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Da "Umanità Nova" n. 31 del 29 settembre 2002

Val Lemme
I manganelli in difesa della distruzione ambientale

Giovedì 29 agosto, L. G., pensionato di 61 anni, ex sindacalista, tornando dal "picchetto" nella zona degli scavi dell'acquedotto "Acque Striate" in Val di Lemme, si imbatte in un camion carico di detriti che decide di seguire per verificarne il corretto smaltimento. La sua auto viene però tamponata. Gli si avvicinano alcuni uomini che lo colpiscono alla testa e al volto. Prima di andarsene, secondo la denuncia presentata ai carabinieri, gli viene sottratta la macchina fotografica. Il 13 settembre all'imprenditore F. R., titolare della ditta di costruzione Ruberto, e all'operaio della stessa ditta A. S., viene notificata l'ordinanza di custodia agli arresti domiciliari.

Venerdì 13 settembre: "Sono da poco tornato dopo essere stato tutta la mattina al presidio in Val Lemme. La situazione era a dir poco delirante. Le forze del dis-ordine bloccavano gli accessi alla valle sul versante alessandrino: l'unico punto da cui si poteva passare era la Bocchetta.

Di fronte al grande spiegamento di poliziotti e carabinieri (almeno un centinaio) stavamo noi, relegati sul prato davanti al cimitero dei Molini in quanto i pretoriani praticamente non lasciavano libertà di movimento nella zona intorno. I camion della Ruberto andavano e venivano scortati anche da una "milizia" privata assoldata ad arte. In mezzo a tutto questo casino qualcuno si è chiesto: "Avete mica visto Pinochet?"

Martedì 17 settembre: "Oggi c'è stato un blitz delle forze dell'ordine per impedire l'accesso agli abitanti e attivisti in lotta contro la cava alla zona del presidio, e proteggere gli operai di Caltagirone (padrone della Cementir, NdR). Dalle 4,30 del mattino polizia e carabinieri bloccano la strada e pattugliano i boschi bloccando i manifestanti che tentano di raggiungere la zona dei lavori. Il vicequestore (rappresentante dello stato) ha preso in mano per oggi la direzione dei lavori (interesse privato) per garantirne l'esecuzione. Lavori che stanno proseguendo all'interno del Parco Naturale Capanne di Marcarolo, dove stanno trasportando materiale di escavazione, contro le regole del parco, stanno lavorando senza nessuna misura di sicurezza su rocce contenenti amianto, mettendo a rischio la salute di operai, abitanti, manifestanti e animali del parco."

Giovedì 19 settembre: "I lavori continuano e chi ha potuto visitare l'area è rimasto scioccato da ciò che sta succedendo: le Acque Striate, luogo incontaminato, sito di interesse comunitario all'interno del Parco Naturale Capanne di Marcarolo è stato violentato, devastato, e a tre giorni di distanza è già irriconoscibile" .

Queste testimonianze pubblicate da Indymedia dimostrano la gravità di quanto sta accadendo in Val Lemme, ridente località montana al confine fra le provincie di Alessandria e Genova.


I LUOGHI E IL FATTO

La zona è quella dell'Alta Val Lemme, una delle più verdi ed incontaminate valli della Provincia di Alessandria. La situazione che metterà a repentaglio il difficile equilibrio ecologico della Valle è la paventata ipotesi di apertura da parte della CEMENTIR (oggi Arquata Cementerie, proprietà della nota famiglia di palazzinari romani Caltagirone) di una Miniera per Marna Cementizia in località Rollino nel Comune di Voltaggio, da quattordici anni combattuta dai Comuni di Carrosio e Gavi, perché l'apertura della miniera andrebbe a distruggere le fonti degli acquedotti di questi due comuni e gli acquedotti stessi. La cosa è ancora più grave se si pensa che l'acquedotto attualmente in funzione in località Rollino è stato rimodernato e potenziato negli anni novanta, con una spesa di centinaia di milioni. Attualmente la sua funzionalità è pienamente soddisfacente, riuscendo a garantire abbondantemente, anche in periodi di siccità, le esigenze idriche dei comuni che approvvigiona. Quello che andrà a danneggiare ulteriormente ed irreversibilmente l'intero equilibrio ecologico della Valle sarà la prevista captazione del Rio Acque Striate, all'interno del Parco Naturale Capanne di Marcarolo, per costruire un acquedotto alternativo a quelli di Gavi e Carrosio che andrebbero distrutti con l'insediamento della Miniera. Entrambe le operazioni porterebbero, se realizzate, alle seguenti conseguenze:

- Distruzione di 195 ettari di bosco ceduo e d'alto fusto (cinque volte la superficie della Città del Vaticano) in località Rollino.

- Distruzione irreversibile delle sorgenti e dei punti di captazione degli acquedotti del Comune di Carrosio (100% del fabbisogno idrico) e di quello del Comune di Gavi che attinge in quel luogo parte dell'acqua per le proprie utenze.

