Da "Umanità Nova" n. 27 del 1 settembre 2002
Bufale estive dei giornali
Stampa, internet e terrorismo
Lo sanno tutti che in Estate è sempre difficile riempire le pagine dei
giornali ed è proprio in questa stagione che la sindrome da scoop miete
il maggior numero di vittime.
Non ci stiamo riferendo alla "bella" figura fatta dai media in occasione
dell'arresto a Bologna dei pericolosi terroristi islamici armati di una
videocamera, ma a qualcosa di più marginale: l'articolo "C'è
posta per le Br", a firma di Giacomo Amadori e Gianluca Ferraris, pubblicato
sul n.34 del settimanale "Panorama".
Gli ingredienti usati per preparare questa sbobba insipida sono quelli
tradizionali: terrorismo, Internet e servizi segreti.
L'articolo parte dal rapporto semestrale dei servizi che segnalerebbe Internet
come il nuovo campo di organizzazione e propaganda del terrorismo.
Ed i due giornalisti non trovano di meglio da fare che indicare al lettore
alcuni di questi pericolosi siti: a-infos, indymedia, information guerrilla,
infoshop (definita "la bibbia online dei Black bloc"), spunk ed altri
più o meno noti.
Si tratta, per chi non è un abituale frequentatore di Internet, di siti
diversi fra loro (anarchici, libertari, marxisti-leninisti) e che hanno in
comune solo il fatto di appartenere all'area non riformista. Tutti vengono
accusati di essere troppo tolleranti rispetto al materiale che viene pubblicato
sulle loro pagine web se non addirittura di connivenza col neobrigatismo.
L'articolo di Panorama contiene inoltre una serie ragguardevole di inesattezze
che mostrano o la scarsa dimestichezza dei due giornalisti con la comunicazione
elettronica o la precisa intenzione di diffondere informazioni false.
Leggiamo: "lo scorso 16 maggio, dopo una lunga sorveglianza, sono stati chiusi
due dei siti più famosi dell'estremismo di sinistra: brigaterosse.it e A
morte lo Stato."
Il sito "brigaterosse.it" è stato sequestrato a fine marzo (non il 16
maggio) e contro la sua chiusura ha protestato persino l'ADUC (una associazione
di difesa dei consumatori); per il secondo, il cui contenuto rasentava la
demenzialità, c'è stato anche chi ha avanzato il sospetto di una
bufala.
I due scrivono poi di: "Indirizzi eversivi come quello di matrice anarchica
della sezione italiana di ainfos.ca, capace di ospitare forum e mailing
list".
A dire il vero sito dei compagni canadesi non ha una "sezione italiana" e
nemmeno ospita forum, le uniche cose in italiano sono i messaggi spediti alla
lista di discussione "a-infos" e ripubblicati su web.
Ancora: "Sul sito anarco-comunista spunk.org spiegano dove porti questo
slancio: `Colpire un simbolo del capitale, che può essere una banca,
l'edificio di una corporation o persino (...) un individuo'".
Peccato che il sito in questione sia solo un archivio dove si può
trovare di tutto, compresa magari la frase riportata e scritta chissà da
chi, ma attribuita - quando si dice la correttezza dell'informazione - ai
gestori del sito.
Volendo perdere tempo si potrebbe andare ancora avanti ma forse è meglio
chiudere citando il compagno che gestisce infoshop.org: "L'articolo sarebbe
anche molto divertente se non fosse per la lunga tradizione che hanno i media
nella pratica di diffamazione, menzogna e mistificazione dei gruppi radicali.
Sarebbe facile ridere di questo sensazionalismo se esso non servisse a creare
un clima di isteria contro le idee radicali. (...)
Sebbene siamo lusingati che Panorama chiami Infoshop "la bibbia dei black
bloc", dobbiamo però precisare che Infoshop.org è più che
una mera risorsa per coloro che sono impegnati in questa tattica di strada."
Pepsy
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