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Da "Umanità Nova" n. 33 del 13 ottobre 2002

Piccolo è bello
Aeroporti, McDonald's e ipermercati in Messico

Il Messico, si sa, è terra di contrasti e paradossi. "Una storia di contadini che non volevano cambiare e che per questo fecero una rivoluzione", così comincia il famoso libro su Emiliano Zapata dello storico John Womack.

All'inizio del terzo millennio, il paese conserva una vasta gamma di variegati spazi sociali, politici, economici e culturali che osteggiano l'omologazione neoliberale. I popoli indigeni continuano a difendere con vigore forme di produzione, spazi comunitari, e modi di vita difficilmente compatibili con i valori dominanti. La loro resistenza alimenta una guerra sociale continua, a volte sotterranea a volte manifesta, che, fra l'altro, si gioca sul terreno dell'immaginario e, in alcune occasioni, coinvolge anche gli abitanti delle città, producendo un interessante effetto di retroazione. Il fenomeno si può osservare in tre recenti movimenti di carattere locale che hanno avuto importanti ripercussioni nazionali.

Il primo, è quello contro la costruzione di un nuovo aeroporto nei pressi di Atenco, villaggio agricolo situato pochi chilometri ad est di Città del Messico. Nell'ottobre 2001, in cambio di cifre irrisorie, il presidente Vicente Fox decretò l'espropriazione delle terre comunitarie del villaggio per motivi di pubblica utilità. Atenco veniva così privato della sua principale risorsa economica e condannato a scomparire. Senza intimorirsi, gli abitanti organizzarono manifestazioni periodiche a Città del Messico. In formazione serrata, invadevano il centro brandendo il machete - "non come arma, ma come strumento di lavoro", spiegavano - facendolo risuonare ritmicamente sull'asfalto della giungla urbana. Quando il governo cominciò le misurazioni e le opere di demolizione, gli abitanti di Atenco non esitarono a innalzare le barricate.

La televisione e le grandi testate, tutte schierate a favore del progetto, li denunciarono come lunatici contrari al progresso, o pericolosi sovversivi. Tuttavia, il movimento destava simpatie crescenti. A fine luglio gli animi si riscaldarono. Una delle manifestazioni degenerò e un dimostrante morì in seguito alle botte ricevute dalla polizia. Di fronte alla massiccia ondata di solidarietà, il governo fu costretto a fare marcia indietro revocando il decreto di espropriazione. Poi si venne a sapere che il progetto nascondeva una truffa colossale e che sarebbe costato cinque volte più caro dell'ampliamento dell'aeroporto già esistente. Adesso gli atencos (come sono popolarmente conosciuti) stanno valutando l'ipotesi di rompere con lo stato ed costituirsi in municipio autonomo alla maniera zapatista.

Un altro caso interessante è quello di Oaxaca, bella città di provincia, recentemente dichiarata patrimonio dell'umanità. Grazie a Pro-Oax, un'organizzazione della società civile animata dal pittore Francisco Toledo, negli anni scorsi è stato ristrutturato l'antico centro storico e sono fiorite istituzioni culturali di alto livello. L'antico convento domenicano è stato trasformato in un raffinatissimo museo della culture indigene, e l'istituto di arti grafiche vanta una biblioteca di storia dell'arte che è tra le migliori dell'America Latina.

Dall'inizio dell'estate, la città è in subbuglio perché il sindaco ha concesso alla McDonald's la licenza di aprire una nuova filiale sulla piazza principale, lo zocalo. Qui, all'ombra di alberi centenari e di edifici carichi di storia, ristoranti tradizionali offrono i piatti della cucina locale, quella stessa che, ricca di spezie, aveva attirato l'attenzione di Italo Calvino nel racconto Sapore sapere. Promosso da Pro-Oax è subito nato un movimento di protesta contro la malfamata multinazionale, conosciuta per sottopagare i propri impiegati, servire carne di cattiva qualità, provocare il disboscamento ed impiegare ingredienti transgenici.

Anche qui, come nel caso di Atenco, l'arma segreta è l'immaginario popolare. Domenica 18 agosto, Pro-Oaxaca ha organizzato una grande festa in pieno zocalo distribuendo completamente gratis 4.000 tamales - i famosi involtini di mais che sono il vanto della cucina locale - e centinaia di litri di frullati di frutta. No al McZocalo diceva uno dei numerosi cartelli, tutti improntati all'ironia ed al buon umore. In un paio d'ore, gli attivisti di Pro-Oax, con in testa un berretto simile a quello della McDonalds, però fatto di foglie di mais, hanno raccolto più di 5000 firme che esigono la revoca della licenza e la convocazione di un plebiscito.

