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Da "Umanità Nova" n. 26 del 21 luglio 2002

Anarchici a Genova

Raccontare gli anarchici a Genova è come camminare tra i detriti facendosi, faticosamente, largo. Fiumi di parole sono già state spese per una narrazione che per lo più ha occultato percorsi individuali e collettivi, oltre alle ragioni ed alle scelte dei moltissimi anarchici convenuti in Liguria per manifestare contro il G8. L'enorme riflettore che ci hanno puntato addosso è stato filtrato da mille prismi deformanti, adottati per far sì che il ruolo che ci era stato, nostro malgrado, assegnato, fosse alfine tessuto sulla nostra pelle.

Genova è stata nel luglio dello scorso anno un gigantesco, tragico, teatro. Lo ha voluto Berlusconi, lo hanno voluto quelli del Genoa Social Forum, lo hanno voluto i media, lo hanno, almeno in parte, voluto quelli dell'International Black Bloc. Un teatro in cui il sangue dei feriti e dei torturati, la ferocia di poliziotti, carabinieri, guardie carcerarie, la vita spezzata di un ragazzo di 23 anni sono stati crudelmente, realisticamente, veri.

Ciascuno aveva scritto un proprio copione nel quale gli altri, la gran parte dei manifestanti, dovevano giocare il ruolo delle comparse.

Gli anarchici a Genova, quelli raccolti sotto la sigla "Anarchici contro il G8", che raccoglieva la stragrande maggioranza degli anarchici italiani con adesioni anche da altri paesi europei, hanno scelto di puntare sulla radicalità dei contenuti, sulla comunicazione con la gente comune, sul rapporto con i lavoratori in sciopero politico contro il G8.

Già il 9 giugno migliaia di persone avevano preso parte alla manifestazione promossa a Genova da "Anarchici contro il G8" per creare un ponte comunicativo con la città. I media decretarono il silenzio stampa. Niente scontri: niente da scrivere per i sensazionalisti di regime.

Oltre seimila anarchici, una distesa di bandiere rosse e nere, erano in piazza giovedì 19 luglio alla manifestazione dei migranti, quando, come diceva un compagno, "Genova era ancora una festa". Ma siccome i "cattivi" non hanno fatto i cattivi una presenza tanto significativa è stata completamente ignorata dai media. Sempre sotto silenzio è passata la grande manifestazione del 20 luglio a Sampierdarena dei lavoratori in sciopero generale, uno sciopero fortemente voluto dagli "Anarchici contro il G8" che nelle varie località avevano dato vita a comitati di sostegno e promozione dello sciopero insieme ai sindacati di base.

Il giorno 21, quando la violenza dello Stato si è abbattuta su un corteo di trecentomila persone, frantumandolo, gassandolo, eravamo là, su quel dannato lungomare. Più di un testimone esterno ha potuto vedere il particolare accanimento del quale è stato oggetto il nostro spezzone. Oltre quattromila persone bersagliate da lacrimogeni sparati da terra, dagli elicotteri, dai gommoni in mare. Solo un il caso ha fatto sì che nella fiumana di piedi impanicati dei tanti manifestanti, che, accanto a noi, sono stati sorpresi dalla violenza improvvisa dei poliziotti e carabinieri, qualcuno non finisse calpestato a morte.

In uno degli striscioni preparati in occasione del G8 scrivevamo "lo stato ed il capitale sono irriformabili". Questo slogan riassume efficacemente la nostra posizione, per la quale, non per spirito settario, ma per obiettiva differenza politica avevamo deciso di non aderire al Genoa Social Forum, preferendo un percorso autonomo. Autonomo non dal movimento in quanto tale ma ben distante dai molti che tentavano di ingabbiarlo all'interno di un reticolo paraistituzionale, prefigurando la sua riduzione ad apparato burocratico controllato dai vari "azionisti di maggioranza" da Rifondazione alla sinistra cattolica, passando per la CGIL e le ACLI.

"La vita e la libertà di sei miliardi di persone non sono trattabili con i signori della terra ma vanno riconsegnate nelle mani di ciascuno, uomo, donna o bambino che voglia, "padrone di nulla, servo di nessuno, andare all'arrembaggio del futuro". Erano le parole scritte sullo striscione che ha aperto le manifestazioni anarchiche contro il G8, uno striscione distrutto dalle cariche della polizia, ma i cui contenuti restano fermi nella lotta di ogni giorno, quella che in ogni luogo, costantemente, ci vede a fianco degli oppressi e degli sfruttati."
(Comunicato della CdC della FAI, 25 luglio 2001.)

Maria Matteo

(la versione integrale di questo testo è stata pubblicata su OGM - Organismi Genovamente Modificabili, Piccolo dizionario degli orrori, edizioni Zero in Condotta)



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