|
Da "Umanità Nova" n. 29 del 15 settembre 2002
Letture
"Gli arditi del popolo. Dalla guerra alla difesa del popolo contro le violenze fasciste"
Luigi Balsamini, "GLI ARDITI DEL POPOLO. DALLA GUERRA
ALLA DIFESA DEL POPOLO CONTRO LE VIOLENZE FASCISTE", Galzerano Editore,
Casalvelino Scalo (SA), 2002; pagg. 304 con foto, Euro 15.
Nell'agosto di quest'anno ricorreva l'80mo anniversario delle ultime
durissime battaglie combattute nel 1922, tra gli antifascisti e le formazioni
fasciste all'assalto delle ultime roccaforti "rosse", da Bari a Parma dove gli
squadristi capeggiati da Italo Balbo subirono la più grave sconfitta ad
opera delle barricate erette nei borghi proletari e degli Arditi del Popolo, la
prima organizzazione armata che tentò di difendere le sedi operaie e le
libertà sociali dalla violenza fascista e delle forze dell'ordine.
Qualche testata della sinistra si è ricordata di questo anniversario ma,
ancora una volta, tale associazione antifascista militante è rimasta
nell'ombra, mentre nelle iniziative ufficiali si è tentato di
presentarla come un movimento democratico, rimuovendone le ancora oggi scomode
radici sovversive.
Se fino a pochi anni fa per sapere qualcosa attorno all'esperienza degli Arditi
del Popolo, occorreva andare a cercare tra le pagine di alcuni saggi più
generali, quali "Proletari senza rivoluzione" di Del Carria o "Storia del
Partito comunista" dello Spriano, oppure rifarsi al fondamentale ma poco
conosciuto testo di F. Cordova "Arditi e legionari dannunziani", dal 1994 ad
oggi erano state già pubblicate ben tre ricerche (I. Fuschini, "Gli
Arditi del popolo", ed. Longo; M. Rossi, "Arditi, non gendarmi! Dall'arditismo
di guerra agli Arditi del Popolo", ed. BFS; E. Francescangeli, "Arditi del
Popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista", ed. Odradek)
che con impegno hanno cercato - difficile dire con quali risultati - di far
irrompere gli Arditi del Popolo, dopo decenni di oblio e rimozione, nel
dibattito storico contemporaneo, da un lato prigioniero di visioni
storico-politiche blindate "di sinistra" e dall'altro infestato dal cosiddetto
revisionismo storico "di destra".
Tentativo arduo ma non del tutto privo di frutti, dato che oltre alle decine di
conferenze-presentazioni-dibattiti in cui per mezza penisola si è
tornati a parlare e discutere su tale pagina di storia, va menzionata la festa
delle barricate che ogni anno si tiene a Parma ed il fatto che lo scrittore
Pino Cacucci (prima di lui c'era già stato A. Bevilacqua con "Il viaggio
misterioso") si è ispirato alle vicende legate agli Arditi del Popolo
inserendo la figura di Argo Secondari, il loro fondatore, nel suo "Ribelli!".
L'ultimo, rilevante, contributo in tal senso è la ricerca "Gli Arditi
del Popolo. Dalla guerra alla difesa del popolo contro le violenze fasciste" di
Luigi Balsamini, edita da Galzerano.
Il libro nato sulla base della tesi universitaria di Luigi ha approfondito,
collegandosi e riprendendo quanto era stato in precedenza scritto, taluni
aspetti dell'arditismo sovversivo ed ha aperto ulteriori prospettive
d'interpretazione storica.
In particolare, nel lavoro di Luigi, è da segnalare l'importanza data
alla ricostruzione degli antecedenti bellici, fondamentali per comprendere non
solo lo scenario storico ma anche i risvolti culturali e persino psicologici
del percorso politico dell'arditismo, sorprendente per certi aspetti ma pure
analogo alle dinamiche che videro protagonisti i reduci della Prima Guerra
Mondiale in tutti i paesi coinvolti nell'immane conflitto.
Ruolo centrale di tale aspetto fu quello giocato dall'estetica della morte e,
come ben sottolineato da Luigi, "questa componente mistico-mortuaria si
ritroverà sotto molti aspetti in quella che è stata definita la
liturgia dello squadrismo fascista, fatta anch'essa di riti, culto dei martiri,
simboli, ed ugualmente dominata dall'immagine della morte", mentre negli Arditi
del Popolo tale simbologia tenderà - pur senza essere mai del tutto
rimossa (basti pensare al simbolo del teschio) - a contaminarsi con quelle del
movimento operaio e delle sue componenti più radicali - comuniste e
anarchiche -, assumendo nuove e meno funeree valenze.
Inoltre Luigi ha voluto, assai opportunamente, soffermarsi sui diversi
atteggiamenti assunti dagli anarchici nei confronti della lotta antifascista e
degli Arditi del Popolo, soprattutto in relazione alle diverse tendenze
esistenti in seno all'anarchismo; tale questione meriterebbe peraltro ulteriori
approfondimenti, dato che basta conoscere un po' di biografie dei militanti
libertari di tale periodo per rendersi conto quanto sia articolato il ventaglio
delle posizioni, pur se comunque tutte all'interno della comune rivendicazione
all'autodifesa anche violenta nei confronti dello squadrismo e della
libertà di organizzarsi anche per gli Arditi del Popolo. Non solo
infatti ci furono anarchici che guardarono con diffidenza gli Arditi del Popolo
per il carattere paramilitare della loro associazione, ma ci furono anche, e
non certo pochi, anarchici individualisti che invece ne vennero attirati dal
ribellismo e dall'azione diretta che questi praticavano "colpo su colpo" ma
anche per le comuni passate consonanze interventiste e fiumane. Di contro, pur
se l'Unione Anarchica Italiana fu l'organizzazione rivoluzionaria che con
maggiore coerenza appoggiò e difese gli Arditi del Popolo, anche
attraverso le pagine di Umanità Nova, numerosi suoi militanti
comunisti-anarchici non vi aderirono per il carattere autoritario e
interclassista assunto in talune situazioni da tale associazione.
Un libro in sintesi che, aprendo ulteriori ambiti di ricerca e dibattito,
approfondisce e stimola la conoscenza di tale pagina di storia sociale che
nessuno è riuscito ancora a pacificare.
emmerre
| |