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Da "Umanità Nova" n. 32 del 6 ottobre 2002

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Milano corteo contro la repressione
Sabato 28 Milano è stata attraversata da circa 2000 compagne e compagni che volevano lottare contro l'ideologia autoritaria che, dappertutto ed in questa città in modo particolare, si sta facendo sempre più pesante.
Le misure di sorveglianza, la criminalizzazione di qualsiasi comportamento non normato, la restrizione di qualsiasi spazio di libertà di pensiero e di azione ogni giorno diventano sempre più forti.
La manifestazione aveva proprio queste parole d'ordine e voleva anche ricordare che lunedì 30 settembre comincerà il processo ai tre compagni dei centri sociali che il 25 aprile 2001 avevano allontanato da Piazzale Loreto un gruppo di fascisti che volevano deporre dei fiori per Mussolini.
Questi tre compagni erano poi stati arrestati cinque mesi dopo i fatti ed erano rimasti in prigione per 35 giorni. Ora rischiano fino a sette anni di reclusione.
Il corteo, cui partecipavano persone di varie aree antagoniste non solo milanesi, ha attraversato la città passando davanti al carcere di San Vittore e si concluso davanti al consolato americano.
Lungo il percorso molte delle telecamere che ormai hanno invaso Milano e controllano i movimenti di tutte e tutti in ogni momento sono state "oscurate" coprendole con sacchi della spazzatura. Alcune vie hanno cambiato nome e, con l'affissione di nuovi cartelli, sono diventate "Via i compagni dalle galere", "Via il fascismo dal mondo", "Via dalla repressione".
Insomma sembra che la l'idea di "s - catenare" Milano sia, almeno per un giorno, riuscita.
R.P.

Val Lemme la resistenza continua
Il "piquete" realizzato il 28 settembre è stato un sostanziale successo. A partire dalle 6 del mattino le compagne e i compagni si sono ritrovati nei boschi intorno alla strada da bloccare nell'intento di non far passare neanche un camion. Nonostante il passaggio di un primo mezzo d'opera, l'efficace azione di interposizione delle compagne e dei compagni posizionati lungo la strada ha impedito ulteriori accessi al cantiere Cementir (fra gli "operai" subappaltati da Cementir è stato identificato anche un neofascista abbastanza noto in quel di Tortona, evidentemente i padroni sanno scegliere bene la loro manovalanza). Successivamente, a partire dalla tarda mattinata, constatando che i mezzi erano riusciti a passare per una strada secondaria, i compagni e le compagne hanno deciso di posizionare un secondo picchetto all'imbocco dell'altra strada, impedendo l'afflusso di ulteriori camion. La strada, di proprietà privata, è stata inoltre resa inagibile dal proprietario stesso mediante buche nel terreno e posizionamento di mezzi d'opera di sua proprietà. La giornata di oggi ha segnato un sostanziale successo politico del movimento contro la cementificazione del territorio e delle coscienze. A breve sono in preparazione altre azioni.
Da indymedia Italia

Vicenza: un vescovo "astensionista"
Non capita certo tutti i giorni di sentire un vescovo fare propaganda astensionista, anche perché ad ogni appuntamento elettorale proprio la Conferenza Episcopale non manca di ricordare all'elettorato cattolico che non andare a votare è un grave peccato di omissione.
Il vescovo in questione è quello di Vicenza, monsignor Pietro Nonis. Gesuita, e la sua "eresia" è dovuta al fatto che il 6 ottobre in Veneto si tiene un referendum regionale per abrogare la legge che finanzia le scuole private che, come è noto, sono nella loro quasi totalità gestite da associazioni cattoliche, Comunione e Liberazione in particolare.
Ben consapevoli che l'orientamento maggioritario dell'elettorato è contrario ai privilegi nei confronti dell'istruzione privata e confessionale, le varie associazioni cattoliche e la stessa Chiesa hanno scelto di giocare la carta dell'astensionismo per invalidare la consultazione referendaria che necessita del quorum del 50% dei votanti, sull'esempio di quanto accaduto in Friuli Venezia Giulia dove per ben due volte tale tattica si è dimostrata vincente.
In prima fila a suggerire di non votare ai cattolici di entrambi i poli vi è l'Agesc, l'Associazione dei genitori delle scuole cattoliche, coll'aperto sostegno delle gerarchie ecclesiastiche e delle destre, Lega Nord compresa.
La Legge regionale in questione, favorendo le famiglie con redditi più alti, prevede che possono accedere al finanziamento le famiglie con un reddito netto fino ad 80 milioni di lire (alzando questa soglia di 10 milioni per ogni familiare a carico)_ e che paghino tasse di iscrizione dai 150 euro in su, col chiaro intento di escludere la scuola pubblica dove i costi d'iscrizione (salvo eccezioni) sono inferiori a tale tetto, tanto è vero che lo scorso anno a beneficiare delle sovvenzioni sono stati oltre 15.000 alunni delle private (di cui solo 62 portatori di handicap) che hanno 25.000 iscritti, contro 250 alunni delle pubbliche che contano 500.000 studenti.
A questi privilegi si aggiungano anche le strutture pubbliche generosamente concesse alle scuole cattoliche, ad affitti pressoché simbolici, da parte delle giunte locali, non escluse quelle di centro-sinistra formate dagli stessi partiti che sono oggi tra i promotori del referendum.
Complessivamente, grazie alla nuova legge regionale, lo scorso anno le scuole private venete hanno incassato qualcosa come 17 miliardi e 300 milioni di vecchie lire, una cifra che assolve ampiamente il peccatuccio del sempre sia lodato monsignor Nonis: il fine, si sa, santifica i mezzi.
Donatella



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