Da "Umanità Nova" n. 29 del 15 settembre 2002
Mutazioni genetiche
La fascistizzazione di Forza Italia
Secondo quanto emerso da un recente ed attendibile sondaggio dell'Ispo, il
22,5% degli elettori di Forza Italia ritiene il fascismo "Nonostante alcune
scelte discutibili un buon regime", il 9,5% come "La risposta inevitabile alla
minaccia comunista" ed un 1,7% lo considera "Tuttora il miglior regime
possibile", mentre un 23% l'ha definito semplicemente come "un regime
autoritario" senza esprimere alcun giudizio di merito.
Se molta carta e inchiostro vengono quotidianamente dedicati ad analizzare la
politica e la figura di Berlusconi, compresi i suoi ormai evidenti aspetti
psicopatologici emersi nel discorso di Rimini, va registrata una notevole
carenza di attenzione e indagine sociologica nei confronti di Forza Italia che,
oltre ad essere il partito uscito maggioritario alle ultime elezioni, sta
registrando da quando è la principale forza di governo considerevoli
mutazioni genetiche, sia nella propria base che a livello di quadri intermedi e
dirigenziali.
Al suo apparire Forza Italia, oltre ad arruolare un buon numero di quadri
più o meno rampanti della Fininvest, fu in grado di raccogliere consensi
e adesioni tra gli "ex" del Partito socialista, della Democrazia Cristiana, del
Partito liberale ma anche tra i sostenitori di Mani Pulite (non si dimentichi
infatti che per un certo tempo la stampa berlusconiana presentò con
estremo favore l'operato di Di Pietro).
Per cui, se si può parlare di una sua collocazione ideologica, Forza
Italia al suo nascere appariva sostanzialmente un partito moderato, liberale e
persino con dichiarate velleità riformiste; comunque la sua
identità politica risultava abbastanza sfumata ed anche la sua
collocazione sembrava voler essere lontana dalla Destra, preferendo
un'identificazione con la "fortunata" carriera del Presidente, la
modernità introdotta dalle sue reti televisive e i successi sportivi del
Milan.
Da allora, come si usa dire, molta acqua è passata sotto i ponti e,
soprattutto dopo l'ultima affermazione elettorale e l'ascesa del secondo
governo Berlusconi, si è andati assistendo ad una consistente
trasformazione di tale partito il cui nazionalpopulismo è andato
caratterizzandosi come sempre più di destra, una destra apertamente
poliziesca e discriminatoria quando non filofascista.
Tale cambiamento è riscontrabile in modo assai eloquente parlando con
elettori, militanti e dirigenti di Forza Italia che hanno ormai fatto propri
slogan, luoghi comuni e mentalità definibili senz'altro come reazionari,
tanto da risultare sovente analoghi alle argomentazioni leghiste e fasciste.
Innanzitutto è da sottolineare come il ruolo carismatico di Berlusconi
abbia esso stesso registrato ulteriori inquietanti (in quanto del tutto
acritiche) esaltazioni giungendo a vere forme di culto della
personalità. Berlusconi infatti non è più soltanto un
brillante manager prestato alla politica per modernizzare l'Italia rovinata
dalla partitocrazia, ma risulta ormai un padre-padrone che qualsiasi cosa dica
o faccia è giusta a priori e, se qualcosa non va,. sicuramente è
da attribuire a chi trama contro lui oppure all'incapacità di quanti gli
stanno intorno, esattamente come veniva sostenuto durante il ventennio
mussoliniano.
Tale aspetto è infatti tipico di ogni vero regime e lascia allibiti la
facilità con cui un simile ometto, pur con una sua indubbia
capacità di intuire i gusti del pubblico e della clientela, sia riuscito
in così breve tempo ad incarnare vaste attese, insofferenze,
aspettative.
Per tentare di comprendere tale consenso, forse occorrerebbe ricorrere alla
psicanalisi: "sono dunque le persone insoddisfatte che rincorrono il potere, ma
dobbiamo supporre che questo non le renda affatto felici (...) Qualsiasi spinta
verso il potere nasce dal desiderio di superare una profonda incertezza di
sé che determina, sostanzialmente, la paura di vivere" (A.
Carotenuto).
Un'autentica fuga nel potere quindi, ma quello che prelude ad autentici
naufragi di senso, come rilevava un caro amico, non è tanto il fatto che
una folla inneggi ad un partito o ad un'ideologia, anche la più nefasta,
ma ad un "uomo della Provvidenza" perché ciò denota una
sottomissione irrazionale verso il volere e l'immagine di costui.
