![]() Da "Umanità Nova" n. 27 del 1 settembre 2002 Piove, governo ladro!Piove, governo ladro! E, a giudicare dalle disastrose condizioni climatiche che stanno flagellando tutti gli angoli della terra, piove, governi ladri!! Mai come quest'anno anche il cosiddetto uomo della strada si è accorto che qualcosa, nella salute del pianeta, sta davvero cambiando. E che le cassandre ambientaliste che da tempo paventavano le mutazioni che oggi sono sotto gli occhi di tutti, non erano affatto delle cassandre, ma, semmai, delle tenere zie in vena di buoni consigli e fin troppo ottimiste. E mai, come quest'anno, anche il cosiddetto uomo della strada si è arrabbiato con dio e col mondo per le vacanze rovinate, per le case allagate, per i campi distrutti, per l'insopprimibile uggia che provoca la vista del mare sotto la pioggia.
Piove, governo ladro! E in effetti questa storica frase, che a suo tempo era l'unica forma di dissenso permessa dal regime fascista, diventa oggi, nella sua semplicità, il contenitore di drammatiche verità assolute. Anche se il governo, il Governo, più che ladro appare oggi essere soprattutto criminale. La dissennatezza è nell'ordine delle cose. E se un dissennato dilapida l'eredità ricevuta dall'augusto genitore, o butta al vento un patrimonio culturale e sociale che gli aveva permesso il benessere, in fin dei conti sono fatti suoi. Ma se le élite mondiali, i saggi che ci amministrano e ci governano, fanno un dissennato uso privatistico e strumentale del patrimonio collettivo, allora non sono più fatti loro, ma sono, drammaticamente, anche e soprattutto fatti nostri. Con una progressione esponenziale viviamo infatti gli effetti delle politiche irresponsabili e di rapina che i vertici del potere mondiale, al soldo e al passo degli interessi delle varie multinazionali, conducono contro il mondo e contro di noi con impunita protervia. E, parallelamente al mostruoso sfruttamento delle inalienabili risorse dell'umanità, si incancreniscono problemi sociali forieri di conseguenze altrettanto mostruose. Con l'intelligente lungimiranza che potrebbe avere un'ameba, chiese e governi, sotto tutte le latitudini, continuano ad opporsi a una qualsiasi politica demografica, convinti, evidentemente, che il numero è potenza. Parandosi il sedere dietro considerazioni moralistiche di pessimo conio, mentre "difendono la vita", contribuiscono a creare condizioni di sovraffollamento insostenibili, esse sì vere nemiche della vita e dei diritti di ciascuno di noi. Il morbo del razzismo, quello che temiamo sarà la vera peste di questo secolo neonato, si nutre della miseria degli esclusi del sud del mondo e della insopprimibile ignoranza degli stolidi inclusi del primo. Ottusamente incapaci di capire che solidarietà, comprensione e fratellanza non sono vuoti termini appartenenti a un'etica astratta, ma rappresentano l'unica via per una vera emancipazione dal bisogno e dallo sfruttamento. Il riaffermarsi delle religioni come simbolo forte di identità, e di diversità, nasconde, dietro le risibili differenze di culto e di dottrina, una risorta volontà di sfruttare, come formidabile massa di manovra, il bisogno d'astratto che affligge moltitudini espropriate di ogni progettualità. E i nazionalismi delle "piccole patrie", i federalismi d'accatto di chi si bea della propria impresentabile specificità, i particolarismi corporativi di comunità assimilabili a quelle del "maso chiuso", si accompagnano, paradossalmente, al riaffermarsi di un nazionalismo tanto ridicolo quanto pericoloso. La mano sul cuore, al suono degli inni, deve far rabbrividire quanto il saluto romano e il passo dell'oca!