Insomma per aprire la miniera CEMENTIR si vuol distruggere un acquedotto perfettamente funzionante per costruirne uno nuovo senza considerare che con la captazione del Rio Acque Striate (maggior affluente del Torrente Lemme) per la realizzazione di questo acquedotto sostitutivo si provocherà:

- Azzeramento, nel periodo estivo della portata del torrente Lemme che irrimediabilmente rimarrà a secco con le ovvie e incommentabili conseguenze.

- Distruzione del Sito di Importanza Comunitaria IT1180015 denominato "Sinistra Idrografica Alto Lemme" in violazione della Direttiva 92/43 CEE. Il Rio Acque Striate, all'interno del Parco Naturale CAPANNE DI MARCAROLO, è infatti un importante biotopo protetto dalle normative europee e ospita varie specie di flora e fauna protette.

Ma non è finita: è di pochi giorni fa la notizia che i risultati delle analisi fornite dall'Università di Genova, fatte su campioni di minerali prelevati nel Rio Acque Striate, all'altezza di quello che dovrebbe essere il punto di captazione dell'acquedotto alternativo, dimostrano che nel greto del Rio è presente un notevole quantitativo di minerali contenenti amianto!

IN DIFESA DELL'AMBIENTE E DELLA SALUTE

Nonostante la netta opposizione dei Comuni di Carrosio e di Gavi, manifestata attraverso innumerevoli ricorsi tuttora pendenti, nonostante la contrarietà espressa dall'Ente Parco Capanne di Marcarolo, dalla Comunità Montana Alta Val Lemme ed Alto Ovadese, dall'A.S.L. 22 di Novi Ligure, la Provincia di Alessandria, la Regione Piemonte e la Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno permesso l'inizio dei lavori dell'acquedotto alternativo senza tener conto della comunicazione del Ministero dell'Ambiente che rimarcava l'obbligo della Valutazione d'incidenza per i lavori effettuati dentro o nelle immediate vicinanze di un Sito di Importanza Comunitaria.

E così dopo 16 anni di opposizione - la richiesta originaria è del 14 novembre 1986 - il 12 settembre scorso le ruspe si sono presentate sul luogo dove dovrebbe essere costruito il nuovo acquedotto accompagnate da circa 200 fra poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa decisi a sopraffare il pacifico presidio del "popolo dell'acqua": sul ponte di cemento con striscioni contro la cava e per il diritto all'acqua, uomini e donne dei paesi vicini, lillipuziani di Genova, disobbedienti di Alessandria e alcuni membri del Living Theater, che hanno casa lì vicino.

I LAVORI CONTINUANO COME LA PRESENZA POPOLARE

"In un contesto nel quale l'acqua è una risorsa sempre più scarsa e insufficiente qual è il senso economico, sociale ed ambientale che giustifica la distruzione di numerose fonti idriche incontaminate del Monte Bruzeta per realizzare una cava di marna? (...)

Chi ne fa le spese è sempre il cittadino che non deve però adirarsi solo quando dal rubinetto non sgorga più l'oro blu, ma deve agire alla sorgente perché se la stessa viene distrutta o contaminata tutte le acque diventeranno inutilizzabili, quali logiche politiche possono giustificare la distruzione delle sorgenti e degli acquedotti pubblici di Carrosio e Gavi (costati centinaia di milioni e perfettamente efficienti), per imporne uno 'alternativo' nel Parco Naturale Capanne di Marcarolo a Voltaggio, pregiudicando nella stagione estiva la vita del rio Acque Striate e di conseguenza del torrente Lemme e tutti quei comuni della val Lemme che usufruiscono della sua portata?" (da un documento del Coordinamento dei Comitati Cittadini).

"La salute dei cittadini, la salvaguardia del territorio e dell'acqua, bene prezioso e collettivo, non interessano affatto i Signori dell'economia che sono disposti a tutto pur di lucrare profitti in piena intesa con amministrazioni e politici compiacenti." scrive la rete Lilliput di Genova in un comunicato redatto il 18 settembre. Un abitante della zona denuncia: "Qui la situazione è più che grave, anche per le forzature che la prefettura e il questore stanno compiendo con lo spiegamento di più di 200 unità antisommossa che vietano il passaggio persino ai proprietari dei fondi e delle strade private. Si sta compiendo oltre che un danno irreparabile dal punto di vista ambientale, anche un sopruso con gesti paragonabili a una delle pagine di storia contemporanea più aberranti come il G8 di Genova. Queste sono le premesse, i metodi con i quali dovremmo confrontarci d'ora in poi; non esiste più democrazia con questi metodi indefinibili le leggi italiane sono un optional e servono e devono essere osservate solo dalla "plebe" e non dai potentati economici e dalle lobby." (testimonianza raccolta dallo scrivente).

GioBat

Per contatti: www.ambiente-vallemme.too.it, si tratta del sito appositamente creato dal coordinamento dei comitati cittadini.



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