Da "Umanità Nova" n. 24 del 30 giugno 2002
Palermo
Mai più senza casa?
Negli ultimi sei mesi a Palermo è cresciuta e si è consolidata
un'interessante esperienza di lotta dal basso per il raggiungimento di un
obiettivo di capitale importanza: la conquista del diritto alla casa.
Questa rivendicazione è stata promossa dal Comitato di Lotta per la
Casa, costituito da diverse famiglie palermitane che hanno deciso di
intraprendere un percorso di autodeterminazione mirato all'ottenimento di una
casa per tutti.
A Palermo, infatti, molti di loro sono stati costretti per mesi a vivere in
stanze d'albergo pagate dall'Amministrazione comunale, dopo che l'erogazione
dei buoni-casa era stata interrotta in seguito al commissariamento del Comune e
all'avvicendamento della giunta Orlando sostituita dal forzista Cammarata.
Un caos burocratico che nel tempo ha avuto l'unico effetto di mettere
letteralmente in mezzo alla strada centinaia di famiglie disagiate.
Di qui la decisione di far da sé, senza più delegare ad altri la
risoluzione di un problema così grave.
Da subito la lotta dei senza casa è stata appoggiata dal centro sociale
Ex-Karcere e dal gruppo consiliare di Rifondazione Comunista.
Naturalmente anche il Forum Sociale Siciliano di Palermo ha dato la sua attiva
solidarietà e disponibilità a sostegno di questa lotta, ma come
spesso avviene quando in certe dinamiche si inserisce un partito come il PRC,
si creano cortocircuiti di natura politica i cui esiti possono essere molto
negativi.
Dopo innumerevoli sit-in davanti il palazzo comunale, dopo numerose proteste
davanti la sede dell'assessorato ai servizi sociali (sfociate in
un'occupazione), dopo le notti in tenda sotto gli occhi della polizia che
presidiava il municipio, dopo i violentissimi sgomberi delle famiglie che pur
non appartenendo ad alcun comitato avevano occupato gli stabili della Via
Mozambico, la protesta popolare si radicalizzava nell'occupazione della
Cattedrale.
Poiché il Comitato di Lotta si è sempre posto degli obiettivi
precisi, come la requisizione e la confisca di immobili dei mafiosi (un chiaro
segnale di radicale distacco dalle logiche clientelari), il palliativo proposto
dalla prefettura (un mese in albergo e poi il buono-casa per tutti) viene
agevolmente rifiutato e quattro persone iniziano lo sciopero della fame.
Dopo un'altra debole proposta della prefettura (11 appartamenti per sessanta
famiglie, tutti gli altri in albergo) si fanno sempre più pressanti i
controlli e le identificazioni da parte di PS e Carabinieri.
La strategia intimidatoria si aggrava il 17 giugno quando con un'ordinanza dal
chiaro sapore repressivo il Prefetto vieta, con effetto immediato, "lo
svolgimento di riunioni, sit-in e assembramenti di qualunque genere" presso
tutte le sedi istituzionali fino al 30 settembre.
L'obiettivo del Comitato è quello di stringere coraggiosamente i denti,
almeno fino alla visita in città del Presidente della Repubblica
prevista per il 21.
A questo punto il colpo di scena.
Le istituzioni tirano fuori dal cilindro una soluzione incredibile: il Prefetto
impone al Sindaco di Cerda (piccolo comune a 70 km da Palermo) di garantire che
lo IACP metta temporaneamente a disposizione delle 22 famiglie diciassette
alloggi popolari per i quali sono già in graduatoria alcune famiglie
originarie del paesino.
Il dibattito interno al Comitato diventa dunque rovente: accettare o no?
Alla fine le famiglie decidono di accettare, pressate duramente da PCR e
ExKarcere secondo i quali sarebbe assurdo rifiutare l'offerta.
Il giorno dopo a Cerda scoppia il finimondo: i cerdesi, saputo del probabile
scippo delle loro case popolari, occupano gli appartamenti.
Il sindaco (che è anche poliziotto) cavalca la protesta, ma gli
occupanti vengono sgomberati con la forza.
Informati di quanto accadeva a Cerda, i palermitani in viaggio su un autobus
del Comune, vengono presi dallo sconforto.
I contratti verranno stipulati con mille incertezze alle 4 del mattino.
Il Comitato ha sempre rivendicato il diritto alla Casa proponendo soluzioni di
ragionevole e coraggiosa onestà politica: requisizione in città
delle case dei mafiosi, ferma opposizione alle sistemazioni in albergo,
riconoscimento di un'emergenza sociale che coinvolge migliaia di persone.
A fronte delle ripetute scorrettezze da parte istituzionale, a fronte delle
intimidazioni da parte della prefettura culminate nell'ordinanza fascista, a
fronte - ripetiamo - della volontà di incontrare Ciampi corroborata da
un'intelligente quanto dura lettera aperta firmata dal Comitato di Lotta, ci
saremmo aspettati un risultato della vertenza radicalmente migliore.
Rifondazione Comunista, ponendosi come mediatore interessato, ha contribuito
considerevolmente a che la questione dei senza casa non scoppiasse in maniera
eclatante e decisiva, cercando di chiudere presto la partita.
Sinceramente ci dispiace anche che i compagni del CSOA ExKarcere abbiano
assunto toni di inspiegabile rancore nei confronti di tanti altri soggetti che
a nome del Forum o a nome proprio avevano apertamente espresso dei forti dubbi
riguardo all'opportunità di accettare l'accordo di Cerda.
Ci auguriamo che la lotta per la casa a Palermo continui più forte di
prima, confidando nella buona volontà e nell'impegno di tutti,
specialmente dei più interessati: le famiglie.
Diamo merito a chi fino a oggi ha sostenuto direttamente e con
continuità la lotta del Comitato, ma non possiamo chiudere gli occhi di
fronte a un risultato che ci pare fin troppo striminzito rispetto a quanto ci
si era proposto di ottenere.
Crediamo che si possa fare molto altro ancora.
Federazione Anarchica Siciliana - Nucleo "Giustizia e Libertà"
|