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Da "Umanità Nova" n. 30 del 22 settembre 2002

Cofferati e "La cognizione del dolore"
Verso lo sciopero generale

E allora sì, alla fine deve confessarlo. Ragazzi, via, "certo che tutto questo, affetto e speranze, è gratificante". Però calma, ci sono duemila ragioni per cui è anche rischioso, e insomma "io spero che non mi travolga, è una responsabilità pesante da portare".
Tanto per non dimenticarsene, sul treno da Roma Cofferati si era portato Gadda e "La cognizione del dolore". Adesso, cena veloce di mezzanotte prima dell'auto per il ritorno, il libro sta lì sul tavolo accanto a un piatto di salumi. Con lui che sorride ammiccando: "Credo che mi servirà".
Da "Il Corriere della Sera" del 16 settembre 2002

Attenzione, ha notato con una certa acutezza un avversario, il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi, "Cofferati sta studiando e copiando la discesa in campo di Berlusconi. Per lui il ritorno alla Pirelli non sarà un fatto di coerenza, ma una scelta di grande risonanza mediatica".
Da "La Stampa" del 16 settembre 2002

Venerdì 13 settembre, a Torino, la FIOM, in occasione dello sciopero dei metalmeccanici ha organizzato un presidio ed un comizio del Segretario della CGIL dinanzi a Mirafiori.

Erano presenti circa 500 lavoratori, un numero singolarmente basso per un'occasione del genere. Ragionandone diversi compagni si rilevava che evidentemente la CGIL non ha investito molto sull'iniziativa. Sarebbe infatti bastato muovere l'apparato della CGIL per garantire una presenza decisamente più consistente. D'altro canto è un fatto che i lavoratori non erano presenti in misura significativa anche se, negli interventi dal palco, si poneva l'accento sulla buona riuscita dello sciopero, sull'orgoglio FIOM, sulle colpe di FIM e UILM.

In particolare, i dirigenti ed i quadri della FIOM denunciavano il rifiuto della FIAT di concedere le assemblee alla FIOM. Era inevitabile per chi, come molti compagni del sindacalismo di base, prova, per diretta esperienza, cosa significa la mancanza dei più elementari diritti sindacali grazie agli accordi fra padronato, governo e CGIL-CISL-UIL, il rilevare come la CGIL non apprezzi il sapore della medicina che somministra ad altri con tanta disinvoltura. Nondimeno, proprio perché non ci caratterizza la logica del mal comune mezzo gaudio, va riconosciuto che questa scelta della FIAT è, di per sé ed al di là del giudizio che diamo sulla CGIL, un fatto grave ed un segnale del ridursi delle libertà.

La modesta performance del 13 settembre della FIOM torinese appare ancora più significativa se si pensa alla riuscita, decisamente notevole, della manifestazione romana del 14 settembre.

Sembrerebbe, insomma, che i cuori del popolo della sinistra si scaldino con maggior facilità alla prospettiva di battaglie politiche tanto generali quanto generiche rispetto all'iniziativa sul terreno immediatamente sociale e sindacale.

Senza liquidare la rilevanza oggettiva della manifestazione romana che, piaccia o meno, segnala il fatto che il governo è riuscito nell'impresa di riappacificare la sinistra statalista con la sua gente è un fatto che è lecita la sensazione che, per il gruppo dirigente della CGIL, sembra essere più rilevante la costruzione di un'area di consenso fra i generici cittadini che l'apertura di una stagione di lotte sui temi del salario, del reddito, dell'occupazione, dei diritti.

E, se è così, non è un caso. Un'iniziativa sindacale forte, infatti, non potrebbe che porre in discussione nei fatti e, inevitabilmente, esplicitamente la linea di politica sindacale che la CGIL ha costruito negli anni.

A questo proposito, può valere la pena di lasciare la parola ad autorevoli esponenti della stessa CGIL.

Nel documento "Per una vera svolta nella linea della Cgil" recentemente approvato da una riunione nazionale dei quadri di "lavoro Società - cambiare rotta" della Cgil si afferma, infatti:

"anche se la Cgil sembra oggi esprimere un comportamento maggiormente difensivo... non è assolutamente chiaro quale sia lo sbocco reale che la Cgil intende perseguire."

Ci permettiamo di rilevare che non ci sembra esservi questa mancanza di chiarezza, Ma lasciamo stare. Il documento prosegue affermando:

"All'ottimismo di molti (anche nella sinistra sindacale in Cgil) sull'abbandono da parte della Cgil della precedente linea concertativa, corrisponde in realtà, da parte della Cgil, una prassi essenzialmente orientata alla "riconquista" di un ruolo concertativo messo oggi in discussione dall'offensiva di Governo e Confindustria e dalla deriva neocorporativa di Cisl e Uil. Di fatto, la Cgil non esprime ancora una linea diversa rispetto all'esperienza precedente. Ciò che la Cgil esprime è semmai una reazione alla messa in discussione del modello concertativo, così come è stato realizzato e praticato negli anni precedenti."

