma, Palermo, Carrara, Firenze, Ravenna, Bologna, Bari, Foggia e Milano.
Oggi gli studenti hanno direttamente come interlocutore il parlamento ed il ministro Moratti e come unico compagno di strada il solleone di giugno.
Non ci resta che augurare loro uno scettico ma sincero in bocca al lupo.
Er Filosofo



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