Da "Umanità Nova" n. 31 del 29 settembre 2002
Torino
Una piccola storia ignobile
La piccola storia ignobile di cui vogliamo parlare è quella della
Nebiolo, azienda metalmeccanica di produzione di macchine grafiche, operante
nel sito di Pescarito, a S. Mauro.
Questa azienda è guidata dal dottor Seghi, paladino della libera impresa
e maestro nel far pagare agli altri le proprie incapacità. La Nebiolo
è stata rifondata nel 1993 dopo un primo fallimento,è qui entra
in scena il nostro eroe che porta la Nebiolo sull'orlo di un nuovo fallimento.
Ora la situazione dell'azienda è questa: nessun credito da parte delle
banche, blocco completo delle forniture, scarse ed episodiche commesse.
Ma non è il dottor Seghi ad avere attirato le nostre attenzioni, quanto
le conseguenze che il suo comportamento sta comportando al portafoglio dei
suoi dipendenti.
Attualmente le ultime due mensilità non sono state pagate, del premio di
produttività del 2001 non si parla nemmeno e l'incentivo aziendale
è stato ridotto senza alcun motivo.
A noi non interessano gli sproloqui sulla cattiva gestione aziendale, quanto il
fatto che, in conseguenza di questa, più di settanta dipendenti di
questa azienda si trovano a essere in difficoltà a pagare l'affitto, le
rate dell'auto (e le banche, notoriamente più gentili con gli
imprenditori truffatori che con operai e impiegati, minacciano il blocco dei
conti correnti di chi ha la sfortuna di lavorare alla Nebiolo) e non sanno
più a che santo votarsi per riuscire a far quadrare il bilancio
familiare.
Ovviamente, il dottor Seghi non ha nemmeno provato a chiedere lo stato di crisi
o la cassa integrazione, questo perché è troppo alto il rischio
che, in tal caso, qualcuno possa decidere di buttare un occhio nei suoi libri
mastri e denunciare pubblicamente lo stato dell'azienda. Meglio, molto meglio
costringere i propri dipendenti a fare da banca per l'impresa.
Tanto sono solo dei salariati, volete che qualcuno si interessi della loro
sorte in quest'Italia votata alla santificazione degli imprenditori, meglio se
truffatori?
Nel frattempo il governo italiano ha deciso di premiare la "capacità"
manageriale di questo signore, affidandogli l'ennesimo progetto di rilancio
della cartiera di Arbatax in Sardegna. Questa cartiera, entrata in crisi nel
1992 è teatro da allora dei più incredibili piani di rilancio, e
delle più concrete scorrerie di imprenditori pronti a tutto pur di
portarsi a casa capitali freschi. Ora, il nuovo accordo, con protagonista, la
Nebiolo, vede un finanziamento di 35 milioni di euro (circa 70 miliardi in
vecchie lire) per il "coraggioso" imprenditore intenzionato ad assumersi
l'onere del nuovo rilancio.
Peccato che, da fonti giornalistiche locali, siamo venuti a sapere che solo 6
dei 68 dipendenti in cassa a singhiozzo da dieci anni (meno del 10%!)
rientrerà nei prossimi mesi.
Quindi, riassumiamo: un'azienda alla canna del gas, pressata da banche e
creditori, incapace anche solo di garantire il normale pagamento degli
stipendi, viene premiata con un megafinanziamento per l'acquisto di un'altra
azienda dissestata, all'interno della quale non riesce nemmeno a garantire il
lavoro ai pochi dipendenti rimasti.
Non c'è che dire, questa è una storia simbolica per descrivere
l'Italia nella quale viviamo, un paese dove agli imprenditori è permesso
tutto e il contrario di tutto. E i dipendenti? Stiano zitti e buoni, e
ringrazino se ogni tanto i padroni si ricordano di pagar loro il dovuto!
P.S.: ultime novità. Venerdì mattina, giorno di sciopero per le
imprese metalmeccaniche del torinese, i delegati (FIOM) presenti prendono un
po' di coraggio e minacciano il blocco delle trasferte e la pubblicazione di un
articolo sul giornale. Nel frattempo, alla risposta negativa del padrone,
inizia un'assemblea che dura tutta la giornata che riconferma la decisione
relativa al blocco. Al termine della giornata lavorativa, il figlio del
titolare si presenta promettendo per martedì le buste di luglio e per
venerdì la valuta in banca. I soldi che a mezzogiorno non c'erano, alle
cinque sono magicamente apparsi. Questo a dimostrazione che, quando i
lavoratori rifiutano di stare zitti e buoni e decidono di reagire ai soprusi
dei padroni, le situazioni si sbloccano.
D'altra parte l'improvvisa sterzata militante della FIOM interna non è
casuale, ma risponde al fatto che alcuni giovani operai abbiano iniziato a
porre l'esigenza di muoversi in modo più deciso contro la
proprietà. Questi non sono tempi nei quali il sindacati confederali
possano facilmente permettere di essere scavalcati. Che il conflitto sia ancora
la soluzione migliore per rivendicare i propri diritti all'interno dei posti di
lavoro?
Giacomo Catrame
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