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Da "Umanità Nova" n. 32 del 6 ottobre 2002

Scuola
Vietato scioperare!

Scriviamo queste note mentre la questione della quale trattiamo non è stata ancora risolta sul piano giuridico. Riteniamo, però, importante, comunque si risolva quest'aspetto della vicenda, che ne siano chiari i termini generali anche perché le modalità di esercizio dei diritto di sciopero hanno una rilevanza non contingente.

Le premesse

Quando la CGIL, per un verso, e l'assieme del sindacalismo di base, per l'altro, hanno indetto lo sciopero del 18 ottobre era già noto che nel comparto scuola la Gilda degli Insegnanti aveva già indetto uno sciopero per il 14 ottobre.

Come è noto, la Gilda è un sindacato di comparto o, meglio, un sindacato di mestiere perché organizza non i lavoratori della scuola ma solo gli insegnanti. Nato negli anni '80 da una scissione del movimento dei lavoratori della scuola grazie alla protezione di Cirino Pomicino (DC andreottiana) e di Claudio Martelli (braccio destro di Craxi) e riccamente finanziato grazie ad una legge apposita, è cresciuta raccogliendo lo scontento di una categoria che sente il degrado della propria collocazione sociale e dando a questo scontento uno sbocco corporativo consistente nella richiesta di un contratto separato degli insegnanti rispetto agli altri lavoratori del pubblico impiego.

Una certa non nascosta simpatia della Gilda per la destra politica è emersa durante la mobilitazione contro il concorso indecente del 2000 quando alla sua manifestazione ha partecipato l'onorevole Fini.

La Gilda ha ottenuto buoni risultati nelle elezioni per le RSU, risultato che ne fa, per consistenza, il quinto sindacato nella categoria e il quarto fra gli insegnanti.

D'altro canto, nel corso dell'anno passato, la Gilda si è caratterizzata per una certa qual passività derivante, con ogni evidenza, dalla speranza che il governo della destra avrebbe fatto concessioni alle sue richieste, concessioni che, effettivamente, sono state prospettate dalla signora Letizia Arnaboldi Brichetto Moratti ma che non si sono concretizzate in nulla non fosse altro che perché l'attacco alla scuola pubblica che il governo sta portando non lascia spazio a operazioni di clientelismo di massa come quello agognato dalla Gilda.

In concreto, un vero contratto separato per gli insegnanti sarebbe, per un verso, un passo avanti nella frantumazione del movimento dei lavoratori ma richiederebbe, visto che si tratta di circa 900.000 persone, una cifra tale che il risultato non vale, per il governo, il costo che comporterebbe almeno per ora.

La scelta della Gilda di lanciare uno sciopero di categoria si spiegava, di conseguenza, con la tradizionale esigenza dei vari sindacati di avere una propria visibilità e con l'altrettanto tradizionale dialettica fottuti - fottenti con la Gilda nella parte dei fottuti putiferianti.

La trappola

Il fatto che il 14 ottobre fosse "prenotato" dalla Gilda creava allo sciopero dei problemi giuridici visto che l'intervallo fra il 14 ed il 18 è inferiore a quanto stabilito dalla legislazione sull'esercizio del diritto di sciopero.

D'altro canto, l'attuale normativa, che prevede una "rarefazione oggettiva" degli scioperi che non possono darsi a meno di dieci giorni di distanza l'uno dall'altro il che, tradotto in italiano, vuol dire che chiunque indica uno sciopero non può farlo a meno di dieci giorni di distanza da quello indetto da chiunque altro, permetterebbe di sottrarsi a questo vincolo nel caso di scioperi generali.

Dico permetterebbe perché la Commissione di Garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha inviato a CGIL, CUB, Cobas, Slai-Cobas, Unicobas, USI (tutte le organizzazioni sindacali che hanno indetto lo sciopero del 18 ottobre) una sua deliberazione nella quale si contesta la violazione della cosiddetta "rarefazione oggettiva". In sostanza la Commissione di Garanzia, sulla base della Legge 146/90 come modificata dalla L. 83/2000, vieta l'effettuazione dello sciopero generale nella scuola per la data del 18 Ottobre, rilevando che non è stato rispettato il termine di intervallo di giorni 10 imposto fra uno sciopero e l'altro.

Infatti la Gilda, come abbiamo visto, aveva proclamato prima degli altri sindacati uno sciopero limitato al comparto scuola.

