![]() Da "Umanità Nova" n. 25 del 7 luglio 2002 Tornare a Genova il 20 luglio...È passato un anno dalle giornate di Genova contro il G8 ma quel luglio pare ieri. Intangibile la distanza da questo luglio su cui si proiettano, sinistre, tutte le ombre di un tempo che pare mettere tra il ciarpame della storia libertà, giustizia sociale, rispetto per le differenze. In quest'anno lungo come un secolo e breve come un giorno d'estate la "guerra duratura" di George Bush Jr. e della sua banda di petrolieri e mercanti d'armi è entrata nella nostra quotidianità. Il sangue, la morte, la distruzione hanno messo in ginocchio le già martoriate genti dell'Afganistan, le galere statunitensi si sono riempite di persone per lo più colpevoli di essere nate nel posto sbagliato, detenzioni illegali e torture sono il corollario di una politica che in nome della guerra al terrorismo annulla la libertà di tutti. Ma che importa? Gli affari prosperano! Nel nostro paese la Banda Berlusconi si è saldamente insediata al potere e, con un'arroganza pari solo alla volgarità cialtronescamente esibita dei suoi membri, sta facendo tabula rasa delle nostre vite. Il debito verso un elettorato biliosamente razzista è stato pagato con una legge, la Bossi-Fini, che sancisce la legalizzazzione della schiavitù per i lavoratori migranti, mera manodopera da sfruttare all'osso e cacciare quando non serve o non è più disponibile ad accettare tutti i soprusi e le ingiustizie che padroni e padroncini le impongono. Per quelli che rivendicano il proprio diritto umano alla libera circolazione, per i profughi delle guerre finanziate e volute dai signori del nord ricco e potente, per gli esuli della miseria e dell'ingiustizia si aprono le porte dei centri di detenzione e le galere dello stato. E stiamo, ovviamente, parlando dei più fortunati, di quelli che non spariscono in mare, magari opportunamente speronati da un'unità della Marina Militare impegnata a "difendere" le frontiere dell'Europa delle polizie e dei mercanti. Ma che importa? Gli affari prosperano! Anche i debiti con il Vaticano sono in procinto di essere pagati. La legge pronta ad essere varata sulla procreazione assistita sancisce il primato della famiglia "normale" nell'accezione del signor Wojtila e quello dell'embrione rispetto alla libertà femminile. Nelle scuole preti ed amici dei preti la fanno da padroni, senza alcun rispetto per la diversità di percorsi, di attitudini, di scelte. Ma che importa? Gli affari prosperano! Libertà e diritti dei lavoratori, già messi a dura prova da cinque anni di governo di centrosinistra, stanno subendo un attacco senza precedenti. E, lo sappiamo, quella sull'articolo 18 non è che la più visibile delle operazioni in corso, che mirano a lavoratori ancora più flessibili, ancora più disponibili a carichi e condizioni di lavoro pesantissime senza tutele né per il presente né per il futuro. Ma che importa? Gli affari prosperano! Il 20 di luglio dello scorso anno, quando il sangue di uno dei tanti che a Genova, manifestavano per un altro mondo, ha bagnato una piccola piazza di una città trasformata in fortezza, non è mai finito ma continua ogni giorno, ogni dove. L'eco dell'assassinio di Carlo era ancora nelle nostre orecchie, il sapore acre dei lacrimogeni non aveva smesso di bruciarci la pelle, i torturati delle caserme ancora urlavano quando le piazze d'Italia e del mondo si sono riempite nuovamente, moltiplicando il numero di coloro che volevano libertà e giustizia sociale, uguaglianza e dignità per tutti. In quest'anno di lotte a fianco dei migranti, di manifestazioni contro la guerra ed il militarismo, di scioperi dei lavoratori, il 20 luglio si è prolungato sino ad oggi. In tanti ci prepariamo a tornare a Genova per riallacciare il filo di un percorso spezzato dalla feroce volontà repressiva degli 8 criminali che reggono questo mondo fondato sull'ingiustizia e sulla prevaricazione, sulla logica del profitto e su quella della potenza. Quella del 20 luglio non sarà una semplice ricorrenza, un mero tornare sui nostri passi, un occasione per ricordare un ragazzo ucciso. Altri chiedono verità e giustizia ai tribunali, noi sappiamo che la verità su quel 20 luglio è stata scritta sui muri delle strade delle nostre città, è stata gridata ad ogni manifestazione, ad ogni corteo, in ogni assemblea. La scritta "Assassini", sin dal 21 luglio è apparsa nei pressi di mille caserme, prefetture, municipi e dice una verità che non ha bisogno di alcun tribunale di quello stesso stato che ha condannato a morte Carlo Giuliani. Come quel 20 luglio noi saremo in piazza, senza clamori né fanfare, per ribadire un percorso che mira alla radicalità dei contenuti ed al radicamento tra la gente, tra i lavoratori, tra i migranti, tra tutti coloro che, come noi, ogni giorno patiscono l'oppressione dei G8. Perché, lo dicevamo un anno orsono e vogliamo ripeterlo ora, il G8 non è solo lo spettacolo ritualizzato delle riunioni dei potenti ma in ogni luogo ed in ogni momento è la cifra dell'oppressione e del dominio contro cui ribellarsi non solo è giusto ma necessario. Lo scrivevamo su queste stesse pagine e vogliamo ripeterlo ora "Chi parla di democrazia `tradita' non vede che le tante carte dei diritti non sono che belle parole da sbandierare durante le cerimonie ufficiali ma diventano carta straccia quando le piazze e le strade si riempiono di gente convinta che la libertà non sia solo un'espressione rituale, ma principio di un'organizzazione sociale più giusta per tutti e per ciascuno, humus fecondo un cui attecchiscono le radici di un mondo nuovo. Il mondo che vogliamo e per il quale scendiamo in piazza non trae la propria legittimità dai codici e dai trattati ma si radica nella capacità di autogestione ed autogoverno. Senza barriere, senza frontiere, senza stati. Un mondo da abitare solidalmente, non un territorio da controllare, depredare, asservire agli interessi di pochi. Un'utopia ben più concreta di quella che pretende di coniugare libertà e democrazia."
Lo scorso anno scegliemmo di essere in piazza nella Genova operaia, in quella Sampierdarena protagonista di un secolo di lotte proletarie, a fianco dei lavoratori in sciopero politico contro il G8, quegli stessi lavoratori con i quali avevamo dato vita nelle varie città a comitati per lo sciopero. Allo spettacolo dei potenti oggi come allora non vogliamo contrapporre la spettacolarizzazione dello scontro, più o meno simbolico che sia, ma la necessità di una pratica politica e sociale che, nella consapevolezza che "lo stato ed il capitalismo sono irriformabili" lotti per una trasformazione radicale della società. Il capitalismo dal volto umano o la democratizzazione della globalizzazione non sono che illusioni riformiste che nemmeno la violenza poliziesca per le strade di Genova è riuscita ad infrangere. A Sampierdarena eravamo tantissimi e nulla ci importava di violare le cancellate che tenevano prigionieri della loro stessa ferocia ed arroganza i G8, quello che volevamo rompere era il muro del silenzio tra le nostre ragioni, costantemente annullate dal fragoroso vociare dei media, e i tanti che a Genova ed in ogni angolo del pianeta pagano sulla propria pelle le politiche dei potenti della terra. Questo 20 luglio saremo ancora a Genova e di fronte a noi è sempre lo stesso muro, un muro che ogni giorno, sui posti di lavoro, nei nostri quartieri, nelle nostre scuole, nelle nostre piazze vogliamo abbattere. Eleonora
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