Di conseguenza tutto quello che si oppone al suo potere è spiegato
soltanto con la teoria del complotto: giudici, giornalisti stranieri,
no-global, economisti, funzionari dell'Onu, carabinieri, sindacalisti, prelati,
etc. nel momento in cui il loro operato confligge con il "migliore governo che
abbia avuto l'Italia" entrano di volta in volta a far parte della grande
cospirazione comunista.
Il "comunismo" infatti è il nemico, ritenuto come il più grave
crimine della Storia non tanto per i milioni di morti che gli vengono
disinvoltamente attribuiti tanto da far impallidire il nazismo o lo stesso
capitalismo, ma perché ha rivendicato l'uguaglianza sociale attaccando
la logica del profitto e la morale della libera impresa.
E dentro il pentolone dell'anticomunismo viscerale il seguace di Forza Italia,
istruito dalle rivisitazioni di individui con un passato di sinistra da
rinnegare quali Ferrara o Mughini, mette insieme Stalin e Jovanotti, le BR e
Cofferati, Pol Pot e i partigiani, pur facendo finta d'ignorare che il
Cavaliere intrattiene più che amichevoli rapporti d'affari con l'ex-capo
del KGB Putin o con Fidel Castro.
Ma l'involuzione più rilevante riguarda il cambio d'atteggiamento nei
confronti dell'immigrazione e della cosiddetta sicurezza. Dimenticando le
iniziali posizioni garantiste di una Tiziana Majolo e un certo liberalismo che
agli inizi connotava almeno parti di Forza Italia, ormai l'aderente o
l'elettore di Forza Italia è un livido oltranzista della Tolleranza Zero
contro gli "extracomunitari", i criminali comuni e i "drogati", avvertiti con
la stessa paranoia dei leghisti e dei post-fascisti di Alleanza Nazionale,
giungendo assumere - in privato - anche accenti nazistoidi.
La stessa libertà di circolazione, uno dei diritti fondamentali
dell'uomo, sancito dalle prime costituzioni liberali, per Forza Italia è
diventata una rivendicazione sovversiva, mentre si sorride in nome della
libertà d'opinione alla propaganda razzista dell'estrema destra.
Analoga e non meno contraddittoria anche l'eccitazione morbosa per le forze
armate, la polizia, le galere e l'ordine costituito al punto da legittimare
ogni violenza e ogni sopruso compiuto da chi indossa una divisa al servizio del
potere, secondo una visione antidemocratica per la quale chi comanda non deve
rispondere a nessuno e può anche violare la stessa legge che dice di
voler difendere.
Basti l'esempio delle inaudite violenze commesse a Genova da parte delle
cosiddette forze dell'ordine, denunciate come violazioni dei diritti umani da
Amnesty International, ma giustificate ed assolte da ogni bravo adepto di
Berlusconi sempre pronto ad indignarsi per le persecuzioni giudiziarie contro
il proprio leader.
Pochi anni orsono, di fronte alle inchieste aperte sul suo conto, fu proprio
Berlusconi a gridare allo stato di polizia; eppure chi oggi usa queste stesse
parole per descrivere la realtà di Genova è già
sospettabile di terrorismo.
Siamo a tutti gli effetti di fronte a posizioni apertamente autoritarie,
razziste e classiste che teorizzano e praticano la discriminazione, con in
più l'ipocrisia propria della borghesia benpensante, a riprova di quanto
stia modificandosi l'identità di questo partito sempre più
marcatamente di destra e con una base rancorosa e aggressiva.
Eppure dietro la facciata i problemi non mancano.
La mancanza di ogni dialettica e dibattito interno a lungo andare può
diventare una questione implodente, specie se i nodi cominciano ad arrivare al
pettine ed il clientelismo non è più sufficiente a tenere insieme
un coagulo di interessi economici e di umori antisociali.
L'autunno sta bussando alle porte, col suo carico di conflitti e di crisi, e
Forza Italia avrà il suo daffare per rimanere al governo, senza perdere
ulteriormente credibilità all'estero e senza lasciare troppo spazio alla
concorrenza rappresentata da Alleanza Nazionale e dal suo segretario Fini;
infatti se Berlusconi dovesse uscire sconfitto o dover uscire dalle scene,
è del tutto evidente che il suo "popolo" sarebbe il primo a voltargli le
spalle e a passare al nazional-alleato.
L'identificazione di Forza Italia e dello stesso governo con Berlusconi
è infatti tutt'altro che priva di rischi in quanto deve risultare sempre
"vincente", altrimenti può ritorcersi contro chi detiene e personifica
il potere, causando disillusioni, tradimenti e ulteriori slittamenti a destra:
è storia già vista.
ANTI
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