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Da "Umanità Nova" n. 28 dell'8 settembre 2002

La miss e il bersagliere

Chi, per effettivo interesse, per curiosità, per mancanza di meglio ha visto la sera del 31 agosto la gara finale delle concorrenti al titolo di Miss Italia nel Mondo, ha avuto l'occasione di ammirare, diciamo così, una forma di "pubblicità progresso" tanto arcaica quanto suggestiva.

La gara vedeva una quarantina di partecipanti selezionate nelle comunità italiane all'estero.

Si trattava di ragazzotte non particolarmente belle, per lo più di evidente origine sociale proletaria, in gran parte incapaci di parlare un italiano comprensibile e, al massimo, in grado di esprimersi, poveramente, in dialetto.

Un classico esempio di panem et circenses rallegrato, bisogna riconoscerlo, da un Lino Banfi un po' imbolsito ma comunque cordiale nel ruolo di presidente della giuria.

D'improvviso, però, lo spettacolo si è ravvivato. Quaranta baldi bersaglieri hanno fatto irruzione sulla scena e ognuno di loro ha fatto da cavaliere ad una candidata, a loro si è, poi, aggiunta una fanfara che ha allietato il buon popolo con la classica esibizione.

Infine, fra i quaranta guerrieri non particolarmente atletici, per lo più di evidente origine sociale proletaria ne è stato selezionato uno, adorno di medaglie, che ha fatto un'imbarazzata apologia delle "missioni di pace" dell'esercito italiano nel mondo.

Non è mancato, fra l'altro, un clamoroso ringraziamento alle forze dell'ordine che presidiavano le terme dove si svolgeva l'elezione e un esibizione del presentatore con cappello con le piume.

Chi, come me, per triste privilegio dell'età, ha memoria dell'avanspettacolo e, per passione per i vecchi film, una modesta conoscenza della rivista, non ha potuto fare a meno di ricordare i guitti che integravano i loro spettacoli con inni all'italianità di Trieste e al pubblico inneggiante.

Insomma, il postmoderno si realizza pienamente o, se si preferisce, l'eterno ritorno dell'eguale.

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