Come si può vedere, la linea della CGIL di tutto manca tranne che di chiarezza. Appare, poi, buffa l'accusa fatta a CISL e UIL che sarebbero "neocorporative" come se i termini "concertazione" e "corporativismo" non fossero sinonimi. D'altro canto, non va mai dimenticata la magia delle parole. La concertazione è un errore il corporativismo una colpa dal punto di vista emotivo. Questi eroi del sindacalismo classista scoprono, poi, che:

"È... patrimonio della nostra esperienza precedente, la convinzione che il modello concertativo sia alla base di un sistema contrattuale e negoziale che ha contribuito a determinare la perdita salariale e di potere contrattuale dei lavoratori, arrivando ad incidere negativamente sulla tenuta dello stesso sistema contrattuale "

Peccato che nulla si dica sulle ragioni materiali della scelta concertativi, sul fatto che l'apparato del sindacato di stato sia concertativo non a causa di un'assunzione eccessiva di alcolici ma nella logica dello scambio fra risorse economiche e potere per il sindacato con reddito e diritti dei lavoratori. Comunque i sindacalisti della sinistra CGIL non restano nel vago e ricordano che:

"Per verificare quale sia la reale linea contrattuale della Cgil basta vedere le recenti conclusioni contrattuali dei Chimici, del Commercio, degli Alimentaristi, così come l'accordo firmato dal Nidil per i lavoratori interinali (assolutamente arretrate anche rispetto all'impianto concertativo) o le piattaforme recentemente elaborate, che (nella migliore delle ipotesi) si muovono in un contesto critico, ma (appunto) emendativo, di quella che viene definita una "inadeguata rappresentazione della concertazione" da parte del Governo."

Insomma, anche molti dirigenti della CGIL conoscono che una cosa è il ruolo simbolico del loro sindacato ed ben altra è la sua pratica effettiva. La cosa è tanto evidente che , nel documento in questione si afferma che:

"In sostanza ciò che appare evidente è, non già l'avvento di una nuova e diversa stagione sindacale basata sul superamento della concertazione, ma l'agitarsi di una reazione ad una concertazione accantonata e impedita per l'indisponibilità dei partner governativi e padronali. Appare comunque evidente come il ripristino della concertazione (magari emendata in alcune sue parti)  resta l'approdo della fase di opposizione sociale che la Cgil ha messo in campo. Ne fa fede ad esempio, oltre a quanto detto sopra sulle politiche contrattuali categoriali, il cosiddetto Patto per lo Sviluppo sottoscritto in pompa magna dalla Cgil Lombardia, dove esplicitamente si supera la definizione di concertazione per approdare a quella ancor più pericolosa e stringente di Partenariato, con la legittimazione di fatto e nonostante qualche distinguo, del programma della Giunta Formigoni."

Va detto che il documento riconosce anche alcuni limiti della sinistra sindacale:

"A dire il vero, atteggiamenti di "realismo" sindacale sono già presenti nell'apparato di sinistra sindacale, e sembrano già orientati verso una valutazione positiva ed ottimista della fase. Un ottimismo ed una soddisfazione nei confronti degli attuali comportamenti Cgil che porta molti a parlare di "svolta", o di "svolta vicina", confortati in ciò dal fatto che le recenti posizioni Cgil sembrano collidere con le posizioni della maggior parte dei DS e del centro sinistra e sono esplicitamente osteggiate da quella parte della stessa Cgil più vicina a D'Alema. Un "realismo" sindacale che, essendo più attratto ed interessato alle questioni di tattica interna all'organizzazione ed agli sbocchi politici di questa fase, finisce poi per subordinare a questi le coerenze della nostra posizione ed il perseguimento dei compiti che in realtà come sinistra sindacale ci siamo assunti in sede di battaglia congressuale."

Ancora una volta, la lettura dei limiti della sinistra sindacale pecca di, scontato, politicismo. Le timidezze, le ambiguità, le compromissioni dei burocrati di sinistra non derivano, infatti, con ogni evidenza da "errori" e da incomprensioni ma dal loro stesso ruolo sociale.

Tornando a quanto più ci interessa e, cioè, allo stato del movimento, ritengo evidente che l'accento vada posto su alcune, precise, questioni:

l'assieme del sindacalismo di base sta, a mio avviso con una certa lentezza, ragionando su di uno sciopero generale nazionale unitario per la metà di ottobre. Vi sono, a questo proposito, dei problemi, diciamo così, tecnici come l'indizione da parte della Gilda degli insegnanti di uno sciopero della scuola per il 14 ottobre, indizione che ha l'effetto di creare difficoltà a scegliere un'eventuale altra data ma si tratta di un problema, sempre a mio avviso, minore;

lo sciopero non potrà che intrecciarsi con la mobilitazione contro al guerra che si annuncia e rispetto alla quale sono in cantiere specifiche iniziative;

un'azione unitaria del sindacalismo alternativo e una forte presenza sul campo della componente libertaria è una condizione necessaria perché l'agitarsi della CGIL non porti ad una subalternità dell'opposizione sociale a posizioni istituzionali che, nel corso dell'anno passato, è stato un rischio presente anche se, per l'essenziale, sventato.

Insomma, parafrasando un vecchio motto (al lavoro e alla lotta) direi che la nostra consegno deve essere "al lavoro per la lotta".

Cosimo Scarinzi



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