unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 25 del 7 luglio 2002

Sparare sulla crocerossa?
Carità ed audience

Nelle guerre, in tutte le guerre, fra le prime, e più innocenti vittime, ci sono i bambini. Figli dei caduti, figli della fame, figli di colpe che ne sovrastano i destini. E la pietà dei responsabili della loro sorte li rinchiude, piccoli coatti, in strutture penitenziali chiamate orfanotrofi. Anche a Kabul esistono orfanotrofi, e di uno di questi, nei giorni della "liberazione" di quella città dal regime talebano, vedemmo, copiose, le immagini. Immagini forti, drammatiche, con una corrispondenza oscenamente irreale fra gli ottocenteschi stereotipi di dickensiana memoria e la realtà del terzo millennio. Non credo le si possano dimenticare tanto facilmente.
Quando si stabilì che la guerra scatenata dalle maggiori potenze mondiali contro il pericolosissimo Afganistan era vittoriosamente conclusa, cominciarono a partire per quel lontano paese, a quanto pare non ancora punito come meritava, delegazioni di politici, artisti, uomini di cultura, professionisti della bontà e compagnia cantante, impazienti di scroccare un'esotica vacanza a spese dei rispettivi erari. E magari anche con un bel ritorno di immagine. E parallelamente, ispirandosi ai recenti principi texani del "capitalismo compassionevole", ad ogni nazione vincitrice venne assegnata una struttura, purché sufficientemente martoriata, sulla quale riversare la propria stomachevole bontà mediatica: a uno un ospedale bombardato, a un altro un lazzaretto, a un altro ancora una bidonville o una città dei morti. All'Italia, evidentemente, è toccato l'orfanotrofio maschile.

Mi rendo perfettamente conto che adesso rischierò di scadere nel moralismo, ma un fugace servizio televisivo di alcuni giorni fa, mi "impone" di socializzare il mio sdegno, se non altro per renderlo meno amaro.
Serata romana, terrazza romana, generone romano, folto e burino come nelle migliori occasioni; una gran bella serata, a quanto sembra, durante la quale, in corretto stile bipartisan, abbronzatissimi simili incontrano i propri simili altrettanto abbronzati. E fin qui, contenti loro... Ma questa non è una serata come tante altre, questa è una serata particolare, una serata ammantata di nobili fini e volonterosi propositi, è una serata, signori e signore, di beneficenza! organizzata addirittura dalla Croce Rossa e da tutte le sue mariepie garavaglie e mariepie fanfane di complemento. Una volta la si chiamava beneficenza. Oggi, invece, la si chiama... beneficenza. Passano gli anni, mutano i regimi, le stagioni e gli allenatori della nazionale, ma il campionario della volgarità ripropone, intatto, tutto il suo inesauribile catalogo. E in questo campionario dell'idiozia, rifulgono di luce propria le famigerate serate di beneficenza. Dove, ligio al copione, ora con fare compiaciuto, ora con la servizievole espressione d'ordinanza, l'intervistatore televisivo si prostra di fronte alle tante albepariette e analoghe celebrità di turno, che con ritrosa modestia ci fanno sapere quanto sono felici di "far del bene ai poveri", senza che nessuno lo sappia. Nessuno, a parte qualche milione di telespettatori del Tg1.

È un dato di fatto che le classi dirigenti e i potentati economici del mondo occidentale portano le maggiori responsabilità delle disastrose condizioni di vita di tre quarti del pianeta. E non è necessario ricordare quanto gli interessi politici, militari ed economici del capitalismo internazionale e delle multinazionali siano la causa primaria delle sofferenze quotidiane di miliardi di esseri umani. Anche i bambini coatti dell'orfanotrofio di Kabul sono vittime, più o meno dirette, delle strategie di guerra che hanno fatto dell'Afganistan un eterno campo di battaglia. I loro genitori saranno morti calpestando una mina, o sotto un bombardamento umanitario, oppure combattendo contro altri afgani ingaggiati da un altro potere. Però questi bambini hanno una fortuna, hanno la fortuna che nella lontana Italia uno stuolo di emeriti farabutti, pardon, di benefattori, si preoccupa della loro sorte, e in una calda serata romana organizza un fantastico party di beneficenza. Con l'alto patrocinio della Croce Rossa.
Sulla quale, una volta tanto, ci piacerebbe veder sparare una bella raffica di materiale organico!

MoM



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