Il 27 agosto, la Gran Commissione del Parlamento locale ha emesso un comunicato in cui dichiara di condividere la preoccupazione di salvaguardare il centro storico della città. La McDonald's è rimasta spiazzata e, anche se non è ancora detta l'ultima parola, è difficile credere che la multinazionale decida di esporsi agli effetti di una nuova campagna di contestazione che avrebbe effetti devastanti sulla sua già deteriorata immagine.

Il terzo movimento ha come centro la città di Cuernavaca, capitale del piccolo stato del Morelos, una sessantina di chilometri a sud di Città del Messico. Qui, la multinazionale CostCo, pretende di costruire un ipermercato all'interno del magnifico parco di proprietà demaniale dove sorgeva l'hotel Casinò de la Selva.

I lettori di Malcom Lowry ricorderanno che la scena iniziale di Sotto il vulcano ha luogo proprio lì, in quella costruzione "maestosa e solenne che effonde una certa aria di desolato splendore". Nei suoi sontuosi giardini da cui si gode una vista meravigliosa, il console e suo fratello Hugh, reduce della guerra di Spagna, discutevano appassionatamente di comunismo, fascismo e i destini dell'umanità.

Anche tralasciando queste reminiscenze letterarie, resta pur sempre il fatto che l'hotel, in parte già demolito, è stato per decenni uno dei centri più importanti della vita culturale di Cuernavaca.

Con la complicità del governo locale, nel giugno del 2001, la CostCo ha acquistato il terreno a un prezzo irrisorio, senza neppure contabilizzare numerose opere d'arte di patrimonio pubblico, tra cui alcuni importanti murales. Poi ha ottennuto il permesso di distruggere cinque ettari di bosco provocando l'ira degli ecologisti dopo aver scatenato quella dei pittori.

Nel settembre dello stesso anno è nato il Frente C'vico por la defensa del Casino de la selva che, con l'appoggio della sezione locale di Greenpeace, ha organizzato una campagna di sensibilizzazione diretta soprattutto alla salvaguardia degli alberi centenari.

In un primo momento, la risposta popolare è stata piuttosto debole, però mercoled" 21 agosto la polizia ha commesso il grave errore di reprimere con violenza una manifestazione pacifica del Frente, arrestando 32 persone (tra cui Pietro Ameglio cittadino italiano nazionalizzato messicano), picchiandole e rinchiudendole in un carcere di rigore.

A quel punto è entrato in gioco l'effetto Atenco, e quello che era cominciato come un timido movimento di intellettuali, ha finito per coinvolgere non solo importanti segmenti di popolazione urbana, ma anche i contadini dei villaggi circostanti. Tra questi vi è Tepoztl[[daggerdbl]]n, una comunità che negli anni scorsi si è trovata al centro del grande movimento contro la costruzione di un campo di golf del quale si è parlato anche in Italia.

In tali circostanze il governo del Morelos ha dovuto rilasciare in fretta e furia gli arrestati anche per via della pressione esercitata tanto da Greenpeace come da Amnesty International. Martedì 27 agosto Cuernavaca, città alquanto conservatrice, è stata invasa da 15.000 manifestanti. Tra loro, spiccava il contingente di Atenco, con gli immancabili machete. Meglio uno straniero naturalizzato messicano che un messicano snaturato, diceva un cartello in allusione alla campagna xenofobia scatenata dalla stampa locale contro Ameglio ed un paio di altri attivisti di origine straniera.

Adesso il Frente esige la convocazione di un plebiscito che ha forti possibilità di vincere. Nel frattempo ha convocato una "guerra dei carrelli" contro la CostCo (che comprende varie catene di supermercati tra cui la popolare "Comercial Mexicana"), una forma di boicottaggio già praticata ai tempi della guerra del Viet Nam, che consiste nell'invitare il pubblico a riempire i carrelli e poi uscire senza comprare.

Morale della favola: il machete e il mais possono avere la meglio sulle manfrine del capitale finanziario.

Claudio Albertani

Post scriptum.

E gli zapatisti? Si parla molto - e quasi sempre a vanvera - del prolungato silenzio della comandancia. Non è il caso di addentrarsi nelle assurde speculazioni che si fanno a questo proposito. Una cosa però è certa. Se Marcos, dopo aver parlato forse un po' troppo, adesso tace, le comunità in resistenza non smettono di esprimersi. E lo fanno in molti modi. Ad esempio, rinforzando le strutture dei municipi autonomi, moltiplicando le denunce contro la guerra di bassa intensità (tre morti nelle ultime settimane) e continuando gli incontri con la società civile messicana ed internazionale. Nelle scorse settimane è persino apparsa una radio libera che, sulla frequenza di 102.9 FM, trasmette parole ribelli da una non meglio identificata montagna del sud-est messicano"

 



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