Come si vede, un quadro deprimente, che non può non preoccupare per il futuro che ci prospetta. E se consideriamo che l'innalzamento della temperatura globale in questo secolo è stato solo di un grado centigrado con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi, come non provare un sano terrore di fronte alla prospettiva, avanzata da più parti, di un ulteriore aumento della temperatura di cinque o sei gradi? Come non temere gli spaventosi disastri che attendono noi e i nostri nipoti? Soprattutto quando sappiamo che, se tutto il mondo abusasse dell'energia non rinnovabile come oggi fanno solo i cittadini dei paesi ad alto reddito, non basterebbero altri due pianeti e mezzo per soddisfare i bisogni dell'umanità. Se pensiamo poi che un quarto degli abitanti della terra non ha ancora a disposizione l'acqua potabile, che la fascia desertica avanza inesorabilmente giorno dopo giorno, che tre miliardi di persone vivono con meno di due euro al giorno, che ogni anno muoiono di fame 11 milioni di bambini, e che di cifre drammatiche come queste ne potremmo snocciolare a decine, viene da dire che solo l'istinto di sopravvivenza che provvidenzialmente alberga in ciascuno di noi, ci impedisce di soggiacere a una mortifera, inevitabile, depressione.
E invece, niente paura! I governanti non sono quegli irresponsabili delinquenti che abbiamo sempre pensato, ma benefattori che si preoccupano diuturnamente, (bontà loro), della nostra (e della loro) salute! E infatti, ogni tanto, si ritrovano, di qua o di là nel mondo, per fare il punto della situazione e, se necessario, per mettere qualche pezza, soprattutto di immagine, ai guasti che così alacremente continuano a produrre. Adesso è la volta di Johannesburgh, in Sud Africa, dove si sta svolgendo la conferenza internazionale su ambiente, povertà e sviluppo sostenibile, nel corso della quale si dovrebbe ricercare un "accordo internazionale sulla riduzione delle incompatibilità fra sviluppo economico e tutela dell'ecosistema terrestre". Come si vede, un problemino al cui confronto la quadratura del cerchio diventa un gioco da bambini, fintantoché i paesi ricchi, vale a dire quelli in grado di poter fare davvero qualche cosa, continueranno nelle loro immutabili politiche di sfruttamento. E del resto, tanto per valutare la serietà delle intenzioni al di là degli sbandieramenti di facciata, gli Stati Uniti d'America, responsabili del 50% delle emissioni nocive, si guarderanno bene dal dare una qualsiasi importanza a questa conferenza. Hanno già dimostrato a Kyoto le loro intenzioni e che cosa intendano per sviluppo sostenibile (sostenibile per loro e insostenibile per tutti gli altri), e se proprio dovessero dare qualche contentino all'opinione pubblica mondiale, gli basterà comprare le quote di inquinamento di un'altra manciata di paesi poveri per rimettere a posto la coscienza dei sensibili e corretti cittadini americani. E anche il nostro premier, con l'insensibilità del patacca quale si compiace di essere, condiziona la sua partecipazione al vertice alla ipotesi di un documento finale passabile. Come dire: se c'è la possibilità di fare bella figura, vado di persona, altrimenti "sotto i freschi!", in questo caso il noto ambientalista Matteoli, eletto, come si sa, coi voti dei cacciatori maremmani. Tanto per farsi un'idea della serietà di queste sceneggiate.
Sono anni ormai che summit, meeting, conferenze internazionali, incontri al vertice, si susseguono con sempre maggiore frequenza dando così l'opportunità, ai potenti della terra, di ritrovarsi faccia a faccia e accordarsi liberamente. Come negli incontri così bene descritti nelle varie Piovra 1, 2, 3, ecc., i gangster della politica mondiale ridisegnano gli equilibri del terrore e dello sfruttamento facendo credere, al contrario, di muoversi all'unisono per migliorare le condizioni di vita dell'umanità. Ma questo sporco gioco è sempre più scoperto, e sempre più spesso i vertici internazionali devono misurarsi con le esasperate proteste degli esasperati cittadini del mondo. Anche a Johannesburgh si prevede la presenza di decine e decine di migliaia di compagni e compagne, intenzionati a smascherare, ancora una volta, la malefica demagogia di chi sfrutta e opprime in nome del potere e del profitto. È a loro che siamo vicini. È a loro che auguriamo la buona riuscita anche di questo vertice. È alla loro lotta che affianchiamo il nostro impegno per un mondo di liberi e uguali. Sempre più vivi, possibilmente. Massimo Ortalli
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