La macchina per intrappolare

Vale la pena, a questo punto, di ricordare che cos'è la Commissione di Garanzia. Si tratta di un organismo istituito dall'Articolo 12 della Legge 146 del 1990 composto da 9 membri designati dai presidenti della Camera e del Senato, che presiede alla disciplina del diritto di sciopero nei servizi pubblici convenzionalmente considerati essenziali: la tutela della vita, della salute, della libertà e della sicurezza della persona, dell'ambiente e del patrimonio storico-artistico; l'assistenza e la previdenza sociale; l'istruzione; la libertà di comunicazione (poste, telecomunicazioni e l'informazione radiotelevisiva pubblica).

Come appare sin troppo evidente, si tratta di un organismo politico rivestito da una parvenza di strumento tecnico, un organismo politico messo in piedi dal governo e da CGIL-CISL-UIL per bloccare le lotte dei lavoratori della scuola, delle ferrovie e, in genere, del settore pubblico e per riportarli, in maniera coattiva, sotto il controllo dei sindacati istituzionali.

Ma una macchina può colpire anche chi l'ha costruita ed oggi, il nuovo governo, può utilizzarla contro quella CGIL che ne aveva fortemente voluto la messa in campo.

Se potessimo permetterci il lusso di limitarci a sorridere degli errori di valutazione dei burocrati sindacali potremmo, appunto, sorridere. Il fatto è che la macchina colpisce, in primo luogo, la possibilità per i lavoratori di organizzarsi e lottare fuori dalla tutela del governo e dei sindacati ad esso legati e, di conseguenza, si tratta di assumere la lotta per la libertà sindacale in tutta la sua rilevanza.

Il trappolone

Non vale la pena di ritornare sull'attuale dialettica fra CISL e CGIL e sulla necessità per la CISL di togliere l'iniziativa alla CGIL pena la propria marginalizzazione.

Lo sciopero Gilda del 14 ottobre è stata un'occasione straordinaria da questo punto di vista. La CISL, infatti, e l'assieme del sindacalismo moderato hanno scelto di lanciare per questa data uno sciopero di comparto "utilizzando" l'indizione della Gilda.

Non sappiamo, ovviamente, se la Gilda avesse operato in proprio o in accordo con gli altri sindacati "moderati" e, in fondo, non conta molto. Quello che è rilevante e che siamo di fronte a una mossa politicamente intelligente e pericolosa.

Lo sciopero del 14 ha diversi caratteristiche:

- banalmente si svolge prima di quello del 18

- è di lunedì e permette di fare un ponte cosa che per i settori moderati della categoria non è irrilevante;

- sembra valorizzare la categoria e permette di opporre ad uno sciopero politico come quello del 18 una rivendicazione che, a prima vista, appare concreta e condivisibile di autonomia della categoria dai giochi politici di chi accettava tutto dal precedente governo

- è funzionale alla politica del governo che vuole imporre una Legge Finanziaria che colpisce in misura gravissima la scuola pubblica nel contesto di un'azione gravemente lesiva dei diritti e delle retribuzioni di tutti i lavoratori dipendenti perché spezza il fronte dell'opposizione

Lo stato della situazione

Di fronte all'ukase della Commissione di Garanzia la CGIL, la CUB, i Cobas, l'USI hanno reagito ricorrendo e mantenendo la mobilitazione del 18 ottobre.

Può essere interessante notare che i dirigenti della CGIL scuola sembrano in affanno. Formalmente e per i vincoli confederali difendono la scelta del 18 ottobre, in realtà non ne sono affatto soddisfatti. Temono, infatti, una prova di forza in categoria con CISL, UIL, SNALS e Gilda affratellati nel fronte "moderato" e, tutto sommato, preferirebbero essere "obbligati" ad uno sciopero "unitario". Questi sono, con ogni evidenza, problemi loro che, purtroppo coinvolgono anche i lavoratori ed i sindacati di base.

Non sappiamo cosa risponderà la Commissione di Garanzia, certo è che, se passasse il principio che sostiene nel suo pronunciamento, di fatto lo sciopero generale diverrebbe impossibile visto che basterebbe qualsiasi sciopero di categoria indetto, come abbiamo già detto da chiunque, per impedirlo.

Le scelte che verranno fatte in presenza di un eventuale rigetto del ricorso sono fra di loro legate. Se la CGIL tenesse su di uno sciopero "illegale" cambierebbe lo scenario generale in maniera interessante, se, come ritengo più probabile, si inchinasse alla volontà della sua creatura i sindacati di base dovrebbero velocemente scegliere se affrontare o meno le gravi sanzioni che cadrebbero su di loro e sui lavoratori in sciopero o se rimandare ad un'occasione migliore la necessaria rottura pratica della gabbia di ferro che la concertazione ha costruito intorno allo sciopero.

Non sappiamo ora quali saranno le diverse scelte ma credo che sarebbe bene ricordare il vecchio motto del movimento dei lavoratori: se non ora, quando?

Cosimo Scarinzi



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