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Da "Umanità Nova" n. 24 del 30 giugno 2002

L'amianto uccide ancora

L'amianto e il "cloruro di vinile" hanno fatto le loro vittime: sono deceduti dall'inizio dell'anno C. L. e C. D. due ex miei colleghi di lavoro, uno in pensione da qualche anno e l'altro in servizio, deceduti dall'inizio dell'anno per neoplasie tumorali varie dai polmoni al fegato.

L'Amianto è un materiale dichiarato fuorilegge perché cancerogeno. Veniva prodotto e usato in molte fabbriche. Ha trovato più di 3000 impieghi diversi: dall'edilizia alle ferrovie, fino ai giocattoli per bambini. Di amianto sono rivestiti numerosi uffici e scuole. Di amianto sono morti centinaia di operai e lavoratori, mentre altri continuano a morire anche a distanza di anni, nel silenzio più totale di tutte le Istituzioni.

Con gli operai sono stati colpiti anche i familiari. Ne subiscono conseguenze disastrose sia l'ambiente che i cittadini che vivono nelle zone limitrofe alle fabbriche dove si lavorava questo materiale. Gli effetti letali dell'amianto sulla salute degli operai che lo manipolavano erano già conosciute fin dagli anni `30. Addirittura una prima sentenza che riconosce le malattie da asbesto, risale al 1914 (sentenza del tribunale di Cuneo)!

Nessuno allora può nascondersi dietro al fatto che non si poteva sapere come per il CVM! La logica dello "sviluppo capitalistico" è quella di fare profitti. Logica e regola che va al disopra di tutto, anche della vita umana; permettendo tra l'altro il degrado ambientale (i casi di insediamenti industriali come Porto Marghera, dell'Acna di Cengio, della Ilva di Taranto, Rosignano, Ravenna Solvay Ferrara, CVM e di tanti altri casi ne sono altri esempi) capaci nel tempo di produrre dissesti idrogeologici che non hanno eguali i reflui con sostanze micidiali come il mercurio e le diossine e quant'altro. Ora la produzione d'amianto "bandita" in Italia è stata spostata in Brasile e in Africa, Sud America. Continuando così il suo ciclo di morte a livello internazionale.

Le leggi sulla "sicurezza del lavoro", come la 257/92 e la "626" nessun controllo e chi controlla forse la Medicina del Lavoro e Prevenzione degli Ambienti di lavoro dove sono? le istituzioni che fine hanno fatto? invece di tutelare la salute degli operai e dei lavoratori hanno finito per agevolare le ristrutturazioni industriali, camuffando i licenziamenti. Queste leggi vengono sempre dopo! Sempre dopo la morte e l'inabilità di centinaia tra operai e lavoratori di differenti settori. L'omertà ed il silenzio di partiti e sindacati serve solo a nascondere la vastità del problema. La depenalizzazione delle pene implica l'imperativo di non turbare la produzione è d'obbligo tacere o fare tacere! Quando gli operai tentano di opporsi, scatta il ricatto della chiusura della fabbrica e il ricatto occupazionale, licenziamenti o prepensionamenti e le ristrutturazioni mai fatte o solo in parte, anche usando le leggi sull'amianto. Allora se esiste una regola sociale che recita "Prima la salute e la sicurezza dei cittadini, e poi il resto", in fabbrica se ne afferma un'altra "Prima il guadagno per mezzo della produzione a certi costi, poi il resto".

La salute non possono che difenderla gli operai e i lavoratori stessi; ma alla sola condizione che sappiano fin dall'inizio che chi attenta alla loro vita è solo la necessità del padrone di accumulare profitti. È questa necessità che trasforma la fabbrica moderna in un posto ad alto rischio!

L'inquinamento aumenta negli anni invece che diminuire proporzionalmente con l'aumentare della produzione, incredibile ma vero. Dai protocolli alla convenzione di Kyoto sulle emissioni nel pianeta: "Lo Stato, quando c'è, faccia quello che deve e può; ma, per i singoli, nessuno deve sottrarre la propria condotta alla gravitazione dei fatti, è necessario per riscattare le colpe commesse. Così vuole la storia".

saluti

Marco Tebaldi



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